Recensione: Operation:LIVEcrime (CD+DVD)
Era il 1991 quando questo “Operation : LIVEcrime” vide la luce. Una costosa ( anche per i fan ), ambiziosa e, perchè no, pionieristica “operazione” che al tempo beneficiò di una sontuosa forma video più cd equivalente alla colonna sonora del medesimo (oggi è ovviamente disponibile la versione DVD rilasciata nel 2001).
Sull’ onda lunga del planetario e per certi versi clamoroso successo di “Empire”, pubblicato nel 1990 (top10 su Billboard e tre milioni di copie vendute solo sul suolo americano rappresentano credenziali degne di un big-act), si poterono concretizzare le condizioni per “il grande passo” (forse anche quello più logico) per dare il giusto risalto celebrando l’opera che nel 1988 portò in maniera decisiva la band di Seattle all’attenzione di media e fan di tutto il mondo: quell’ “Operation: Mindcrime” di cui questa è la rappresentazione scenica e la concretizzazione delle “promesse” della band che, all’ indomani della pubblicazione dello stesso “Empire”, covava l’ambizione di una trasposizione video del capolavoro che fu uno spartiacque inteso come modo di comporre e “pensare” il metal nonché fonte di ispirazione per tanti musicisti che calcheranno la scena negli anni a seguire.
L’ ambizioso progetto diede quindi il definitivo riconoscimento all’album che da molti è considerato come uno dei migliori prodotti in ambito rock di ogni tempo con la gratificazione successiva di insospettabili traguardi (per un gruppo di matrice e derivazione metal sicuramente!) anche nelle classifiche di vendita che decretarono lo status di disco di platino, il quale negli States equivale a un milione di copie vedute. Il giusto premio quindi per una band che ha ridato senso e nuova linfa al concetto del cosiddetto “metallo intelletuale”, palesato con maggiore capacità comunicativa rispetto ai maestri e loro ispiratori: i Rush della “seconda era” che nella seconda metà degli anni Settata ci deliziarono di lavori leggendari e inarrivabili che rispondono al nome di “2112” e “Hemispheres”. In un altro ardito parallelo, molta critica (anche italiana) del tempo sostenne (al di là delle differenze stilistiche e di approccio alla musica) che se “Empire” poteva essere definito come il “Physical Graffiti” degli anni Novanta, “Mindcrime” poteva corrispondere al “Led Zeppelin IV” della situazione con “Suite sister Mary” – il loro vertice creativo- nel ruolo impegnativo di “Stairway to Heaven”.
Paragone scomodo ma che non fa gridare allo scandalo. Nessuna lesa maestà. Riallestita quindi in versione “live” riaffiorano nell’opera le intricate e drammatiche vicende di Nikki, Doctor X, Padre William e Sister Mary, in grado di regalarci sempre nuove emozioni e di indurre – al di là della musica – a delle amare riflessioni visto che ancora oggi la storia narrata è di stretta attualità.
Il fascino di uno dei migliori e più intriganti concept mai scritti si prefigge quindi con questa trasposizione dal vivo di ripercorrere le psicologie e le miserie dei protagonisti col conforto visivo delle immagini, che aiutano a delineare quindi in maniera più marcata i tratti, le inquietudini e i malesseri di Nikki – un perdente, “A street kid, left to fend for himself at a yong age…” come recitano i crediti sul DVD – la malvagità del diabolico Dr. X e la disperazione di Sorella Mary, il cui destino si compie in maniera tragica e violenta sublimando il turbine di sentimenti dove l’amore e l’odio rappresentano i temi cardine che di sbieco animano l’ intera opera. Impossibile quindi rapportarsi “solo” alla prestazione della band dal punto di vista strettamente tecnico. L’ elaborazione visiva è esemplare nella sua efficacia e lo spettacolo si premura infatti di mantenere una coerenza e uno stretto rapporto musica/immagine.
