Recensione: Ossarivm
Dopo il primo demo Ars Moriendi risalente ad un paio di anni fa, i bolognesi De Profvndis Clamavi sfornano un nuovo minicd, completamente autoprodotto, intitolato Ossarivm. Il black metal act è formato da Hingest alla voce, Lord Goticvs e Avgvstvs Madrigal alle chitarre, Count Glimmen alle tastiere, Groeber al basso e Gehammer alla batteria. Il minicd è confezionato con un artwork minimale ma curato ed è composto da quattro tracce ben prodotte, per un totale di ventiquattro minuti di un black metal ispirato ai maestri della scena norvegese, ma proposto comunque in modo originale e ragionato.
La title-track Ossarivm è un pezzo lungo e complesso nel suo scorrere fluido e malevolo: strisciando sinuosamente come un serpente, il brano procede attraverso molteplici momenti ed episodi, diversi nei ritmi e nelle melodie, che costituiscono nel loro insieme una suite corrotta ma allo stesso tempo messaggera dell’ineluttabilità del “memento mori”. Questo brano potrebbe essere l’ ideale musica di sottofondo per un’ambigua promenade nel Père Lachaise, l’antico e labirintico cimitero parigino, testimone di molti fatti di sangue della ville lumière. La voce marcia e maligna di Hingest ci accompagna in un caduco vagabondare per gli ombrosi sentieri di paesaggi ultraterreni, creati dai bellissimi e gelidi riff delle chitarre, che incrociandosi e annodandosi in spirali ossessive e dolorose, tessono la trama su cui viene costruita la struttura della canzone, dove la malinconica e crepuscolare melodia delle tastiere si inserisce sottolineando i passaggi portati dai cambi tempo dettati dall’incedere monolitico e martellante della batteria.
Segue Queen Valsesia che si apre in modo inconsueto, con una linea del synth e un particolare arpeggio di chitarra che sembrano quasi ripresi da una canzone popolare. Si tratta solo di un momento, che dura fino a quando il terreno è spazzato, come un vento glaciale, dal fitto lavorio delle chitarre, che con un riff ossessionante e angosciante creano un’atmosfera tesa, greve, per poi trasformarsi, grazie all’apporto delle tastiere, in una linea musicale cadenzata ed epicheggiante. Simile costruzione ha il terzo brano, My Sadism Has No Shame, un mid tempo con le tastiere molto presenti e volte ad evidenziare la spilogosità e l’aggressività del riffing. La conclusiva Profectvm Iri può essere considerata come una specie di outro, un pezzo atmosferico e ambient con il solo synth che ricrea le sonorità eteree di un quartetto d’archi. Per un momento mi ha ricordato l’arrangiamento ideato dai Celtic Frost, per rendere in musica l’eterea e sognante poesia di Charles Baudelaire, Tristesse de la Lune, nell’album Into The Pandemonium.
Dopo ripetuti e attenti ascolti, posso dire che questo secondo lavoro dei De Profvndis Clamavi è una buona prova. Anche se in alcuni passaggi il suono della batteria non è incisivo come ci si aspetterebbe da questo tipo di proposta, Ossarivm ha comunque i suoi punti di forza nell’eterogeneità delle composizioni che compongono i suoi quattro capitoli. Notevole infine, la tensione creata dalla dicotomia risultante tra le partiture chitarristiche tipicamente old style e le pulite inserzioni sinfoniche del synth.
Tracklist:
01. Ossarivm
02. Queen Valsesia
03. My Sadism Has No Shame
04. Profectvm Iri