Recensione: Paramount Evil
Veloce, violento, aggressivo: il lavoro degli Impiety potrebbe riassumersi così. Stilisticamente siamo davanti alla somma di pochi elementi archetipici, ricombinati in una formula semplice ed immediata: Death Metal di matrice sud-americana con qualche piccola virata Black, qualche divagazione alla Morbid Angel, un pizzico di Thrash vecchio stampo a dare consistenza al suono. Niente di nuovo sotto il sole, ma, se anche si pecca d’originalità, in altri settori i pregi non mancano.
Una proposta terremotante come Paramount Evil va per forza di cose misurata sul fronte dell’impatto, e su questo versante ci si può dire soddisfatti: spoglio di fronzoli, l’album si presenta come un concentrato di cattiveria. Si va sempre dritti al sodo, lasciando da parte intro o aperture pretenziose, e limitando a pochissimi stacchi le virate “d’atmosfera”. Il viaggio lungo le otto tracce che culminano in “Sunset Detonation“, una sorta di sunto del loro stile, è dunque lineare e coerente, senza bruschi stop ma, diciamolo, senza neanche picchi di particolare rilievo. Così che arrivare fino alla fine, una volta superata la curiosità del primo ascolto, diventa sempre più difficile.
Nonostante il buon lavoro svolto in fase di song-writing, i brani suonano a più riprese fini a sè stessi, quasi che l’ispirazione fosse rivolta più allo stile e ad un’astratta idea di intransigenza che non al concreto proposito di sfornare buone canzoni. Un fattore in parte trascurabile per chi abbraccia questo genere sotto una prospettiva di pura intransigenza, ma che vuole esser bilanciato da una certa atmosfera e da un preciso feeling che qui scarseggiano. Il suono, ad esempio, è quanto di più coerente ci si potesse aspettare visto il genere: ruvido, grezzo ma ben bilanciato. Eppure, andando avanti nell’ascolto, diventa un ulteriore elemento che contribuisce al generale appiattimento.
Se nel complesso mi sembra che non si possa essere estasiati, ascoltare brani sparsi può regalare qualche buon momento. A patto di essere ancora dei sostenitori di sonorità così retrò. Chi ha adorato il primo sound sud-americano e chi è costantemente in cerca di violente incursioni nei vecchi territori dell’estremo può guardare a questo prodotto con più tranquillità. Per tutti gli altri sono più che consigliate lunghe sedute d’ascolto prima dell’acquisto, onde evitare di trovarsi fra le mani un lavoro dalla scarsa longevità. Non butterei tutto in blocco, ma si poteva fare di più.
Matteo Bovio
Tracklist
01. Sunrise Defloration
02. Carbonized
03. Indomitable Fist Of Decius
04. Reign The Vulture
05. Adonai Made Excrement
06. Pillars Of Perversion
07. Mighty Impiety
08. Sunset Detonation