L’ inizio della rappresentazione (perchè è così che si deve chiamare) è l’ apoteosi. La smaniosa attesa che pervade il pubblico presente è palpabile e rafforzata dalla certezza di poter assistere allo spettacolo. Oltre un’ ora e mezza di musica di assoluto prestigio sono una certezza più che una speranza se si parla dei Queensryche di quegli anni: la proiezione del film a fumetti che ritrae Nikki agonizzante in ospedale e l’ angosciosa rievocazione del suo passato macchiato di crimini e di scelte sbagliate sono il preludio alla maestosità di “I Remember Now” e “Anarchy-X” dove suggestive e colorate piramidi di luci spezzano l’ attesa:
“… I Remember Now.
I remember how it started.
I can’t remember yesterday,
I just remember doing what they told me…”
Quindi la dirompente “Revolution Calling” apre le danze come da copione: un Geoff Tate regale, sicuro di sé chiama il pubblico e unitamente al resto del gruppo si presenta in forma smagliante e con la consapevolezza di non poter mancare il bersaglio. Il conforto delle riprese video, di eccezionale dinamicità, è il valore aggiunto al pathos e alla teatralità che raggiungono l’apice in “The Mission”e sopratutto nella barocca “Suite Sister Mary” (Dr. X: «Uccidila. Questo è tutto ciò che devi fare.» Nikki: «Uccidere Mary?» Dr. X: «E’ un rischio, e naturalmente prendi anche il prete…») dove lo stesso Tate con la partecipazione della brava e bella Pamela Moore – nel ruolo di Mary – si rendono protagonisti di un’intensa e struggente interpretazione che raggiunge un livello emotivo e un’ espressività tali che la totale immedesimazione dei protagonisti nei personaggi della vicenda non solo conferisce credibilità alla vicenda narrata ma ritaglia su misura al singer lo status di frontman definitivo in ambito hard ‘n’ heavy in quegli anni.
Facendo un passo indietro nella tracklist non possiamo non citare “Speak”, dal sapore mistico e nei riferimenti letterali quasi biblica, dove lo stesso Tate – curiosamente con un megafono in mano – quasi vuole accentuare un momento cruciale della trama (metaforicamente sembra sia utilizzato per dare appunto una “cassa di risonanza” alla song).
Il pubblico presente viene quasi soggiogato e coivolto andando letteralmente in estasi quando irrompe l’ iniziale – e memorabile! – riff di chitarra. E’ questo il momento dove Nikki , paragonandosi a un “nuovo messia” e a un “Angelo della morte con la pistola”, è convinto che si possa influenzare il mondo socio-politico con l’utilizzo della forza; parla in modo cinico e sprezzante di un sistema e di un mondo dove “Le multinazionali ci afferrano con gli artigli, i ricchi controllano il governo, i media la legge” urlando al mondo “Capovolgiamo il sistema di potere, e abbattiamo il loro trono, educare le masse, incendieremo la Casa Bianca”. Musicalmente eccezionale, e sugli scudi, la prestazione di Scott Rockenfield che accompagna – col suo drumming trita-tutto – i riff memorabili e la voce di Tate di cui questa canzone beneficia.
“Spreading the disease” è a giudizio di chi scrive uno dei picchi emozionali sia visivi che della storia stessa. Un Rockenfield in cattedra alimenta la rabbia del gruppo che viene sprigionata in tutto il suo potenziale quasi per sottolineare momenti di alta drammaticità. E’ il momento dell’ “esordio” di un personaggio chiave del concept: Sister Mary. La sua infanzia fu lacerata e sconvolta dai continui abusi sessuali, scappata di casa per campare e lasciarsi alle spalle l’ orrore di una giovinezza mai vissuta fu costretta a prostituirsi per “25 dollari”.
Una vita di sofferenze e di continui soprusi, dove tutti gli uomini che ha incontrato, famigliari, conoscenti o clienti, l’hanno sempre e solo usata.
