Recensione: Outworld

Di Roberto Gallerani - 9 Ottobre 2007 - 0:00
Outworld
Band: Outworld
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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72

Esce sotto la francese Replica Records l’album di debutto degli Outworld, band votata ad un classico prog metal caratterizzato dalla presenza di massicce tastiere e da tempi dispari ma impreziosito da chitarre che molto spesso sfociano in riff thrash, e da sfuriate in pieno stile speed/power. Il risultato sono nove tracce che, nonostante la loro lunghezza, scorrono piacevoli, convincendo l’ascoltatore di turno.
Impressionante è la tecnica messa in mostra dalla band, i quali non si tirano indietro di fronte a passaggi che ricordano i Dream Theater (poco) e i Symphony X (molto) più duri! A lenti arpeggi di chitarra, seguono improvvise accelerazioni mantenendo però sempre in primo piano la melodia (a tal proposito, ottime le linee vocali) e riuscendo nel difficile intento di non perdere di vista il filo logico della canzone.

La partenza, affidata a Raise Hell, mette subito in mostra come i nostri non disdegnino passaggi heavy/tharsh inseriti in un contesto ritmico prog. La voce graffiante del cantante da ancora più risalto a questo aspetto della band. La seguente Riders è, a mio avviso, uno dei migliori pezzi dell’intero album; le linee vocali infatti catturano e trascinano, soprattutto nel chorus. La prova dei musicisti è decisamente sopra le righe, e gli arrangiamenti curati nei minimi particolari. Song che riesce a meravigliare per la semplicità con cui si passa da momenti melodici ad altri speed thrash, il tutto condito da ottimi suoni di tastiera.
Riuscita è anche la seguente traccia War Cry, grazie soprattutto all’interpretazione del cantante che, sfoggiando continue melodie di tonalità alte con voce grezza, rende merito al titolo della canzone!
Si rallentano i ritmi con la title-track, pezzo classicamente prog con tanto di assoli di tastiera, basso, chitarra e batteria; interessante anche se già al secondo ascolto viene voglia di skippare.
Su lidi aggressivi si adagia la discreta The Never, mentre un lento arpeggio di chitarra introduce City Of The Dead, pezzo di difficile assimilazione ma affascinante, grazie alle atmosfere oscure che trasmette e a una struttura portante complessa e ben articolata (come nell’intermezzo strumentale con voce in stile robot). Dolci note di pianoforte accompagnate da chitarra fanno da preludio alla strumentale Prelude To Madness, incentrata su assolo di chitarra e sinceramente un po’ inutile.
Grey Tide è un altro brano di elevata fattura, che presenta gli Outworld come una band dall’enorme potenziale. Nove minuti in cui la band mette in luce tutto ciò che fino a questo momento aveva proposto, con accelerazioni, passaggi riflessivi, riff serrati, energia e grandi arrangiamenti! E tutto questo eseguito con estrema naturalezza, consentendo così al pezzo di scorrere senza annoiare o essere dispersivo nella sua lunga durata. L’album si chiude con la riuscita I. Thanatos, la quale si pone anch’essa su livelli qualitativi notevoli.

In definitiva un album che gli amanti del genere in questione dovrebbero, se non fare loro, quanto meno ascoltare almeno una volta; la qualità del lavoro infatti non potrà di certo deludere coloro che cercano nel prog sfoggi di tecnica senza per questo perdere di vista il decorso logico dei brani. Senza dubbio un esordio questo da premiare. Considerando qualche calo dovuto a un songwriting non sempre convincente, comunque, il risultato è più che discreto.

Roberto “Van Helsing” Gallerani

Tracklist:
1. Raise Hell
2. Riders
3. War Cry
4. Outworld
5. The Never
6. City Of The Dead
7. Prelude To Madness
8. Grey Tide
9. I. Thanatos

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Anno: 2006
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