Recensione: Organized Crime

Di Daniele D'Adamo - 25 Novembre 2007 - 0:00
Organized Crime
Band: Treat
Etichetta:
Genere:
Anno: 1989
Nazione:
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92

I Treat sono un’altra realtà desueta nel panorama Metal in quanto, pur provenendo dalle gelide lande svedesi (Stockholm, per la precisione), sfoderano un Hard Rock melodico di ottima fattura, piuttosto che un canonico Black o Death, come la tradizione nordica, in un certo senso, impone.
Organized Crime‘ è il quarto full-lenght della loro carriera (ancora oggi sono in circolazione, principalmente per esibizioni live, essendosi fermata in studio l’attività compositiva con l’omonimo album ‘Treat‘ (1992, Merc)), ed è stato inciso con la formazione seguente: Robert Ernlund (Voce), Anders “Gary” Wikström (Chitarra e Voce), Joakim Larrson (Basso), Pattrick Appelgren (Tastiere, Chitarra e Voce) e Jamie Borger (Batteria e Voce).
C’è comunque da aggiungere, a completezza di informazione, che nella raccolta antologica ‘Weapons Of Choice 1984-2006’ (2006, Universal) sono presenti due pezzi inediti composti per l’occasione, a quanto pare, in vista di un cd futuro dalla data ignota. Quindi non solo la band esiste ancora per esibizioni live ma, nel corso del 2006 ha composto due pezzi nuovi, cosa che non accadeva da un lungo periodo.

Aspetto principale da porre sotto la lente d’ingrandimento, è il groove, lo stile, la formula, l’impostazione del sound prodotto dall’act svedese.
Si tratta di un classico Hard Rock melodico, ricco di raffinatezza, di classe, dallo stampo eminentemente melodico, dolce, caldo ed orecchiabile. Se possibile, una ricetta dagli ingredienti contraddittori con il clima rigido dei luoghi ove il gruppo stesso è cresciuto ed ha composto le prime canzoni, sviluppando tuttavia uno stile di puro stampo americano, cioè ricco di scintillanti cromature, di intarsi dalla foggia dorata, di ritornelli corali ed ariosi e di assoli di chitarra chiari e limpidi come acqua di sorgente.

Specificato ciò, si può passare alla disanima delle canzoni che, è bene ribadirlo subito, sono tutte di altissimo livello artistico e tecnico, e risultano prodotte in maniera brillante e consona al groove splendente dell’intero lavoro.

