Recensione: Ordinary Excess
Già fuori da qualche mese, “Ordinary Excess” è il full lenght d’esordio dei Dirt Show, band veneta dall’attitudine profondamente stradaiola che, sin da questa prima autoproduzione, mette in mostra qualche aspetto interessante.
Davvero ottima, professionale e curatissima la presentazione del cd, invero atipica per una release “casereccia” solitamente meno sopraffina, qui invece rivestita da tutti i canoni dell’album prodotto da una label esperta.
Cover ben studiata e produzione d’ottimo impatto, rappresentano un biglietto da visita di sicuro interesse e, sin dal monicker, lasciano intravedere quelli che potrebbero essere i territori d’azione prediletti dal chiassoso manipolo di musicisti.
Hard rock quasi sconfinante nel thrash dunque, pompato da suoni ipervitaminici ed un’indole che si preme di non andare troppo per il sottile, menando le mani e pestando duro quanto possibile, cui non mancano testi spinti, provocatori e dalle evidenti connotazioni boccaccesche.
Al di là di quanto si possa supporre tuttavia, non è certo la velocità l’arma cui i Dirt Show fanno appello nella realizzazione dei loro propositi d’assalto, quanto la potenza e la robustezza di suoni che appaiono, come spesso sperimentato in tali ambiti, molto affini alla lezione offerta dall’immancabile e seminale Zakk Wylde con i Black Label Society.
Ovvero tanta sostanza e svisate chitarristiche a metà strada tra il southern ed il thrash che, purtroppo, nello specifico vengono penalizzate da un paio di elementi in grado di abbassare di molti punti l’efficacia del disco.
Appare, infatti, non sempre azzeccatissimo il songwriting, ancorato ad una stacità di fondo che non consente molte variazioni all’interno dei singoli brani (con conseguente insorgere di un filo di monotonia) ma soprattutto, è il singer Jesse Blackstar, peraltro ottimo al basso (oltre ad essere, a quanto dato di sapere, un batterista con i fiocchi) ad evidenziare i limiti maggiori, in ragione di una prova vocale poco convincente ed il più delle volte dal profilo quasi “improvvisato”.
Gli ululati scomposti, prodotti di quando in quando su pezzi come “It Was Luv”, “That Bitch” e “Shotgun Badass” mortificano talvolta una proposta che non fa dell’originalità una bandiera ma che, qualora perfezionata con qualche goccia aggiuntiva di dinamismo ed una voce migliore rispetto a quella del recente dimissionario Blackstar (forse più adatto, a giudicare da alcuni growl, ad un contesto death), avrebbe di certo qualcosa di buono da offrire agli appassionati di sonorità scavate e massicce, proprio come quelle dell’heavy “dirt” rock messo in circolazione da questi comunque positivi Dirt Show.
In buona sostanza, promossi con riserva. Non male e comunque ascoltabili, ma si può fare di meglio.
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Tracklist:
01. A.T.P.W.
02. Dirt Pride
03. It Was Luv
04. Set Me On Fire
05. 77
06. Make A Right Choice, Nerd!
07. The Late Nite Laws
08. That Bitch
09. The Noize Circuz
10. Crown Of Thorns
11. Strenght And Honour
12. 5 Minutes Left
13. Shotgun Badass
Line Up:
Jesse Blackstar – Voce / Basso
Jinn – Chitarra
Tray – Chitarra
Silver – Batteria