Recensione: Out For Blood

Di Federico Mahmoud - 20 Aprile 2006 - 0:00
Out For Blood
Band: Sadus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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75

Negli ultimi anni l’imperversare delle reunion ha restituito alla scena metallica decine di band di cui si erano perse le tracce, con risultati piuttosto altalenanti; a onor del vero l’ago della bilancia pende pericolosamente dalla parte degli sconfitti, con sporadici casi in cui il come-back di turno giustifica i prematuri entusiasmi e coincide con intenzioni sincere, preludio essenziale per un prodotto quantomeno onesto. Il ritorno dei Sadus non avrà il contraccolpo mediatico dei Nuclear Assault (senza cercare troppo lontano), ma s’inserisce felicemente nel club dei remake sensati, che trascendono lo status di banale minestra riscaldata.

Né in verità si tratta di reunion, perché nonostante lunghi e forzati periodi di stallo – dovuti principalmente alle numerose collaborazioni che hanno impegnato i vari membri – il monicker Sadus non ha mai smesso effettivamente di pulsare. Un relativo periodo di calma piatta che si è tradotto tuttavia in un decennio di silenzio sul mercato, interrotto solamente dalle release del demo Death To Posers (quasi un tentativo di sondare il terreno) e del successivo DVD Live In Santiago, peraltro distribuito in sole 500 copie. Dai giorni di Elements Of Anger – era il 1997 – non sono cambiati i volti in squadra, con la fascia di capitano ormai tatuata sul braccio del tentacolare Steve DiGiorgio, né è andata perduta quella vena genuinamente progressiva (leggi: tentativo di eludere ogni schema) che ha sempre contraddistinto i lavori della band in campo techno-(death/)thrash. Vale in questa sede lo stesso discorso fatto a suo tempo per act quali Exodus e Death Angel: esempi (rari) di come si possa far tesoro della tradizione e dell’esperienza per adattare il proprio sound al 200x, senza il rischio di comprometterne l’integrità o rinnegare le proprie radici.

Un’evoluzione intelligente in cui i Sadus credono molto, a giudicare dai contenuti di Out For Blood: un lavoro che si barcamena tra episodi micidiali e qualche soluzione neanche troppo velatamente opportunistica, per non dire ruffiana. Che la missione non fosse di agevole compimento era chiaro fin da subito, come accade a ogni formazione che – per quanto matura – debba confrontarsi con una realtà che ha sempre studiato da spettatore; è forse dalla necessità di un compromesso con certi tormentoni moderni che nascono brani indigesti come Lost It All, un esperimento infelice, e soprattutto Down, misteriosamente scelto come singolo apripista in rete. Due passi falsi pesanti ma tutto sommato isolati nell’economia generale del platter, che offre ben altre prospettive nei tre quarti d’ora abbondanti che rimangono: basta ascoltare la doppietta finale CursedCrazy (con ruggente contributo del mai domo Chuck Billy, qui in demonic disguise) per rendersene conto. D’altronde è quando i ritmi incalzano che il trio fa vedere le cose migliori, specie in termini di prestazione corale: nascono così brani tremendamente efficaci quali Sick, Freak o la stessa title-track, in cui è premiata l’intesa collettiva a scapito di qualsivoglia pulsione solista. Perfino un virtuoso come Steve DiGiorgio si concede raramente a dimostrazioni di bravura fini a sé stesse, preferendo formare un temibile tandem ritmico con l’affidabile Jon Allen; l’ormai celebre fretless resta comunque in primo piano, ed è quasi un sollievo incrociarne il suono ficcante sulle note di In The Name Of…, probabilmente la composizione migliore del lotto. L’opener incarna idealmente il passaggio di testimone tra vecchi e nuovi Sadus, segnalandosi come un ponte che collega vent’anni di onorabile carriera: percepire la stessa carica che animava i primi vagiti di Death To Posers o Certain Death non è, oggi, cosa da poco.

Restano da segnalare suoni potenti e precisi (complimenti a Juan Urteaga, protagonista anche di un paio di backing vocals) e l’ennesimo, encomiabile lavoro di Travis Smith, per la gioia di chi resta fedele ai piaceri del booklet originale. Il quadro è chiaro: Out For Blood non è un capolavoro ma ha tutte le carte in regola per soddisfare ogni Sadude che si rispetti – e non solo. Le premesse sono peraltro incoraggianti in vista di un seguito, in cui i Nostri avranno senz’altro vita facile nel limare le imperfezioni e sviluppare gli elementi più interessanti (molti, per la verità) di un sound che, dopo tanti sforzi, sembra aver superato la prova del tempo. Sinonimo di garanzia.

Federico ‘Immanitas’ Mahmoud

Tracklist:
01 In The Name Of…
02 No More
03 Smackdown
04 Out For Blood
05 Lost It All
06 Sick
07 Down
08 Freedom (*tributo a Chuck Shuldiner)
09 Freak
10 Cursed
11 Crazy

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