Recensione: Op.1 [EP]
Insolitvs: nessun nome potrebbe essere più adatto per la direzione intrapresa dal quartetto croato. Dal titolo delle singole tracce, all’artwork e soprattutto alla musica. Non aspettatevi il solito blend tra vari generi: “Op.1” è una vera e propria suite divisa in sei stanze colorate, che è possibile esplorare come un percorso di una mostra, dove ognuna contiene opere che ci incuriosiscono per vedere cosa propone la prossima.
Iniziamo il percorso nella stanza “grigia”, su un arpeggio di basso (fretless) si accodano chitarre acustiche le cui armonie diventano terreno fertile su cui il basso stesso si distende in un solo fino ad accompagnarci nella stanza “gialla”, dove nei cambi di tempo la batteria fa da elemento di contrasto e apre nuove porte. Prima una sezione con accordi aperti e poi le chitarre acustiche in un intermezzo in stile barocco rilanciano nuovamente le sezioni ascoltate in precedenza.
Passando alla stanza “rossa”, gli stacchi atonali introducono a una sezione prog e poi a una death, con le chitarre sdoppiate tra accordi e arpeggi che sfociano in un’inaspettata bossa nova. Gli stessi accordi usati in questa sezione dalle chitarre classiche sono sviluppati nel ritornello, che è introdotto da un rullo di batteria e da alcuni cambi di tempo, dove regna la melodia.
Nella stanza “blue” cambia l’atmosfera, il basso introduce le chitarre su un ritmo a mo’ di marcia/funk: una canta una melodia mentre l’altra in simbiosi con la batteria sfodera accordi ‘inconsueti’. Quando i Nostri decidono di ricompattarsi, la batteria in un mini-solo su un tappeto di accordi atonali introduce a una breve sezione sudamericana, i cui elementi verranno anche in questo caso utilizzati in maniera aggressiva per il finale.
Di certo la mancanza di un vocalist rende il discorso meno scontato e prevedibile, e vi assicuro che quello che vi aspetta nella stanza “verde” è una chicca vera e propria, certamente il momento più interessante dell’opera. Un doveroso omaggio ai Death e al melodic death metal di scuola scandinava con il finale che è un piccolo capolavoro poliritmico tra le chitarre, inframmezzate nuovamente con le classiche che conducono a un finale, che altro non è che l’ingresso dell’ultima stanza, quella “arancione”, dove regna la pacatezza dell’acustico con il basso in evidenza. Nuovamente la pace è interrotta dal crescendo della batteria che lancia la sezione finale. Tutta la band esplode in un free-jazz, dove è da notare il gioco delle due chitarre che si compensano su diversi registri: una sull’acuto e l’altra sul grave trascinandoci di forza fuori dall’intero percorso.
Fine dell’Opera (1): ottimo lavoro svolto dal quartetto croato che in poco più di diciassette minuti sfodera una grande prova di maturità e di coesione, con un percorso creativo figlio di un songwriting geniale, dove tutti gli elementi sono singoli pezzi di uno stesso puzzle che, con ottimo gusto e padronanza, vanno a completare il quadro finale. “Op.1” è un’ottima presentazione nel panorama musicale, soprattutto per la proposta rischiosa ma allo stesso tempo efficace e interessante, che dà nuovi spunti per il futuro nel campo dei blended.
P.S.: lascio alla vostra immaginazione il mistero dei numeri che seguono le singole tracce…
Vittorio “VS” Sabelli
Discutine sul forum nel topic relativo!
Tracce:
1. Grey 4.15 – 1:37
2. Yellow 5 – 3:02
3. Red 6 – 3:41
4. Blue 5.30 – 2:34
5. Green 4 – 4:40
6. Orange 5.15 – 2:24
Durata 17 min.
Formazione:
Ivan Breslauer – Chitarra
Gordan Vrbanec – Chitarra
Petar Babić – Batteria
Ivan Milković – Basso Fretless