“Padre William l’ha salvata dalla strada
Lei ha bevuto la vita dai piedi del Salvatore
È sorella Mary ora, dagli occhi di ghiaccio
Lui la prende una volta alla settimana
Sull’altare come in un sacrificio”
Il prete, proprio lui, sembra inizialmente la sua ancora di salvezza l’ultima possibilità per agrapparsi di nuovo alla vita, ma la realtà si rivelerà ancora più terrificante perchè Padre William non è che un uomo corrotto e senza scrupoli; amico del crudele Dr X che pretende il “controllo” anche su Mary per offrirla a Nikki come compenso per la fedeltà dimostrata.
La prima parte della canzone condita da un assolo, e , ripetiamo, da una sfavillante sezione ritmica che unisce alle ottime percussioni delle linee di basso precise e martellanti, e sopratutto un Tate in grado di creare un’atmosfera perfetta e introspettiva che sfocia in un lirismo dal climax soffuso e oscuro ma dalle invettive chiare e forti e dai toni accusatori terribilmente efficaci quanto attuali:
“Religione e sesso sono giochi di potere
Manipolano la gente per il denaro che pagano
Vendono la pelle, vendono Dio
I numeri sembrano tutti uguali sulle loro carte di credito
I politici dicono “no” alle droghe
Mentre paghiamo per le guerre sudamericane”
“The Needle Lies” apre idealmente la seconda parte e lui, Nikki, vuole liberarsi del suo oppressore e iniziare una nuova vita con Mary, la donna di cui si è innamorato perdutamente ( Nikki: «Ne ho abbastanza e voglio uscirne!» Dr. X: «Non puoi andartene ora»). Il brano riproposto in chiave decisamente più speed è uno dei momenti chiave che anticipano il dramma della morte di Mary. Senza voler essere ripetitivi, è quasi ormai intuile sottolineare l’ imperioso drumming esaltato da un Tate che con la sua voce sembra voler “mirare le stelle”. Dr X conosce già le intenzioni dello stesso Nikki e gioca l’ultima carta ricordandogli come lui sia la sua unica “salvezza” e senza la quale non ci sarebbe futuro.
“Non potrai mai andare via”.
Nikki sconfitto per l’ ennesima volta parla dell’orrore della sua dipendenza: “Non ti fidare, Non ti fidare dell’ago, ti inganna …quando piange… Piange il tuo nome”.
L’ “ago” della bilancia pende verso la redenzione o l’ abisso?
Mary rivede ossessivamente il volto di Padre William e si convince che anche Nikki l’ abbia usata. La terribile scoperta, nell’ intermezzo di “Electric Requiem” ( Nikki: «C’è nessuno in casa? Mary?» ) dove il pathos riecheggia in maniera quasi ossessiva e un Tate perfettamente calato nella parte modula la voce per evidenziare il momento dove Mary viene trovata priva di vita, materializzando nella coscienza di Nikki l’ abisso e il tormento di chi possa aver ucciso sorella Mary o che lei stessa (!) possa aver dato fine al suo calvario.
Persino nella morte
Appari triste
Non lasciarmi
Non lasciarmi… qui
Voglio quello che tu provi, credimi
Le melodiche “Breaking the Silence” e “I Don’t Believe in Love”, colme di disperazione ma brillanti e trascinanti nei suoni con dei testi strepitosi e incalzanti mettono a nudo i turbamenti psicologici del protagonista in balia ormai degli eventi e con la consapevolezza di aver perduto nell’ amore la sua unica possibilità di salvezza. La disperazione è palpabile nel folle e lungo calvario che porta Nikki a vagabondare per le strade cercando in ogni volto la sua amata; egli torna definitivamente in chiesa per vegliare sul cadavere ma con trova la polizia ad attenderlo.
In questa fase il gruppo ha scelto un’ esposizione meno scenografica e più composta rispetto ad altre fasi dello spettacolo quasi a voler sottolineare il momento delicato e voler evidenziare la tragicità della condizione di Nikki.
