Recensione: Pangaea [EP]
‘Pangea’ è il nome con cui s’indica la presunta placca terrestre che alcune ere geologiche fa includeva tutte le terre emerse e dalla cui frammentazione sono poi nati gli odierni continenti. È pure il titolo che gli Attempted Life hanno dato al loro EP d’esordio, anche se dubito fortemente che questi matti finlandesi ambiscano alla divulgazione scientifica, poiché non sembrano prendersi troppo sul serio e preferiscono piuttosto sfibrare i propri strumenti inzuppati in un bagno di sudore e alcool.
Attivi fin dal 1987 ma giunti solo ora alla prima pubblicazione, il trio non ha alcuna paura a mostrarsi sporco e sguaiato e sembra riversare sul pentagramma tutta la propria indole da rocker. Gli esteti della musica sono avvertiti: qui non c’è una nota che sia una suonata con pulizia o perizia tecnica, anzi potremmo definire quest’ultima scolastica, cosi come manca ancora quella qualità sia delle canzoni che dei loro autori, indispensabile per elevarsi dalla mediocrità in cui spesso paiono annaspare. C’è invece una tonnellata di marcia attitudine a reggere il peso di un groove metal degenerato da infiltrazioni hardcore, thrash e sludge, con dei suoni tanto polverosi da sembrare vomitati fuori direttamente dalla loro cantina di Helsinki.
Un titolo come “Rhum And Razorblades” piazzato come apripista ha tutta l’aria di una dichiarazione d’intenti, un brano comunque ordinario dove l’ardore quasi agonistico è sguinzagliato da un riff circolare che presto lascia spazio alla ritmica di chitarra ‘spezzata’ e alle harsh vocals che marchieranno tutte le tracce. L’elemento melodico in questo frangente è affidato a poche note di chitarra che rimandano ai grandi Isis. Il thrash fa la sua comparsa nella successiva e mediocre “Graveyard Bitch”, mentre leggendo le parole di “Desert Song” non si può non pensare allo stoner, ma dopo i primi secondi di mid-tempo si capisce che i Kyuss e Josh Homme c’entrano ben poco: stavolta fa capolino l’hardcore e verso metà brano abbiamo il piacere di ascoltare un solo di chitarra… ma niente virtuosistiche dimostrazioni di ego, qui al massimo si flirta con il rumore. Da “Icy Icers” è stato tratto un video folle e demenziale che la dice lunga sulla verve dei finnici e il brano risulta il migliore del lotto grazie ad una struttura più delineata che ne facilita l’ascolto, a un ritornello accattivante e alla buona prova della sei corde. La title-track è demandata alla chiusura del platter e si sviluppa come un fangoso mezzo tempo, dove ritroviamo la soluzione melodica già proposta nella prima canzone, ovvero l’uso pulito della chitarra che si sobbarca quasi da sola il compito di variegare la canzone e rilassare l’ascoltatore per accompagnarlo alla fine del disco, anche se la noia è già lì ad aspettarlo.
Certo i minuti a disposizione sono pochini per dare un giudizio maggiormente esaustivo o per lanciarsi in azzardate previsioni, tuttavia da quel che abbiamo avuto modo di ascoltare si tratta di un EP tutt’altro che sconvolgente, di cui dubito fortemente sentiremo parlare in futuro o che possa far presagire prossimi capolavori da parte degli Attempted Life.
Trascurabili.
Matteo Di Leo
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Tracce:
1. Rhum And Razorblades 4:00
2. Graveyard Bitch 3:26
3. Desert Song 3:39
4. Icy Icers 3:44
5. Pangaea 5:18
Durata 20 min.
Formazione:
Patrik – Chitarra e voce
Pekko – Basso e voce
Valtteri – Batteria