Recensione: … Outside
Disco difficile questo ‘… Outside’, esordio dei Calabresi Moondogs (di Sersale in Provincia di Catanzaro, per la precisione).
Molto eterogeneo, al primo ascolto mi sembrava contenesse poca identità … come se la band cercasse il responso degli ascoltatori per decidere che strada prendere.
Il mio sarebbe stato, però, un giudizio superficiale. Messo su il CD una seconda e poi una terza volta ci sono entrato dentro, o meglio, ne sono stato assorbito.
Nella realtà, l’unicità di questi musicisti, che suonano assieme fin dal 1991, sta proprio nel loro eclettismo, che gli ha consentito di abbattere un po’ di confini e spaziare per vari generi legandoli gli uni con gli altri.
Il tiro di ‘… Outside’, il cui titolo richiama l’ultimo demo della band, ‘Inside …’ del 1999, viaggia tra lo Speed Metal e l’Hard Rock, ha un buon gusto retrò ma sa anche di moderno, è intriso di oscurità e di rabbia, che arriva anche ad essere disperata, ma trasmette anche una qual certa positività attraverso toni quasi romantici.
Il bilanciamento tra le varie andature ed atmosfere è molto fine e, come detto sopra, non basta un primo ascolto per trovare un filo conduttore, nonostante la forma canzone sia abbastanza classica e tenda molto all’orecchiabilità.
In ‘… Outside’ c’è la velocità di ‘Away’, coinvolgente e dinamica, che si allaccia al loro passato, c’è la cavalcata classica di ‘Little Servant’, interrotta da un inaspettato ma stimolante intermezzo di chitarra spagnola e c’è la cadenza trascinante di ‘Hotel Room’.
E poi c’è il romanticismo di ‘The Mountains Watch’ (dedicata ai nativi americani), che s’intensifica fino a diventare cupa tristezza in ‘Hope’ (tristezza che si tramuta nella speranza che il mondo possa diventare migliore) e c’è l’esplosione di energia nel cavallo di battaglia dei Moondogs: ‘Killing for the Revolution’, già presente nel loro secondo demo, ‘Uncontrolled’ del 1997, è uno di quei brani destinati a diventare un marchio di fabbrica, possiamo dire “semplice e lineare” nella sua scrittura ma vivo e trascinante … prendendo come esempio un iper-classico è il loro ‘Iron Maiden’, il pezzo che il loro pubblico chiederà sempre … trovo giusto sia stato inserito in quello che, di fatto, è il loro vero primo album.
Infine, particolare menzione per l’emozionante ‘Like Tears in the Rain, Pt II’, (dedicata ai componimenti dello scrittore peruviano Carlos Castaneda), con il refrain cantato in italiano. Troviamo la ‘Pt I’ nel demo ‘Inside …’, ma in comune tra le due c’è solo il titolo (che, tra l’altro, riprende l’ultima frase del drammatico monologo di Rutger Hauer in ‘Blade Runner’), essendo il primo sostanzialmente un furioso pezzo Thrash/Prog mentre il secondo ha una trama melodica Hard/Heavy.
Thrash che in ‘… Outside’, rispetto ad ‘… Inside’, viene messo quasi da parte in favore di sonorità più introspettive e d’effetto.
Il risultato è un disco vario e maggiormente fruibile. La rabbia è sempre uno dei sentimenti cardine ma viene intervallata a malinconia e tristezza ampliando le sensazioni indotte.
Bel disco, senza altri giri di parole.
‘… Outside’ è stato registrato nei Centogradincantina Recording Studio di Sersale (CZ) di Vittorio Falbo e Valerio Lupia ed è stato interamente autoprodotto dalla band.