Recensione: Out Of The Dark

Di Susanna Zandonà - 10 Febbraio 2023 - 0:01
Out Of The Dark
Band: Wig Wam
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2023
Nazione:
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80

Difficile far rivivere i fasti del glam metal all’ interno di quell’ epoca buia che sono gli anni venti del ventunesimo secolo, ma se esiste un gruppo ancora in grado di personificarlo si chiama Wig Wam.
Out Of The Dark”, settimo album per i Norvegesi di Osfold, ci trascina prepotentemente fuori da quel medioevo musicale fatto di assenza di dinamica a cui il nostro orecchio si è ormai – inevitabilmente – abituato, riportandoci una stratificazione eccellente di consistenti suoni “familiari”, senza però scivolare in un avvilente revival imbellettato di “quel che fu”.

Fonte di ispirazione per la title-track sarebbe stata la situazione psicologicamente stressante che avrebbe affrontato il chitarrista, Trond Holter, come dichiarato dal cantante Åge Sten Nilsen nell’ ultima uscita di “Classic Rock”.
È vero che “High N Dry” è cosciente di aver incorporato motivetti più volte ascoltati… e il messaggio è chiaro, con questa estetica da supereroi: nel video musicale si rivedono un po’ nel logo della Marvel, citano l’esistenza del karma ed è chiaro il leitmotiv che costella l’album è un’ uscita dalle tenebre simbolica che cita relazioni disfunzionali (vedi “Ghosting You”)…
Tuttavia riuscono a sbocciare in (apparentemente) inverosimili – ma considerevolmente ben riuscite – aggregazioni musicali. E qui parlo di “Bad Luck Chuck” traccia dal gusto hard ‘n’ blues che in sé racchiude la forza tonante degli AC/DC. O ancora “Forevermore”, un’ interessante variante heavy-folk, con suoni gutturali che appellano band come i The Hu, con i loro ancestrali canti di guerra che istigano la risposta automatica del nostro lato più selvaggio.
Ben chiaro, tuttavia, che essendo norvegesi si riferiscano ai loro antenati vichinghi: “Take me back from the land of Fjords / Safe from stormy weather”.

Sonorità folkeggianti anche per “Sailor And The Desert Sun”, dove si sente una sorta di scacciapensieri e un qualche serpente a sonagli aggirarsi nel deserto arso. Una middle-eastern inspired song dal gusto balcanicheggiante.
Come non citare poi “79”? Numero curioso che nella cabala richiama l’audacia e il coraggio, ma i più curiosi ed appassionati di numerologia ameranno sapere che anche il verbo “bestemmiare” è presente ben 79 volte nel Vecchio Testamento.

Aldilà del significato che può interessare o meno, la traccia prettamente strumentale qui presa in esame si caratterizza per riuscire a fornire un ottimo intermezzo d’ascolto, richiamando in un qualche modo i rintocchi di “High Hopes” dei Pink Floyd ed unendo all’ efficace loop di batteria ad opera di Øystein Andersen aka “Sporty” l’armonia chill (gran tono) della chitarra di Trond Holter aka “Teeny”, le cui pennate sono seguite come un’ ombra dalle profonde note di basso Bernt Jansen aka “Flash”.
Permangono tuttavia le tracce glamorous e su di giri come “The American Dream” o “Uppercut Shazam” in cui la chitarra risulta più affilata con riff fatali e ritmica più animata, dimostrando come il cantante Åge Sten Nilsen aka Glam dia il meglio di sé in queste situazioni, rendendo a pieno nel suo graduale incremento vocale.

Una grande celebrazione di una libertà personale finalmente raggiunta: “Out of the dark tonight / My straight jacket is off / My freedom is won”, che riflette su lati oscuri della nostra società, sdrammatizzandone i connotati ed esagerandoli come solo l’80s glam sa fare, nell’esercizio di renderli divertenti ed esorcizzarli.

Consigliato per chi ama un ascolto coinvolgente e variegato.

 

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