Recensione: Paindemic Live
La gente di montagna di bla bla bla ne fa pochi. I fatti sono quelli che contano. Tanto nella vita quanto nell’heavy metal. Della strana parabola artistica dei Crohm avevo già ampiamente parlato all’interno della recensione di Failure In The System, a oggi il loro ultimo album in studio.
In breve: il combo valdostano prende forma nel lontano 1985, incide qualche brano e una musicassetta con pezzi eseguiti alive e poi scompare dai radar, quantomeno quelli che contano, per trent’anni. Nel 2015 l’improvviso e piacevole ritorno, con ben tre quarti della formazione originale. Accanto a viéyi Claudio Zanchetta (chitarra), Riccardo Taraglio (basso) e Sergio Fiorani (voce) (qui loro intervista) vi è Fabio Cannatà alla batteria.
Esce Legend and Prophecy al quale seguono Humanity nel 2017 e il soprammenzionato Failure In The System nel 2020. E’ di quest’anno la realizzazione di Paindemic Live, oggetto della recensione, che vede la luce in regime di autoproduzione.
Ricollegandomi al concetto espresso all’inizio, la gens valdostana o fa le cose e le fa per bene oppure lascia perdere. Paindemic Live non ha nulla da invidiare, a livello di packaging, ad altre realizzazioni griffate. La confezione digipak a tre ante si presenta in maniera eccellente: in quella centrale vi è l’alloggiamento per il Cd fisico, a sinistra una foto della band dal vivo e a destra la tasca che contiene il libretto riporta, più in grande, il disegno di copertina. Il booklet, di dodici pagine, contiene tutti i testi e le note tecniche del caso.
Paindemic Live è stato registrato al teatro Splendor di Aosta lo scorso primo maggio. Quattordici sono i pezzi proposti e la parte del leone la fanno quelli estratti da Failure In The System dell’anno scorso. Duri e puri, con la giusta melodia, i Crohm, ma anche sorprendenti: a fianco delle generose dosi di hard’n’heavy fornite da “Fire And Ice” e “Ride The Storm” trova spazio un pezzo totalmente fuori contesto, “Post Fata Resurgo”, all’interno del quale Sergio Fiorani cede il proprio microfono ai rapper Fabio “Fungo” Rean e Andrea “Dj Sago” Di Renzo. Il risultato è un brano in linea con l’attitudine dei due singer, che nulla ha a che vedere con il resto del contesto.
La successiva “Run For Your Life” rimette le cose a posto, con Fiorani sugli scudi, accompagnato dal violino di Flavia Simonetti, altra costante, o quasi, del concerto del 1° maggio, a fornire il proprio contributo in ben otto canzoni. Una presenza discreta, la sua, al servizio del pezzo e mai invadente. Il risultato è poter godere di tracce quali “Deep Blue” piuttosto che “Until You Disappear” o “Mountains” arricchite da questo strumento, dotato senza dubbio di quel fascino ancestrale che una Flying V non possiede, sebbene sia e permanga sacra, alle nostre latitudini, nessun dubbio a riguardo.
Paindemic Live è il manifesto on stage dei Crohm da Aosta. Dopo tanti anni di milizia e credo il giusto suggello a una carriera che si preannuncia ancora lunga e dura a morire, visto il tiro, la resa e il suono pregno di passione di quest’ultimo loro prodotto.
Stefano “Steven Rich” Ricetti