Recensione: Orchestrate
Tra le diverse proposte strumentali di fine duemilasei, è bene soffermarsi sulle visioni pirotecniche di Michael Harris, chitarrista solista dotato di straordinaria tecnica e della giusta musicalità mista creatività ostentate nel frizzante Orchestrate.
Come spesso accade, quando ci si avvicina agli eloqui propagandistici della frangia metal neoclassico, il rischio è quello di annoiarsi sulle coordinate di temi disegnati all’interno di uno spartito che pullula di note suonate a velocità supersonica. E’ il nostro caso?
Andiamo a scoprirlo partendo proprio dal titolo dell’opera.
Harris non è nuovo a progetti di questo tipo. Le composizioni passate si focalizzano sull’incontro/scontro di musica classica ed heavy metal, tralasciando formalmente gli aspetti sinfonico-orchestrali che, invece, sono l’incantevole punto di forza di Orchestrate.
Al suo interno si alternano componimenti originali ad altrettanti standardizzati che traspaiono talvolta altezzosi e spregiudicati, talvolta sottomessi e imbarazzati.
Il tocco è virtuoso, la musica si presenta densa di fraseggi invadenti (Octavian II, Schizo Forte) e riflessivi (The Anti Shred, The String Theory). Purtroppo, non c’è spazio dedicato all’improvvisazione e, seppur prevedibili, gli estenuanti duelli con la batteria di Matt Thompson (King Diamond & Shaolin Death Squad) riportano in auge gli algoritmi di matrice Malmsteeniana; artista che primo tra tutti influenza l’operato di Michael.
Siete amanti della Jazz/Fusion? Apprezzerete le divagazioni sul tema affrontate nella terza The Mad Composer’s Rage, brano nel quale Harris sfida se stesso riuscendo a superare i limiti (pochi a dire il vero) riconosciutigli.
Orchestrate è un album leggermente schizofrenico, articolato e indiscutibilmente tecnico.
Il disco fa il pieno di assoli perentori e calibrati di chitarra elettrica che si contrappongono ad una ritmica pressochè assente, citata soltanto in occasione dell’atmosferica Guiprice, quando, insieme alla viola ed al violino, è l’acustica (spanish style) a dettare legge.
Pochi dubbi su un disco formalmente perfetto indirizzato agli amanti della sei corde che, a loro volta, lo apprezzeranno e stimeranno nel complesso soprattutto se conoscitori e studiosi dello strumento.
Agli altri consiglio un preventivo ascolto prima di considerare l’eventuale acquisto, anche perché, in mancanza della formula “soddisfatti o rimborsati”, gli stessi non potranno lamentarsi di un prodotto dove il campionario tecnico è l’elemento primo e gli altri fattori leggermente trascurati a suo discapito. Ben fatto Harris.
Gaetano Loffredo
Tracklist:
1.Opus Conceptus
2.String Theorey
3.The Mad Composer’s Rage
4.Notes From the Kursk
5.Battle at Storm’s Edge
6.Gulprice
7.Mysterioso
8.Octavian II
9.The Anti Shred
10.Schizo Forte