Recensione: Ov Mournful Twilight
Ci sono buonissime probabilità che, alla fine della fiera, il debutto dei Morbikon risulti il miglior disco black di questo travagliato 2022. Il nome della band non vi dirà nulla, ma probabilmente avrete già sentito parlare di Phil “Landphil” Hall, Dave Witte e Matthias “Vreth” Lillmåns. Ov Mournful Twilight è quindi il risultato di uno strano connubio tra membri di Municipal Waste e Finntroll e, oltre ad essere un album eccezionale, spazza via in un colpo solo la l’uguaglianza super-gruppo = mediocrità.
Funziona tutto in questo disco e per quasi cinquanta minuti delle vostre esistenze sarete costretti a un headbanging ininterrotto e di estrema goduria. I Morbikon di base suonano un black-thrash piuttosto violento e ibridano parecchio col melodeath svedese. Il risultato è ottimo sotto tutti i punti di vista. La voce è ovviamente in scream, tranne una virata sul death in Borne of Phantom Vessel, e le trame di Vreth sono potenti e sempre ispirate. La sezione ritmica alterna piuttosto bene i cambi repentini di velocità e umore e le linee di basso sono distinguibili in maniera piuttosto nitida.
La parte del leone qui la fanno le chitarre, che sciorinano un riff più bello dell’altro e in fase di arrangiamento sono un valore aggiunto di livello altissimo. Assoli epici, armonizzazioni magniloquenti, si va dalla nwobhm al black svedese passando per i barocchismi del capolavoro dei Vindland e aggiungendo anche degli acustici, che spuntano sempre in maniera imprevedibile ma perfettamente sensati. C’è un ampio spettro di influenze nel sound dei Morbikon e funzionano tutte grazie a un’ispirazione generale quasi da stato di grazia. L’apice lo si raggiunge con Cursed to March on Shattered Limbs, che è il pezzo da 90 che vale il prezzo del biglietto: nei suoi sette minuti e trentacinque secondi spiega cos’è in grado di offrire Ov Mournful Twilight e in molti qui avranno già il portafogli in mano pensando ai Dissection.
Ce n’è per tutti i gusti e tutti, dal nostalgico all’incazzato/a del momento che è stato/a mollato/a dal suo bradipo, finiranno l’ascolto del debutto dei Morbikon premendo ancora il tasto play. Provare per credere. Oltretutto è un’opera longeva, zeppa di dettagli e che cresce in maniera esponenziale ad ogni passaggio. Rimane solo una cosa da dirvi: procuratevi questo disco, sarebbe un crimine se passasse inosservato. Imperdibile.