Recensione: Paranoia of the Tyrant
Nuovo album per gli israeliani Strident … ed anche nuova band!
Gli avvenuti cambi di lineup sono, infatti, sostanziali: il chitarrista Michael Shliapochny si mette pure dietro al microfono, sostituendo il cantante Dmitri Samoylov che esce di scena, viene reclutata una seconda ascia, nella persona di Yaniv Alkalay e c’è anche un nuovo batterista con l’ingresso di Andrey Galchevski. Per cui un buon 50% di rinnovamento, percentuale che, se si legge la storia della band, continua a ripetersi man mano che incide i suoi full-length, dimostrando quanto il suo percorso sia instabile.
Instabilità che si ripercuote anche nel sound proposto (ogni Strident ha il proprio album): il primo, ‘On The Aim’ del 2010, è un disco Thrash che vira verso l’Hardcore Punk, il secondo, ‘March of the Plague’ del 2019, è intriso della Vecchia Scuola dei primissimi Exodus con sfumature Death Metal ed ora il terzo, ‘Paranoia of the Tyrant’, uscito il 9 agosto 2023 in formato digitale ed il 30 agosto su CD, pesca influenze dal filone dei Metallica, con tanti riff, melodie ed assoli bellicosi che derivano schiettamente dal loro insegnamento.
Evidenzia il mutamento di stile il cambio di cantante: non che Michael Shliapochny assomigli a James Hetfield, anzi, la sua è una voce roca più paragonabile a quella del buon Lemmy (tanto per dare un’idea). Per quanto aggressiva, però, rispetto a quella di Dmitri Samoylov è meno ringhiosa e profonda, con la conseguenza che il sound perde la marchiatura Death che si percepiva nel già citato ‘March of The Plague’.
Un po’ meno feroce ed infernale, dunque, ma comunque sempre parecchio aggressivo: ‘Paranoia of the Tyrant’ pesta parecchio, con un songwriting che offre una discreta alternanza tra ritmi marziali ed altri veloci e ficcanti, con un paio di pezzi (‘War’ e ‘Today Is on Display’) in cui viene anche fuori una buona dose di sfrontatezza punk che ne esalta l’incisività.
C’è voglia di virare verso andature più classiche, evidenziata fin da subito con l’iniziale ‘Hard-Bitten’, brano energico più Heavy che Thrash, ma anche di tirare come treni, come dimostrano la successiva ‘Paranoia’ e la già citata ‘War’ od ancora di assalire frontalmente senza esclusione di colpi con ‘End It’ e ‘Sick Irony’.
Un album massiccio, senza compromessi al quale mancano, però, quegli elementi di spicco che lo rendono imprevedibile. Non è che non ci sia varietà, però, man mano che il disco procede diventa scontato: i primi pezzi si ascoltano bene, poi, da circa metà, subentra un po’ di ripetitività (causata anche dal fatto che gli Strident non è che propongano proprio delle novità) che dà negativamente fastidio e fa calare l’interesse. Peccato, perché questa si riaccende alla fine con ‘Deal With the Beast’, brano che esce dagli schemi con il suo malinconico arpeggio introduttivo e l’improvviso indurimento che poi esplode.
Niente di irreparabile, questi nuovi Strident ci piacciono quanto quelli precedenti e l’evoluzione sonora di ‘Paranoia of the Tyrant’ ci sta tutta. I numeri della band sono alti e se, finalmente, trovassero stabilità, questa direzione va più che bene. Attendiamo con fiducia.