Recensione: Ordo Sancti Daemoni
Kurgaall: un nome, una garanzia oltre che una delle più interessanti realtà black metal europee degli ultimi venti anni. Fin dall’esordio “Summi Verbi Lucifer”, la band capitanata dal mastermind Lord Astaroth ha cosparso di ustionanti fiamme nere gli ambienti che entravano in contatto con la loro musica. E la fiamma nera da quella volta non s’è mai estinta. Con una media di un disco ogni tre anni, i nostri sono riusciti a tenere alto il livello qualitativo delle produzioni, toccando anche un apice infernale con “Satanization”, uscito nel 2018, vero masterpiece di una ferocia inaudita.
Anno 2023: ecco il nuovo capitolo! “Ordo Sancti Daemoni” esce per Hammer of Damnation e presenta al pubblico la nuova formazione composta da membri che suonano o hanno suonato in band del calibro di Azrath-11, Naer Mataron, Lost Soul, Kryptonopmicon, Angelcorpse tra le varie. Insomma, non resta che dirvi che ne pensiamo.
“Ordo Sancti Daemoni” parte col l’intro “Bow Thee, Oh Tempter” e predispone al mondo degli inferi con tromboni e marcette infernali che aprono finalmente il sipario a “Iecofania Diabolica” che, di fatto, è il vero biglietto da visita per questo nuovo capitolo targato Kurgaall.
Le chitarre armonizzate melodicamente si incastrano con la batteria a mo’ di rullo compressore (devastante per tutto il disco la prova di Asmodevs D.D.) per dar spazio alla voce stridula e acida di Lord Astaroth che si amalgama bene col resto della song, dalla struttura classica, ma molto scorrevole: un ottimo apripista! La seguente “Circe” prosegue il discorso con ottimi riff melodici delle sei corde mentre il ritornello in mid-tempo viene anticipato da un caratteristico “Together we Stand, Divided we Fall”. Il brano, che strizza l’occhio a Dark Funeral e Watain, così come i tre minuti scarsi del primo estratto “Le Secret de Satan”, è un connubio di malvagità, devoto anch’esso ai primissimi Marduk, ma con un ottimo impatto grazie alla sempre ottima sinergia chitarra/batteria, anche qui pulsante sangue nero ad alta pressione.
“The Grand Design of Pazuzu” è incentrata su sezioni contrastanti, ma ben annesse tra loro. Da questi primi brani la voce risulta ricca di sfumature e timbriche profonde. Limite del brano: un profilo ritmico un po’ troppo ripetitivo. Un sinistro arpeggio apre “Il Giardino delle Vergini”; il suo incedere pesante ed oscuro la rende senz’altro il brano più intrigante dell’intero album, sia come tinte compositive ‘atipiche’ rispetto fin quanto ora ascoltato, sia come architettura strumentale. Il solo di chitarra è ben centrato e rappresenta una piccola gemma in un brano che, purtroppo, risulta poco ispirato nel finale… resta un po’ d’amaro in bocca. Una chiusura più ispirata e feroce avrebbe di certo garantito al brano il titolo di pezzo più interessante dell’intero lotto.
La title-track “Ordo Sancti Daemoni” riprende alcuni spunti dei primi pezzi di tracklist, con alcuni spunti che richiamano alla mente i Rotting Christ, ma che mettono in mostra la grande abilità tecnico/musicale del drummer Asmodevs D.D. (a questo punto arrivati viene da dire: come ce ne fosse bisogno!). Devastante!
“Thus Reigned Thy Ancestral Order” rispetta i canoni intrapresi dalla band con medium tempo ben architettati, mentre la finale “Ancient Serpent” ha un caratteristico ritornello che si imprime facilmente sin dal primo ascolto.
Nel complesso questo quinto capitolo firmato Kurgaall è un disco di buonissima fattura; i cinque musicisti si esprimono in maniera molto fluida nel genere, ma con canoni di riferimenti che, in più di qualche occasione, li inglobano nuovamente nel grande mappamondo generale del Black Metal contemporaneo. Un parziale ritorno alle loro vincenti origini.
Ottimi infine i suoni in sede di mixaggio.
Compositivamente parlando, anche dopo qualche ascolto, “Summi Verbi Lucifer” non trasmette ancora la sensazione di avere un carattere in grado di competere coi due capitoli precedenti. Se non siete alla ricerca di novità, ma del loro onesto black metal con cui ci hanno sempre garantito qualità in questi anni, allora questo disco fa per voi!
L’inferno è ancora di casa in Italia.
Vittorio Sabelli