Recensione: Pandemonium
A quattro anni di distanza dal primo EP intitolato “Hope Era Dies”, con una formazione rimaneggiata (che vede l’ingresso in line up del talentuoso vocalist Franck Garcia, a sostituire la splendida Jennifer Vassalle), i Power Metallers francesi Operadyse rilasciano sul finire del 2013 l’album d’esordio, intitolato “Pandemonium”.
Un’ottima produzione pone in risalto le capacità tecniche dei singoli musicisti, in grado di sprigionare un suono compatto e potente, capace di impreziosirne la proposta musicale, che in verità, non si discosta molto da quanto offerto da colleghi connazionali ed internazionali come Fairyland e Rhapsody Of Fire.
“Rise”, è la classica intro strumentale che, come vuole la tradizione del genere, arriva ad addolcire le atmosfere, rendendole mistiche e sognanti, grazie ad un massiccio tappeto tastieristico volto ad accentuare la componente sinfonica del quintetto.
I nostri sembrano essere saldamente ancorati alle classiche tematiche d’ispirazione fantasy e pur non denotando una grande creatività a livello compositivo, riescono a confezionare una buona partenza che si sublima nelle note della piacevole opener “Celestial Sword”, nella quale la melodia è l’assoluta protagonista, grazie ad un refrain orecchiabile e ben riuscito.
La seguente “Unfold Legend”, prosegue con coerenza il percorso intrapreso dal combo francese, che non tradendo la fede del Power più sinfonico ed epico, allestisce un nuovo episodio, in cui certamente la sensazione di deja-vu è costantemente presente, anche se mitigata dalle comunque ottime melodie e soluzioni creative che ne permeano ogni poro, permettendo così al brano di scorrere agevolmente fino alla fine.
Gioiose soluzioni melodiche caratterizzano l’anima della bella “Keeper Of The Flame”, nella quale ancora una volta è il lato operistico e teatrale a dominare, sottolineando come band prediliga concentrarsi su un sound fortemente sinfonico e mai eccessivamente potente.
A “Keeper Of The Flame”, segue la diretta e ben strutturata “The Path”, caratterizzata da una suadente voce femminile, che mescolandosi a quella del bravo Franck Garcia, da vita ad una performance di ottimo livello, anticipando una serie di parti soliste di ottima fattura che potrebbero quasi rievocare le opere più marcatamente sinfoniche di Mike Oldfield, per un risultato finale riuscito ed eccellente.
“Fairies Secret Garden”, è un altro affresco marcatamente power, contaminato ancora da chiari elementi sinfonici, volti a rendere il tutto estremamente teatrale e sinistro. Il gruppo di Alex Staropoli è elevato a principale punto di riferimento per la band francese, che confeziona uno dei momenti migliori di questo esordio.
Successivamente le coordinate del gruppo restano invariate con l’articolata “Arkanya”, che pur non presentando innovazioni di alcun tipo rispetto a quanto ascoltato finora, riesce comunque a risultare discretamente suggestiva, grazie ancora alle ottime melodie proposte, in grado di colpire positivamente l’attenzione del fruitore.
Giunti ormai quasi all’epilogo di questa prima fatica, il quintetto si congeda dal proprio pubblico con un ultimo notevole trittico, composto dalla gelida e cupa Title Track, caratterizzata da ottimi cambi di tempo e da riff ipnotici e granitici. Successivamente è la volta della diretta “Nervermore”, la quale fa da preludio alla sublime “Frozen”, breve ma superba ballad interamente tastieristica, in cui è la voce della dolce vocalist a controllare la situazione, concludendo in maniera straordinariamente sinfonica un debutto stilisticamente per nulla innovativo, ma senza dubbio ben realizzato e ricchissimo di buone idee.
La gioia di tutti i sostenitori del Symphonic Power Metal più epico ed elegante…
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