Recensione: Order of Mantis
‘Order of Mantis’ è il terzo e nuovo album degli Arsea e lo possiamo definire … uno di quei lavori che fanno impazzire il redattore di turno dato che, per quanto lo si ascolti, esce sempre fuori qualcosa di nuovo!
La band, nata in quel di Soriano del Cimino (Viterbo) nel 2006, non è molto prolifica a livello discografico, avendoci consegnato in 17 anni, oltre al già citato nuovo platter, due soli Full-Length con uscita grosso modo equidistante: ‘Dreaming a New World’ del 2008 e ‘A New Dawn’ del 2015. Questo a dispetto di una lineup che si mostra ben solida, con giusto un paio di avvicendamenti tra le proprie file, di cui uno solo a carriera discografica avviata (il vocalist Alessandro D’Arcangeli, sostituito dopo l’esordio con l’attuale Matteo Peluffo).
Solidità che, in questo caso, ha portato ad una buona maturazione: ‘Order of Mantis’ è un album dall’indubbia e buona qualità, anche se non accessibile con effetto immediato.
Per entrarci dentro bisogna prendersi del tempo (dura praticamente un’ora), cercando anche un certo distaccamento da ciò che ci circonda, un po’ come quando si guarda un film impegnato oppure, facendo un paragone più attinente, come quando si ascolta una sinfonia classica.
L’Heavy Metal di ‘Order of Mantis’ non è propriamente da Headbanging a tutto sfogo ma è un componimento che va ascoltato con calma, dall’inizio alla fine, calandosi mentalmente dentro il suo mondo dalle molteplici atmosfere. In altre parole, le undici canzoni in cui è suddiviso, pur se distinte, non sono proprio da playlist di Spotify, dando il maggiore effetto per mezzo della loro concatenazione.
Se vogliamo far felici i Promoter possiamo definire il sound degli Arsea un Prog/Thrash/Power/Symph/… e forse ancora qualcos’altro. Personalmente trovo improprio settorizzare i settori; dovendo però collocarli in un genere, come da nostra mania di metallari, e viste le particolarità della loro forma–canzone direi che sono da inserire nel filone del Progressive Metal, con propri elementi distintivi tra i quali quelli di ‘essere … ma non troppo’: ci sono canzoni lunghe, ‘ma non troppo’, sono articolate ‘ma non troppo’, le orchestrazioni sono evidenti ma non dominanti, gli assoli sono importanti ‘ma non troppo’ tecnici e così via.
Il disco è dominato da linee melodiche scure in continua evoluzione: malinconia e rassegnazione (sentimenti principalmente evidenziati dalla voce di Matteo) vengono ciclicamente squarciate da vampate rabbiose ed assalti incandescenti, che prima illuminano violentemente ma poi fanno ripiombare nel buio (‘Eternal Embrace’). Oppure la durezza e la determinazione si sovrappongono all’angoscia fino ad alterare i sensi (‘How it Happened’), arrivando a trasformare la dolcezza di una Ninna Nanna in un incubo (‘Lullaby’).
Ci sono tracce dalle sonorità più distensive (‘Nothin to Lose’), nel disco viene fuori anche una qual certa epicità (non quella dei Manowar o dei Thor, un qualcosa di più introspettivo e ragionato) ed ogni tanto un minimo di romanticismo che fa respirare (particolarmente intenso nella seconda parte di ‘All That Remains’, accentuato da una voce femminile).
Il tutto mischiato con sofisticato equilibrio e senza eccessi, dando una qual certa fruibilità ad un album comunque non immediato.
C’è anche un valore aggiunto: Tom S. Englund degli Evergrey partecipa ad ‘Unfair’, traccia che chiude l’album.
Chiudiamo anche noi: in un mondo dove sempre di più sembra che manchi il tempo, troviamo un album che ci chiede di trovare un momento per noi, per rilassarci ma anche ragionare. Approfittiamone ed ascoltiamolo.
‘Order of Mantis’ è disponibile dal 29 luglio 2022 tramite Revalve Records.