Recensione: Out In The Cold
Seconda prova solista sulla lunga distanza per Jack Frost, ottimo professionista della chitarra solitamente di ruolo nei Seven Witches, attivo già in Metalium e Bronx Casket Co., e noto ai più per una fuggevole (e polemica) apparizione in forza ai Savatage.
Heavy power dal sapore hard rockeggiante a volte condito da spigolosità più “thrashy” sono grossomodo le coordinate che con maggiore schiettezza descrivono la proposta messa sul piatto dal chitarrista statunitense che, come pare essere divenuta consuetudine in questi ultimi tempi, non si è certo fatto mancare l’apporto in sede di esecuzione da parte di una discreta schiera di guest star disseminate qua e là nelle undici tracce componenti il cd e tra le quali spiccano Ted Poley (storico cantante di Danger Danger e Melodica), Paul Shortino, Alan Tecchio (Hades), Jeff Martin (Racer X, Badlands), Joey Vera, (Armored Saint), Mike Duda (W.A.S.P.) e soprattutto Neil Turbin, primo frontman dei seminali Anthrax, del quale non si avevano notizie da un numero davvero consistente di anni ed autore di una prova di ottimo livello.
Scorrendo i nomi della “compagnia” era lecito aspettarsi qualcosa di più di un semplice lavoro di heavy power di routine e maniera e devo ammettere, con tutta franchezza, che dopo qualche ascolto il dischetto in questione non ha rivelato picchi particolarmente scoppiettanti come attendevo, ma pur attestandosi su di un livello qualitativo sicuramente non troppo eccelso e ben lungi dal risultare imperdibile (forse anche a causa di una produzione a volte un po’ deficitaria), si deve anche riconoscere la presenza di qualche episodio interessante che contribuisce a rendere il prodotto meritevole di una onesta e sincera sufficienza: nulla che possa farci gridare al miracolo ma certamente nemmeno allo scandalo.
Abbiamo così una serie di brani che oscillano tra spunti US thrash di vecchia scuola come l’opener “Wasting Your Luv” (singolare ascoltare un cantante tipicamente “melodico” come Ted Poley su di un brano di questo genere), la successiva “Hell Or High Water” e la possente “Crucifixation” (davvero uno dei pezzi migliori del lotto interpretato dal redivivo Neil Turbin), per passare ad umori più classicamente heavy nella title track “Out in The Cold”, sino all’hard rock di “Head First” e “Peter and Me” (quest’ultima dotata di accenni addirittura affini al Southern) arrivando a scomodare quindi i Mercyful Fate in “Covered in Blood” (sorprendente Jeff Martin che con vocetta acuta e beffarda sembra voler imitare il sommo Re Diamante) per pagare infine dazio ad alcune band storiche nella seconda parte del cd con una serie di cover intitolate “Hold On Loosely”, originariamente dei 38 Special (buonissima prova di Frost dietro al microfono) , “Cold As Ice” dei Foreigner e “Sign Of The Gipsy Queen”, classico degli April Wine. Non manca inoltre la ballata di routine a nome “Passage To The Classical Side”.
Un melting-pot estremamente composito di influenze e fonti di ispirazione dunque, sempre orientate comunque ai generi più classici e tradizionalisti di cui Frost è genuino portabandiera ed esternate in una serie di canzoni che sembrano voler accontentare un po’ tutti gli ascoltatori, dando ad ognuno uno spunto nel quale poter riconoscere il proprio gusto personale.
L’offerta è questa, un cd di musica heavy onesto e discretamente suonato che non risulta un capolavoro né un prodotto irrinunciabile o destinato a far parlare troppo di sé: né più, né meno…
A voi la scelta!