Recensione: Paramount
Curioso notare come ancora oggi la notorietà dei fratelli Holzwart sia legata soprattutto alle loro collaborazioni con Blind Guardian e Rhapsody. Spesso, troppo spesso il grande pubblico dimentica il ruolo chiave che – insieme al chitarrista Markus Steffen – hanno giocato nel Vecchio Continente tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta per lo sviluppo del concetto di “progressive metal”. Spesso, troppo spesso, il grande pubblico dimentica i Sieges Even.
Lo scarso seguito a livello commerciale che toccò alla prima incarnazione dalla band la condusse alla dissoluzione nel 1997. Da allora sono passati dieci anni. Ora i Sieges Even sono tornati, e questa volta sembra che le cose possano andare diversamente. Il loro primo album dopo la reunion del 2004, “The Art Of Navigating By The Stars”, rappresentava per la band un vero e proprio nuovo inizio. Se pure tecnica e sperimentazione melodica restavano prerogative del combo tedesco, il sound ne usciva più melodico e meno pesante, spoglio di quella componente thrash che ne aveva caratterizzate le origini. Determinante in particolare l’arrivo al microfono del giovane Arno Menses, che per timbro e attitudini interpretative avvicinava la band a coordinate progressive rock o talora persino AOR. L’alchimia era apparsa efficace e, complice la maturità dei tempi, tanto era bastato ad attirare la giustificata attenzione di vecchi e nuovi estimatori.
Le basi gettate da quello che si può definire il secondo esordio dei Sieges Even non sono rimaste materia inerte. “Paramount” erige le proprie fondamenta sulla nuova concezione di progressive proposta dal combo tedesco e si avvale delle indiscusse virtù musicali dei suoi autori, proponendosi come uno dei momenti più alti di un 2007 particolarmente fortunato per gli appassionati del genere. Rispetto al predecessore, “Paramount” compie persino un passo in avanti, attingendo a una maggiore concretezza compositiva.
A una durata complessiva analoga – in entrambi casi di poco superiore all’ora – i nuovi Sieges Even oppongono una distribuzione del minutaggio più equilibrata, suddiviso in dieci tracce che si attestano mediamente sui cinque minuti, superando solo eccezionalmente i sette o gli otto primi. Ne traggono particolare giovamento pezzi come “Iconic” o “Duende”, candidati al ruolo di cavalli di battaglia per le future esibizioni dal vivo della band, per non parlare dell’opener “When Alpha And Omega Collide”, uno dei brani più creativi e nel contempo coinvolgenti mai scritti dai fratelli Holzwart. Una menzione particolare meriterebbero anche la conclusiva title-track, impreziosita da uno squisito solo di sax, e la precedente “Mounting Castles In The Sky”, la cui melodia si offre come culla e vetrina per le parole di Martin Luther King, in un singolare ibrido di musica e oratoria di sicuro impatto emotivo.
È comunque difficile trovare un passo falso in una tracklist tanto articolata e scorrevole insieme, capace di coniugare melodie di un’immediatezza non comune a un’involuzione compositiva decisamente elevata, che vi costringerà a spendere parecchi ascolti prima di poter affermare di aver completamente assimilato il disco nella sua interezza. Sono tutte queste caratteristiche che “Paramount” eredita dal suo predecessore, ma che porta su un gradino più alto, avvalendosi di una schiera di brani ancora più solida ed efficace. E non c’è nemmeno bisogno di ribadire quanto il mondo del prog abbia guadagnato dal ritorno in scena di questa formazione di pionieri che, dopo il preziosissimo lavoro oscuro svolto a cavallo delle scorse due decadi, sembra finalmente pronta per togliersi le meritate soddisfazioni anche in termini di pubblico.
Riccardo Angelini
Tracklist:
1. When Alpha And Omega Collide
2. Tidal
3. Eyes Wide Open
4. Iconic
5. Where Our Shadows Sleep
6. Duende
7. Bridge To The Divine
8. Leftovers
9. Mounting Castles In The Blood Red Sky
10. Paramount