Apre le danze Ready For The Taking, canzone dal classico intro Hard & Heavy, che procede poi in maniera riottosa e decisa, ma subito contrastata, nell’incedere, da un pre-churus di rara finezza e musicalità, per poi arrivare al ritornello, dai toni vagamente anthemici, ben scandito e reso melodico dalle azzeccate linee del basso di Joakim Larrson. Stupendi gli assoli di chitarra, in puro stile Hard Rock anni ’80, ovvero melodici, acuti e dalla assoluta nitidezza.
Il secondo brano dell’album è Party All Over che, come suggerito dal titolo stesso, rappresenta un inno al divertimento sfrenato, senza impegno.
Allegro e gaio l’incedere della canzone, che offre un ritornello da proporre come ideale sottofondo ai più caldi e roventi party di stampo hollywoodiano. Il tutto, però, costantemente costruito su di uno scheletro formato da un songwriting di gran classe, da una realizzazione tecnica perfetta da parte dei musicisti e da una produzione ineccepibile.
Un leggero cicalio introduce l’intro l’acustica di Keep Your Hands To Yourself, brano che però non tarda a mostrare la propria anima elettrica e cromata. Il refrain è davvero riuscito per naturalezza ed armonia, regalando all’ascoltatore un altro momento di serena tranquillità, magari immaginando di trovarsi in qualche landa assolata del deserto del Nevada a godersi il rovente sole, che dà impulso al canto delle cicale, ascoltate ad inizio canzone. Inappuntabile l’assolo di chitarra, che ben si inserisce nel particolare tono del pezzo.
Quarta canzone del platter è Stay Away, introdotta da un romantico passaggio di pianoforte, su cui si erge una strofa sottolineata da una calda e languida chitarra solista. Stupendo e vario, oltreché sentito e profondo, il cantato di Robert Ernlund che, aiutato dai cori di ampio respiro a supporto, crea un refrain molto dolce e delicato, dai toni un po’ tristi, ma dalla classe sopraffina e dal gran gusto musicale.
E si arriva, finalmente a quella che è, a parere di scrive, la canzone-capolavoro dell’album; ovvero il pezzo che, da solo, più nobilitare con la sua classe tutto l’intero lavoro della band: Conspiracy.
Introdotta da oscure linee di keyboards, la canzone sciorina subito una incredibile quanto riuscita sinergia fra i riffs della chitarra di Anders “Gary” Wikström e le tastiere di Pattrick Appelgren, che formano un dorato tappeto dalle trame altamente melodiche su cui può esprimersi al meglio Robert Ernlund, con un cantato vario, sicuro ed armonioso.
Già stupendamente orecchiabile il pre-chorus, ammantato da cori ad ampio respiro, che introduce lo stupendo e languido ritornello, semplice ma di grandissima classe e pulizia.
Incredibile, a parere di scrive, il solo di chitarra: una sorta di canzone nella canzone dalla grande personalità, inseribile, senza remore, tra gli assoli migliori di tutti i tempi in ambito Hard Rock.
Il ritmo del platter si alza di tono con Mr. Heartache, dall’incedere maestoso e mai invadente, che propone a sua volta un grandissimo refrain dalla classe sopraffina, dalla grande capacità di essere memorizzato con facilità e semplicità da chi ascolta. Il tutto in una calma atmosfera di fausta rilassatezza e di totale relax.
Con Gimme One More Night ritorna il languito slow-tempo, scandito da riffs leggeri e dalle linee sempre armoniche e delicate di Ernlund che, assieme al coro, tira fuori un pre-chorus, se possibile, più riuscito ed orecchiabile del ritornello stesso, (tutto sommato piuttosto scontato), al solito godibile, in virtù delle ventate di gran classe che spazzano in lungo ed in largo tutto il disco.
Con l’ottava canzone Get You On The Run, aumentano i toni dimessi ed intimisti, aiutati, nello scendere in profondità dell’anima di chi ascolta, dal cantato sempre impeccabile di Ernlund.
Stupendo, per orecchiabilità, melodia ed armonia il ritornello, sempre supportato dai cori ariosi in sottofondo, che completano, integrano, supportano in maniera perfetta il cantato del solista.
Home Is Where Your Heart Is, dall’intro aulico e supportato da azzeccatissime linee di keyboards, alza subito il ritmo verso un incedere sottolineato dalle scintillanti cromature costruite dalle chitarre ritmiche di Wikström e Appelgren.
Meravigliosi e memorabili i cori, dotati di una rara, dolcissima melodicità che addolcisce tutto ciò che incontra sul proprio cammino, sino ad arrivare agli stupendi assoli di chitarra, chiari, freschi e limpidi. Poderosa, invece, l’introduzione di Fatal Smile, scandita dalla robusta sezione ritmica, scoppiettante ed allegra, aiutata da un grande lavoro di tastiere e dal solito, ottimo, cantato.
Anche in questo caso stupendo per melodicità e dolcezza il pre-chorus, che precede il classico ritornello dolce, solare e cristallino.
Struggente e strappalacrime il solo di chitarra, eseguito in maniera ancora una volta impeccabile e precisa. A chiudere, Hunger, dall’incedere lento, su una base delicata formata da chitarra e tastiere, sulla quale Ernlund si muove a perfetto agio.
Maestoso il pre-chorus per ampiezza armonica e varietà melodica, mentre il ritornello si fa ruvido e dissonante, quasi a rendere più grande la precedente, dolce, parte del pezzo.
Un altro stupendo assolo ed il finale in crescendo, suggellano un platter dalla qualità superiore.

Le conclusioni non possono che essere, per quanto descritto, relative ad un album di eccelsa fattura, composto con grande classe e gusto melodico, eseguito in maniera perfetta da musicisti di spessore internazionale e prodotto in maniera più che adeguata allo stile cristallino dell’Hard Rock melodico.
Un must immancabile nella discoteca di ogni amante di questo tipo di sonorità.

Tracklist:

01. Ready For The Taking
02. Party All Over
03. Keep Your Hands To Yourself
04. Stay Away
05. Conspiracy
06. Mr. Heartache
07. Gimme One More Night
08. Get You On The Run
09. Home Is Where Your Heart Is
10. Fatal Smile
11. Hunger

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