Recensione: Overload

Di Manuel Gregorin - 20 Agosto 2021 - 22:16
Overload
Band: Spektra
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2021
Nazione:
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75

Esordio discografico per i brasiliani Spektra, band capitanata dal talentuoso cantante BJ, vocalist molto noto noto sia nella scena hard rock carioca che in quella internazionale grazie alle numerose collaborazioni con artisti di alto calibro.
Rilevante il proficuo legame con Jeff Scott Soto in veste di chitarrista e corista, così come quello con i Tempestt, i Talisman, e con i greci Danger Angel: molte partecipazioni che hanno consenito al singer di salire su palchi prestigiosi di Sweden Rock, Graspop, Hard Rock Hell AOR, Monsters of Rock Cruise, Rock of Ages, Bang Your Head.

Ora, forte dell’esperienza acquisita negli anni ha potuto finalmente esordire con un suo progetto personale: reclutati i vecchi compagni dei Tempestt – Edu Cominato (batteria), Leo Mancini (chitarre) ed il noto compositore e produttore brasiliano Henrique Canale al basso – BJ ha definito la rosa completa per il progetto Spektra con i quali proporre un accattivante ed esplosivo hard rock melodico sulla scia di capisaldi del genere come Journey, Europe, Foreigner e Bon Jovi.

Accasatisi presso Frontiers, gli Spektra, ad agosto 2021 rilasciano sul mercato il loro debutto “Overload“. Prodotto sotto la supervisione dell’onnipresente Alessandro Del Vecchio e di sua maestà Jeff Scott Soto, quello della band carioca è un hard rock fiammeggiante che richiama alla mente lo stile di matrice americana in voga negli anni 80, radicatosi in tempi recenti pure nella ribollente scena scandinava. Una proposta musicale spumeggiante, caratterizzata de una forte dose di melodia ed una costante ricerca del ritornello di facile ascolto: una formula a volte forse un po’ prevedibile ma certamente di grande impatto.

Un intro di tastiere apre la strada alle chitarre massicce della title track che dà il via alle danze di quest’album: riff solidi ed una batteria martellante accompagnano melodie vocali dal sapore molto anni 80. Si passa poi a “Running Out Of Time“, primo singolo con tutte le caratteristiche di una classica hit da classifica: richiami ai Bon Jovi e melodie di facile presa la candidano ad essere un cavallo di battaglia in sede live

Effettivamente possiamo dire che bene o male tutti i brani in questione sono concepiti con lo scopo di essere potenziali singoli, seguendo la scia delle pietre miliari del genere come Hysteria e Final Countdown. Non a caso, infatti, la durata media delle composizioni si aggira intorno ai 3 minuti, in modo da costituire 11 brani diretti di facile assimilazione dal forte sapore eighty che grazie al buon lavoro di Del Vecchio e Soto alla produzione riescono ad essere freschi ed attuali.
Così si susseguono “Our Love“, dalle ritmiche più incalzanti dove fanno bella mostra di sé gli assoli ed i riff di Leo Mancini, e la grintosa “Don’t Matter“. Non mancano gli episodi più soft come “Just Because” oppure la classica “ballatona” “Since I Found You” con un ritornello che non può non richiamare alla mente i migliori episodi in stile arena rock di band come i Journey.

Si torna poi ad andature più serrate come “Breakaway” e “Back In To Light” con i vocalizzi di BJ in primo piano; non da meno la buona prova del resto della band a cui vanno a dare man forte le parti di tastiere del produttore Del Vecchio arricchendo così i brani di ulteriore pathos. “Forsaken” è altro potenziale cavallo di battaglia per gli Spektra con un riff indovinato che apre il brano per lasciare poi lo spazio a stacchi voce/batteria alternati ad elettrizzanti note di chitarra, il tutto senza dimenticare una buona dose di melodie catchy e refrain coinvolgenti.

Arriviamo cosi a “Behind Closed Door” e “Lonely Road“, due buoni brani in perfetta linea con quanto ascoltato lungo la durata di questo lavoro in cui i riff di chitarra sono ben miscelati a melodie immediate di forte impatto.

Il primo capitolo degli Spektra si conferma insomma un buon lavoro, a dimostrazione di come il Brasile ed il Sud America in generale, si stiano rivelando una miniera ricca di talenti da scoprire. Alla Frontiers pare se ne siano indubbiamente accorti, visto l’interesse degli ultimi tempi per gli artisti di queste latitudini geografiche.
Un prodotto valido che, come si sarà già intuito, non si contraddistingue certo per originalità: probabilmente l’innovazione non era ciò che voleva proporre la band carioca. Detto con sincerità, nemmeno quello che cercano i fan in questo tipo di dischi.
Quello che conta è la sostanza: hard rock melodico di buona fattura in cui la carenza d’innovazione viene ben compensata con l’esperienza garantita dalla presenza dei veterani BJ, Soto e Del Vecchio.
Un prodotto tutto sommato genuino e spontaneo che andrà sicuramente incontro ai gusti degli amanti del genere, oltre a rappresentare un ipotetico apripista alla promettente scena brasiliana che pare avere le carte in regola per salire nel pantheon hard rock, assieme ai numi tutelari statunitensi ed europei.

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