Immediatamente viene sospettato dell’omicidio di Mary ma anche di tutta una serie di reati di cui si era macchiato precedentemente alla “corte” del Dr. X. Destino beffardo vuole che venga accusato per l’unico omicidio che molto probabilmente non ha commesso. Nikki, interrogato, in uno stato catatonico fa riferimenti confusi circa un prete pervertito, un’operazione misteriosa, e afferma di non credere nell’amore “non ne vale la pena per il dolore che ne ricevi”.
Si chiude con “Eyes of a stranger”, introdotta dai suggestivi intermezzi “Waiting for 22” e “My Empty Room”, (ideali per accompagnarci alla fase finale della storia; un “raccordo” che ci aiuta a capire ulteriori sfumature della drammatica vicenda). Questo è per molti il brano che più ha rappresentato e identificato, nel passato carico di gloria e successi, la musica del gruppo, ma è anche l’ apoteosi del monumentale lavoro di chitarre della premiata ditta De Garmo/Wilton nonché la presa di coscienza da parte della propria condizione da parte di Nikki ( “Rimango sveglio e sudato con la paura di addormentarmi, Vedo il tuo viso che guarda indietro verso di me”) , che continua a scavare nella memoria cercando spiegazioni per tutta la faccenda di cui suo malgrado è rimasto l’ unica vittima. Specchiandosi vede solo uno “sconosciuto”: gli occhi disperati di uno sconosciuto che in un minuto, un solo minuto, ha un flash-back; alle “6:01 P.M.” esclama : “I remember now…” Davanti agli occhi gli passa tutto il dramma raccontato dal gruppo nei 15 episodi.
E’ tempo quindi del concitato finale dove drammaticamente si sottolineano le lacerazioni e le negatività delle nostra società “ostaggio” di violenze e brutalità socio-politiche quasi a voler lanciare un messaggio sottolineato anche dalle due pistole che da ultimo accentuano questa ipotesi sentenziando con “Revolution” una velata dichiarazione d’ intenti e una chiara denuncia (fatta in tempi non sospetti alla luce di quanto è avvenuto nel nuovo millennio!) contro l’ordine costituito (il governo americano), per il quale il gruppo ha sempre avuto una certa avversione (non dimentichiamo poi che questo Live uscì anche nell’ anno della Guerra del Golfo, nel 1991).
In somma sintesi, un momento in musica di rilevante portata storica dalle componneti emozionali come raramente capita di imbattersi.
Grazie Queensryche.
Tracklist:
1. “I Remember Now” (Chris DeGarmo) – 1:17
2. “Anarchy-X” (DeGarmo) – 1:27
3. “Revolution Calling” (Geoff Tate, Michael Wilton) – 4:42
4. “Operation: Mindcrime” (DeGarmo, Tate, Wilton) – 4:43
5. “Speak” (Tate, Wilton) – 3:42
6. “Spreading the Disease” (Tate, Wilton) – 4:07
7. “The Mission” (DeGarmo) – 5:46
8. “Suite Sister Mary” (DeGarmo, Tate) – 10:41
9. “The Needle Lies” (Tate, Wilton) – 3:08
10. “Electric Requiem” (Scott Rockenfield, Tate) – 1:22
11. “Breaking the Silence” (DeGarmo, Tate) – 4:34
12. “I Don’t Believe in Love” (DeGarmo, Tate) – 4:23
13. “Waiting for 22” (DeGarmo) – 1:05
14. “My Empty Room” (Tate, Wilton) – 1:28
15. “Eyes of a Stranger” (DeGarmo, Tate) – 6:39
16. “The Lady Wore Black” (DeGarmo, Tate) – 6:44 [Bonus Track]
17. “Roads to Madness” (DeGarmo, Tate, Wilton) – 9:22 [Bonus Track]