Recensione: Oracles

Di Luca Trifilio - 3 Novembre 2009 - 0:00
Oracles
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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88

A volte capita di imbattersi in album capaci di sorprenderti. Capita qualora si abbia a che fare con proposte musicali innovative, oppure più semplicemente per una qualità di songwriting superiore, o ancora per la capacità di trasmettere emozioni. Il motivo di questa introduzione? E’ presto detto. Oracles, album di debutto dei Fleshgod Apocalypse, riesce nell’intento di sorprendere l’ascoltatore, e lo fa in maniera particolare.

Sorti dalle ceneri dei T.E.R.,  e contenenti membri di Hour Of Penance, orgoglio brutal italiano, e di Promaetheus Unbound, i nostri si formano in maniera definitiva nell’aprile 2007. A seguito della pubblicazione di un promo di 4 tracce, si imbarcano in una serie di date live atte a diffondere il nome del gruppo in giro per l’Italia e per l’Europa, di supporto a grossi nomi quali Behemoth, Dying Fetus, Origin, Hate Eternal, Suffocation e Napalm Death. Oracles viene registrato nel maggio 2008 presso il 16th Cellar Studio, ma viene rilasciato solo un anno dopo poiché nel frattempo la band ha rescisso il contratto che la legava alla Neurotic Records per accasarsi con la Willowtip.

Per mettere immediatamente in luce il filone musicale dell’album, è bene inquadrarlo all’interno del brutal death, sia per sonorità, sia per cantato, sia per aggressione e potenza. Le strutture intricate e le molteplici variazioni, inoltre, portano inevitabilmente ad aggiungere anche l’aggettivo technical al genere di cui sopra, proprio in virtù di un tasso tecnico e compositivo di notevole livello. A far acquisire alla proposta musicale dei Fleshgod Apocalypse uno spessore assoluto, però, è un altro elemento: la melodia. Molti di voi, specialmente quelli più addentro alle sonorità estreme, quelli, per intenderci, abituati alle produzioni fangose ed a brani violenti, atonali ed abrasivi, probabilmente avranno già storto il naso al solo nominare la parola melodia. Lecito, ma quanto mai sbagliato, poiché nei dieci brani che compongono Oracles la melodia è un orpello, un ricamo perfettamente incastrato all’interno di partiture violentissime, capaci di lasciare stupito l’ascoltatore proprio in virtù dell’innata abilità da parte di questi musicisti di inserire giri melodici, talvolta anche malinconici, in quello che è a tutti gli effetti un sound assolutamente brutale. Eppure le sorprese non finiscono qui, perchè i nostri di tanto in tanto ci stupiscono con parti di pianoforte (l’intro di Embodied Deception, la strumentale conclusiva Oracles), con dei cori di estrazione religiosa (l’outro di Infection Of The White Throne), e, last but not least, con stacchi orchestrali di matrice prettamente classica. E’ questo il caso di un nervoso passaggio dell’opener In Honour Of Reason, che rimanda a talune epiche colonne sonore cinematografiche, e della seconda parte di As Tyrants Fall, un brano pregno di potenza e ricco di variazioni che nel finale stacca improvvisamente, scivolando in una partitura di musica classica che abbaglia per melodia, capacità compositiva e delicatezza.

A livello tematico, ci troviamo di fronte ad un violento attacco alle religioni, con affondi che però non scadono nel mero disprezzo carico d’odio, ma che anzi si affidano ad armi più sottili quali l’esaltazione della ragione, della concretezza e del pensiero umano, tant’è vero che anche negli stessi titoli delle canzoni si possono riscontrare diversi riferimenti di natura filosofica. Un’ulteriore, violenta invettiva si fa largo in At The Guillotine, la cui violenza lirica si ripercuote anche sul lato musicale, tanto da poter essere considerato il pezzo più estremo del lotto.

Qualità compositiva, livello tecnico, una buona componente di originalità fanno di Oracles un debutto abbacinante. Un disco capace di rapire e sorprendere, di non annoiare nemmeno dopo numerosi ascolti e che regge alla perfezione la prova del tempo, e che proietta immediatamente i Fleshgod Apocalypse in una dimensione di assoluta importanza nella scena estrema contemporanea. Una nuova realtà tutta italiana di cui essere orgogliosi e da supportare al massimo, perchè stavolta la sensazione è una, e netta: ci troviamo di fronte ad una band che potrebbe davvero avere qualcosa da dire nel genere. Farseli sfuggire, ora come ora, sarebbe un delitto.

Luca ‘Nattefrost’ Trifilio

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Tracklist:

01.    In Honour Of Reason    04:27
02.    Post-Enlightenment Executor    02:55
03.    As Tyrants Fall    04:00
04.    Sophistic Demise    03:14
05.    Requiem In SI Minore    05:05
06.    At The Guillotine    03:02
07.    Embodied Deception    03:20
08.    Infection Of The White Throne    04:30
09.    Retrieving My Carcass    04:08
10.    Oracles    02:58

Line-up:

Francesco Paoli – voce, chitarra
Cristiano Trionfera – chitarra
Paolo Rossi – basso

Guests:
Mauro Mercurio – batteria
Francesco Ferrini – tastiera, arrangiamenti orchestrali

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