Recensione: Outside The Spiral

Di Gianluca Fontanesi - 24 Agosto 2023 - 14:20
Outside The Spiral
Etichetta: Nuclear Blast
Genere: Death  Progressive 
Anno: 2023
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
68

Dietro al monicker Till The Dirt si cela il nuovo progetto di Kelly Shaefer, leader dei grandissimi Atheist, che in questa sede si rimette in gioco cercando di portare freschezza nel progressive death d’autore. L’obiettivo è centrato ma a metà, vediamo il perché.

Come suonano i Till The Dirt? Immaginatevi un disco death suonato moderno, di buon impatto, con ogni tipo di stranezza al microfono, parecchi cambi di stile e il gioco è fatto.

Innanzitutto ciò che salta subito all’orecchio è la produzione, che risulta sbagliata per un titolo del genere: troppo plasticosa e i suoni della batteria sono completamente rivedibili. Il peggio lo serve la cassa, che è un misto tra pallina da ping pong e tasto destro del mouse e arriva a lungo andare a dare fastidio. Outside The Spiral è nella sua totalità un disco strano, che spesso tiene piede in talmente tante scarpe da rendere difficile capire a chi si voglia rivolgere. La prima parte dell’opera è ottima, coi primi cinque brani che offrono grandi idee e culminano in una titletrack che è di gran lunga il brano migliore del lotto. La base death e il ritornello che sembra cantato da Devon Graves in persona risultano armi più che vincenti, ed è su questo dualismo vocale che l’album si regge in piedi per la sua prima metà. Le strofe sono tutte in scream e i ritornelli offrono una gran varietà di influenze andando a citare band come Faith No More e via dicendo.

Quello che poi succede ai Till The Dirt è un incartarsi in loro stessi e un farsi prendere troppo la mano, soprattutto a livello vocale. Nella seconda parte del disco si esagera davvero troppo coi filtri e le parti cantate iniziano ad essere poco lucide e ispirate, nonostante le buone basi death. Si sfiorano generi come lo stoner e altre amenità che si sarebbero potute evitare; durante gli ascolti si ha spesso la sensazione che la band abbia voluto accontentare tutti senza però riuscire ad accontentare nessuno fino in fondo. Alcuni riff si ripetono e tutto il costrutto, come detto, viene spesso affondato dalla voce.

Buona la prima? Nì. Nel 2023 sperimentare è quasi una necessità, ma bisogna farlo in una certa maniera e i Till The Dirt ci riescono solo nella prima parte dell’opera. Ci auguriamo di poter sentire in futuro qualcosa di più inquadrato e meno problematico. Non aspettatevi gli Atheist da Outside The Spiral perché ne rimarreste parecchio delusi. Resta un disco estremo piacevole ma dalla longevità purtroppo bassa; ci sono comunque tutti i presupposti e le basi per poter fare bene coi prossimi lavori. Ce lo auguriamo.

Ultimi album di Till The Dirt