Recensione: Open Fire: Live in Basel 1972

Di Stefano Ricetti - 2 Novembre 2005 - 0:00
Open Fire: Live in Basel 1972
Band: Toad
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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74

Grazie alle illuminate intuizioni della Akarma, una divisione della Comet Records di La Spezia, gli appassionati del buon, vecchio e stagionato hard rock degli anni settanta hanno di che lustrarsi gli occhi… ehm… sollazzarsi i padiglioni auricolari. Nella fattispecie si tratta delle note profuse dai Toad, combo svizzero capitanato dal carismatico Vic Vergeat, una sorta di Jimi Hendrix europeo proveniente dal gelo delle catene montuose rossocrociate intorno a Chiasso. Nel 1967, il sedicenne Vic scappa dal collegio e arriva a Londra: entra negli Hawkwind (band nella quale ebbe una lunga milizia anche tale Ian Fraser Kilmister detto Lemmy) dove dura però poco a causa degli eccessi chimici ai quali avrebbe dovuto sottostare per tenere quantomeno il passo degli altri compagni di (s)ventura. Rientra in patria e forma Toad, il rospo. Dal vivo le più grandi soddisfazioni: divide il palco con Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Pink Floyd, Black Sabbath, Beach Boys e Deep Purple.

Gli altri due musicisti coinvolti nel progetto Toad sono Werner Froehlich al basso e Cosimo Lampis alla batteria. I Nostri suonano come gli Experience con qualche cavallo in più: la vocazione hard rock di Vic può essere vista come un heavy metal ante litteram. I Toad vengono ricordati dagli appassionati come una band da gustarsi più che altro in sede live (a livello di puro HM mi viene naturale l’accostamento con i The Rods, grandi sulle assi di uno stage e meno efficaci su disco), nonostante anche in studio abbiano sfornato album eccellenti come l’omonimo del 1971 e Tomorrow Blue del 1972, uscito poco prima di questo testamento dal vivo.

Open fire: Live in Basel 1972, prima della pubblicazione su Cd, era uno dei tanti leggendari bootleg iper ricercati degli anni settanta. La cosa sorprendente però, nonostante la provenienza “piratesca”, è la qualità del suono, che rende pienamente giustizia alla band, sputando l’acciaieria Toad in faccia all’ascoltatore di turno come se non fossero passati trentatre lunghi anni da quella performance a Basilea.

Si parte con Tomorrow Blue, più di quattordici minuti di duro hard rock purissimo, dove la chitarra di Vic la fa da padrona indiscussa, riecheggiando qua e la, oltre al solito Hendrix, anche un Alvin Lee vitaminizzato. Un simile brano, ascoltato nel 2005, pare anacronistico e fuori dal tempo: in un’epoca come la nostra dove un disco di un mese viene già considerato vecchio e la perversa logica dell’usa e getta regna sovrana… beh… Tomorrow Blue dopo due note vi fa fare salto temporale che definirei epocale. All’interno del pezzo la vocazione è prettamente strumentale, le jam session più o meno improvvisate e infinite si sprecano e la voce ha davvero poco spazio. Sulla stessa lunghezza d’onda sono l’energica Thoughts e la cadenzata hard-boogie Blues: prendere o lasciare!

In Pig’s Walk i Toad incontrano i Led Zeppelin più duri e il buon Vic anticipa la lezione chitarristica che poi Ted Nugent farà sua in quel di Detroit anni dopo. Vere chicche di questo Cd, a mio avviso, sono però gli omaggi della band a Jimi Hendrix (Red House e Who Knows), che i Toad non avevano mai pubblicato in album ufficiali, anche perché l’epoca delle cover di successo era ancora di lì a venire… Sono qui proposte in maniera veemente e viscerale: i Toad adorano gli Experience del grande moro di Seattle e questo è il loro omaggio a una delle band che ha segnato indelebilmente la storia del rock, quello vero.

Live in Basel è la fotografia di un’epoca leggendaria, probabilmente la più prolifica di sempre del rock (non dell’heavy metal), fatta di tante band osannate e tantissime rimaste colpevolmente nell’ombra, come i Toad. La voce sporca, monocorde e urticante di Vergeat è lontana anni luce dalle sirene HM degli anni ottanta: cuore, sangue, passione e perché no, anche parecchia autoindulgenza si sprecano in questo album. Se siete amanti dei seventies e non pretendete l’immediatezza sonora a ogni costo, se non vi annoiate dopo un solo che dura oltre il minuto, non lasciatevelo sfuggire…

Stefano “Steven Rich” Ricetti

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