Recensione: Out of Noland
Con questo “Out of Noland” gli austriaci Demolition arrivano al debutto discografico sotto Gutter Records, dopo un demo-cd uscito nel 1998 e tuttora ancora acquistabile tramite il mail-order dell’etichetta.
Il gruppo ci propone un classico thrash metal evoluto leggermente influenzato da sonorità moderne nella parte cantata.
Va detto subito che il disco è piuttosto lungo e che le 11 tracce hanno una durata media abbastanza elevata però risultano molto ripetitive fra loro.
Sui membri del gruppo si può dire che tutti sfoderano una discreta tecnica ed in particolare il batterista Tom Krautner e la chitarra solista Thomas Pippersteiner, eccezion fatta per il cantante che a volte cerca di abbozzare un growl totalmente dissipato che va ad intaccare quanto di buono potevano aver fatto gli altri componenti.
Il gruppo da origine a composizioni assolutamente canoniche ed alle volte addirittura banali cercando di suonare cattivo ad ogni costo.
Ci sono alcuni stralci di buone idee ma o risultano totalmente inadeguate nel contesto delle canzoni oppure vengono malamente sviluppate ed articolate.
L’album non riesce principalmente per 2 motivi: il primo motivo è perchè non ha quasi assolutamente mordente; infatti neanche dal punto di vista dell’impatto e della violenza i Demoltion riescono a proporre qualcosa in grado di destare l’ascoltatore. Il secondo motivo è che bene o male tutte le canzoni, esclusa la ballad melodica “Scared” e qualche altra situazione in cui si hanno accenni più intimisti, risultano costruite su di una stessa struttura caratterizzata da cavalcate che sono tutte simili fra loro e da scontati ritornelli.
Per la realizzazione di alcune tracce, i Demoltion si sono avvalsi della collaborazione di artisti più o meno famosi. Il più noto è certamente Ritchie Krenmaier, voce di un altro gruppo austriaco gli Stygmata IV.
La band si è avvalsa della sua voce in “Scared”, che forse è una delle pochissime canzoni di “Out of Noland” che si fa ascoltare volentieri.
E’ una song lineare che si apre con arpeggi di chitarra molto riflessivi, che si alternano alle chitarre distorte. La base di tastiere non da assolutamente fastidio e crea un valido appoggio per le chitarre. La voce del guest Ritchie Krenmaier fa un buon lavoro, ma arriva quell’animale di cantante-chitarrista con la sua voce spossata e acre che in una song come “Scared” non ci azzeca niente. La canzone ricorda molto i momenti più melodici dei Nevermore.
Anche la title-track non è da buttare. Si affida ad un tempo batteristico che incede preciso e compatto, quasi un rituale. Molto vicino alle ritmiche di alcune canzoni di “Demonic” dei Testament. Perde la grinta che sfodereva all’inizio con il sopraggiungere del ritornello, caratterizzato da un coro che ti avvilisce fin dal primo ascolto.
Non suona male qualche riff di “Line of fire” e di “The untamed”, ma per il resto le canzoni sono due autentici aborti.
Sulle altre song c’è pochissimo da dire poichè la mediocrità regna sovrana quasi dovunque fra le tracce dell’album.
In conclusione mi chiedo perchè mai la Gutter abbia deciso di produrre un discho così scialbo. Non è detto che in una eventuale prossima uscita i Demoltion non risollevino le sorti di una band che almeno per ora non ha niente da offrire. Secondo me potete tranquillamente lasciarlo sullo scaffale del vostro negozio di fiducia.
1.Out of Noland
2.Awake
3.Scared
4.Demolition
5.Line of fire
6.Hate inside
7.The untamed
8.Renegade
9.I’m the eye
10.Another nice day
11.C.B.A.