Recensione: Orgasmatron

Di Abbadon - 6 Ottobre 2003 - 0:00
Orgasmatron
Band: Motörhead
Etichetta:
Genere:
Anno: 1986
Nazione:
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90

“I Was Born For Rock’n’Roll, Everything I Need”
– Lemmy, Built for Speed

Se c’è un anno che ha davvero dato tanto al metal, questo è sicuramente il 1986, considerato praticamente all’unanimità l’anno d’oro del thrash grazie all’uscita dei vari “Master of Puppets”, “Reign in Blood”, “Among the Living” e compagnia bella. Nel frattempo i Motorhead, band che diede davvero tanto al movimento thrash in materia di idee ed ispirazione, stavano cambiando radicalmente pelle. Solo due anni prima la band aveva mutato faccia, ed aveva abbandonato la formula del trio, che aveva imperversato in tutta la metà dei “Seventies” fino al 1982, data di uscita di Iron Fist. Dopo quel disco, Lemmy vide uscire mano a mano i suoi compari, in quanto “Fast” Eddie Clarke abbandonò dopo il pugno di ferro a causa dissidi interni, mentre Phil Taylor sparì a seguito di “No Remorse”, vero disco spartiacque per i numerosi cambiamenti all’interno di esso. “No Remorse” fu infatti il primo lavoro con una rinnovata lineup a 4 membri, e fu anche il disco dove Brian Robertson (temporaneo rimpiazzo di Clarke) e Phil Taylor vennero rimpiazzati dai nuovi innesti Wurzel (chitarra), Peter Gill (batteria) e soprattutto Philip Campbell (chitarra), destinato a durare tantissimo accanto a Lemmy. Ma torniamo al 1986. Il quartetto finalmente consolidato (Kilminster, Campbell, Wurzel, Gill) prorompe sul mercato il 9 agosto con un disco che sarebbe stato destinato a lasciare un segno. Il titolo di questo prodotto era “Orgasmatron”. L’album si dimostra subito molto ispirato, sicuramente il più ispirato dai tempi di “Ace of Spades” e compagnia bella. La soluzione musicale proposta dal platter richiamava appunto abbastanza marcatamente quella dei primi lavori, con delle alcune delle singole track che risultano davvero spettacolari. A livello di sonorità Orgasmatron è invece essere abbastanza differente dalle prime produzioni : infatti per quanto concerne il sound siamo su piani più leggeri e moderni rispetto al passato (cosa che in generale non ho mai apprezzato), ma l’utilizzo dei 4 strumenti rende le trame più complesse, aumentando di molto la presa che le canzoni hanno sull’ascoltatore.

