Recensione: Orgia Daemonicum
Quarto capitolo del side-project di Sakis (Rotting
Christ) e The Magus (Necromantia) è questo
Orgia Daemonicum, che segue a distanza di tre anni
il precedente DV8, proponendo la solita mistura death/black vecchia
scuola di stampo dichiaratamente blasfemo.
L’intento principale dei Thou Art Lord (a detta della
stessa band) è quello di far rivivere in questo disco le atmosfere malsane dei
lavori dei primi anni 80, suonando musica estrema senza ricorrere a modernismi
vari e senza badare troppo a strutture complesse e tecnicismi inutili. Un
ritorno quindi al feeling e ai veri contenuti che hanno animato gli inizi del
metal estremo, dando poca importanza alla forma. Purtroppo per i Thou Art
Lord in questo disco non è presente nè la forma (volutamente mancante) né
tantomeno il sospirato contenuto. In queste dieci tracce non si avverte neppure
un briciolo della genuina cattiveria e della spontaneità che hanno reso
immortali i primi lavori targati Bathory, Venom, Slayer
ecc…A fronte di un song-writing a volte elementare i gruppi sopracitati
miscelavano una tale freschezza d’idee, vigore giovanile e quel tocco di
“satanismo/esoterismo” da rendere straordinaria la propria musica. I Thou Art
Lord al giorno d’oggi non riescono nell’intento di ritornare alle origini.
Canzoni piatte, a tratti davvero monotone, dove lo spirito anni 80 lo ritroviamo
solo nella produzione. I nostri, nel loro concept satanista (oggi oltremodo
risibile) e dall’aria da “cattivo a tutti i costi” (che ormai non spaventa più
nessuno), snocciolano dieci tracce in cui vengono proposte inflazionatissime
“sfuriate” black (neppure così veloci ed incisive) insieme a temi e mid tempos
di vecchia scuola thrash uniti da una voce spesso sottotono per la proposta
musicale del disco. Non proprio tutto è da buttare via, in quanto i nostri sono
pur sempre musicisti con una certa esperienza alle spalle. Buoni riff sono
presenti nella quarta He, The Great Worm, superiore rispetto alla media
del disco è The Gnostic Code come del resto la title-track; troppo
poco per la buona riuscita di un full-lenght, che anche nelle migliori tracce
presenta cali di tono. Si salva la cover degli Onslaught, Power From
Hell.
Orgia Daemonicum fallisce quindi
nell’obiettivo. Musica povera di feeling, che unita ad una prova tecnica e
compositiva dimessa, non può far altro che rendere ampiamente insufficiente il
disco. Non mi sento di consigliare questo lavoro neanche agli indomabili
nostalgici di cui il mondo metallaro è pieno. Risparmiate tempo e denaro.