Recensione: Oracle

Di Riccardo Angelini - 21 Novembre 2005 - 0:00
Oracle
Band: Delphian
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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55

La fiera dei luoghi comuni, secondo le ultime tendenze, è solita presentare l’accoppiata metal/voce femminile in due grandi settori: quello del power melodico e/o sinfonico à la Nightwish, oppure al grande ed eterogeneo ambiente del gotico. Ma come è noto i luoghi comuni inducono sovente all’errore, e questi Delphian possono esserne considerati l’ennesima controprova. La band olandese va infatti a collocarsi in pieno territorio prog metal, in prossimità del confine – pensate un po’ – con il buon vecchio thrash tecnico. Una proposta che ha indubbiamente dalla sua l’originalità: si tratta ora di verificare se l’insolito sposalizio abbia dato o meno dei buoni frutti.

Diciamolo pure senza esitazione: questo Oracle (titolo in effetti quasi obbligato) è un disco foriero di diversi spunti meritevoli di attenzione ma, ahimé, anche di evidenti limiti su cui sarà necessario lavorare duramente in futuro.
E’ subito bene precisare che di gusto ellenico, per quanto riguarda forma e contenuto dei testi o la rievocazione di atmosfere arcaiche, questo album non ha nulla fuorché il nome. Quanto alla tecnica, una prima menzione di lode va tributata certamente alla brava Aniek Janssen, dotata di un’impostazione lirica meritevole di ogni attenzione. Dal canto proprio, il resto della band non è certamente da meno: ogni membro sfoggia una perizia dello strumento di primissimo ordine, e il reciproco affiatamente rende la formazione fiamminga capace di costruire tessuti musicali dal notevole contenuto tecnico. Peccato dunque che spesso, troppo spesso, le melodie vocali si inerpichino per sentieri tortuosi e ostici da seguire, inadatti a valorizzare calore e passionalità. E peccato anche che le preannunciate divagazioni in campo techno-thrash creino con quelle stesse melodie un contrasto stridente e assai poco piacevole. Risultato: brani potenzialmente molto validi soffrono per un matrimonio forzato e dagli esiti inevitabilmente problematici. Una canzone come Never Willing Still Fullfilling è espressione paradigmatica di tale difficoltosa convivenza. Fintanto che strumentazione e voce procedono nella medesima direzione, coniugando i reciproci sforzi in un contesto sì elaborato ma pacato e attento alla melodia, l’indice di gradimento si attesta su livelli altri. Ma poi iniziano i problemi. Le chitarre si lanciano infatti in una progressione dura e aggressiva, senza dubbio interessante se considerata isolatamente, che però si rivela del tutto inadatta al timbro della pur audace Aniek, che fa del suo meglio per seguirla, senza buoni risultati. Un vero peccato, perché le premesse erano ben altre.
Parimenti, tutta la scaletta nel suo complesso risente di questa continua ricerca di soluzioni idonee a rendere positiva la sintesi tra elementi scarsamente compatibili, con risultati alterni. Non male nella solida Sylvester’s Dusk, molto bene nella conclusiva Door to Reality, assai peggio nella sostenuta Salvation, azzoppata da un refrain troppo blando, o nella dissonante Moments, che pure presenta alcune delle sezioni strumentali più interessanti dell’intero disco.

L’impressione complessiva è che tutti e cinque i musicisti coinvolti siano dotati di grandi capacità tecniche – e anche compositive, come testimoniano molte sezioni strumentali di buon impatto – ma che sia l’alchimia tra elementi tanto diversi ad aver bisogno di essere perfezionata per potersi mantenere con costanza su un buon livello.
La musica non è matematica, e non basta sommare qualità a qualità per ottenere maggiore qualità. Il debutto dei Delphian sarà apprezzato da coloro che non si lasceranno infastidire dal discutibile accostamento di cui si è ampiamente detto finora, e che invece apprezzeranno la sperimentazione e i momenti musicalmente felici disseminati nel corso delle varie tracce.
Questi ragazzi ci sanno fare, la loro proposta è originale e meritevole di attenzione, si tratta ora di prendere atto dei deboli fin qui messi in luce e lavorare con cura per migliorare una sintesi difficile, che sta a loro rendere possibile.

Tracklist:
1. My Confession
2. Fall
3. Never Willing Still Fulfilling
4. Sylvester’s Dusk
5. Moments
6. Salvation
7. The Unknown
8. On Sale
9. Wrong Turn
10. Door to Reality

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