La locomotiva infernale (basta vedere la cover del disco per interpretare questo appellativo) Orgasmatron parte subito in quinta con uno dei suoi migliori pezzi, ovvero la fantastica “Deaf Forever”. Si sente subito la differenza di sonorità, ma non è affatto un male, in quanto si percepisce in contemporanea l’enorme quantità di elettrcità che pervade l’ambiente. Il mid tempo è fondato su dei riff azzeccatissimi nelle strofe, strofe legatissime ai refrain che dimostrano qualità davvero evidenti sia in fase esecutiva che carismatica. Splendida la lirica (in assoluto un passo avanti dell’album rispetto ai Cd suoi predecessori) e grande assolo di Campbell, ormai integrato a pieni giri nel motore del combo. In sostanza, secondo me, Deaf Forever può essere considerata, come già detto, una delle migliori song e del disco, e uno dei migliori mid tempo di tutta la produzione Motorheadiana. Potrò essere contestato per questa affermazione, ma la carica che mi dà questa canzone è indescrivibile. A seguito di questa scossa di terremoto arriva l’altrettanto buona “Nothing Up My Sleeve”, cavalcata che ricorda moltissimo le hit passate per ritmiche e impatto immediato. Grande l’intreccio fra le due chitarre, supportate dal Lemmy Bass che suona sempre con la proverbiale rudezza e costanza. Ennesimo assolo promosso a pieni voti e ottima conclusione in crescendo. Sicuramente meno famosa rispetto alle prime due tracce ma comunque di ottimo livello è anche “Ain’t My Crime”, molto tirata e dall’intro decisamente quadrata e scoppiettante allo stesso tempo. Ottimo il lavoro batteristico, Lemmy invece mi sembra un pò meno convincente del solito dietro al microfono, ma in compenso è intonatissimo e ben supportato dalle backing vocals nel refrain. Dirompenti e molto, molto enfatizzati i due assoli, che sono qualitativamente tra i migliori dell’album. Drumming sostenuto in introduzione a “Claw”, track più rocciosa e forse meno esplosiva rispetto alle precedenti, ma sicuramente con la stessa capacità iptnotica. Il riff portante mi piace molto, ma se devo scegliere uno strumento dominante lo dò a cuor leggero alla batteria di un ottimo Pete Gill. Buon testo, forse un pò ripetitivo, backing vocals che si producono in urla e incitamenti e solo distorto (ma breve) sono le ciliegine sulla torta dell’ennesima canzone dal grande potenziale, ma molto sottovalutata. Nulla da dire nemmeno su “Mean Machine”, una vera e propria scarica “Bomberiana” nelle orecchie dell’ascoltatore. Il sound è un pò più “pieno” rispetto alle precedenti canzoni, e questo lo vedo come un bene. Da segnalare anche l’eccezionale ritornello, unica pecca la brevità della song. Come potete notare dalla mia scrittura stiamo passando da una song splendida all’altra, e il passaggio da “Mean Machine” a “Built for Speed” non cambia le cose. La grande batteria iniziale fa subito capire la pasta del pezzo, e il riff duro ma non pesante non fà altro che confermare questa sensazione. Il brano prosegue possente, senza cadute di tono e mantenendosi su livelli carismatici che tante band si sognano. Ogni disco, come si sa, ha un punto debole. In un Orgasmatron finora spettacolare, il punto debole lo identifico in “Ridin’ With the Driver”. Non freintendetemi, anche Ridin è un ottima song, solo non riesce a creare in me le sensazione che procurano le altre 8 del Cd. Dal punto di vista tecnico la canzone è buona (ma a mio avviso patisce nel complesso i precedenti componimenti), ma in particolare incornicio la lirica, che descrive un viaggio su una macchina può essere vista come la trasfigurazione del rock’n’roll che sempre ha caratterizzato i Motorhead. Se davvero è come penso, la trovata è eccellente e calza davvero a pennello. Al penultimo posto ecco la cavalcata “Doctor Rock”, buon pezzo, orchestrato benissimo nei refrains, ma con le strofe che peccano fose di eccessiva ripetività. Non male comunque come pezzo, che fa soprattutto da preludio ad una vera e propria Perla (con la P maiuscola) dei Motorhead, la tile track. Ecco, Orgasmatron è devastante, la vera sublimazione di tutto il platter. L’intro con la chitarra distorta ci mette subito “in sagoma”, la voce roca e il riff roccioso, dotato di quel tocco di classe e di quel piglio che solo le canzoni destinate alla storia hanno, fanno il resto. Lemmy più che cantare parla, ma come parla… malvagio e diretto è dire poco. Tecnicamente non siamo di fronte a nulla di eccezionale, anzi sul disco c’è di meglio, ma il livello compositivo e il carisma suscitato nel complesso ha davvero pochissimi eguali nel suo genere, mostruoso, come mostruoso è l’assolo nella sua oscura pacatezza.

Finisce qui uno dei più conosciuti dischi dei Motorhead. Io forse potrei averne parlato anche fin troppo bene, ma l’esaltazione che mi procura questo prodotto è veramente eguagliata da pochissimi lavori di Lemmy e soci. Come dissi già in sede di presentazione, se solo il sound fosse stato un minimo più potente, ne avrei sicuramente parlato come del mio album preferito dei Motorhead, ma già così, che figata.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :
1) Deaf Forever
2) Nothing Up My Sleeve
3) Ain’t My Crime
4) Claw
5) Mean Machine
6) Built For Speed
7) Ridin’ With The Driver
8) Doctor Rock
9) Orgasmatron

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