Recensione: Passenger
Dopo due album come
Mechanical Spin Phenomena e
The Audio Injected Soul,
diversi tour (culminati con la partecipazione all’Ozzfest) e una crescente
considerazioni tra addetti ai lavori e semplici ascoltatori, è arrivato per gli
Mnemic il momento di raccogliere i frutti dopo anni di semina, e di dare alla
luce un disco che ne confermasse lo status di band di valore, e che ne
aumentasse possibilmente l’appeal commerciale, per togliersi di dosso
l’appellativo di formazione “promettente” e poter essere annoverata fra le
principali realtà di un movimento ormai sempre più importante.
Passenger rappresenta quindi il coronamento degli sforzi e l’esaudimento
delle preghiere dei nostri danesi, con un disco che centra perfettamente tutti
gli obiettivi prefissati. Innanzitutto Passenger è un lavoro in pieno stile
Mnemic, un naturale sviluppo del sound in cui i nostri smussano ancor di più gli
angoli della propria musica, approdando a un livello leggermente più
accessibile, dove le melodie dei ritornelli e i passaggi dal cantato pulito
assumono ancor più importanza, non tanto per l’uso maggiorato ma quanto per
l’accortezza con cui i nostri li inseriscono nel consueto tappeto cyber thrash.
Una maggiore dinamicità dei brani, un songwriting più curato, e una vena
espressiva rinnovata, fanno di Passenger un disco che cavalca il trend moderno
in modo intelligente, senza esagerare negli eccessi melodici e senza scadere
eccessivamente nel calderone del “commerciale”… parola odiata anche a
sproposito dalla stragrande maggioranza dell’audience metallica.
Del resto perchè biasimare una band che fa tutto quello che si deve fare per
comporre un lavoro eccellente, curato negli arrangiamenti, con i giusti inserti
di elettronica e campionamenti vari, suonato e prodotto a regola d’arte? La
scelta del video apripista è infatti specchio fedele delle intenzioni della
band, con un brano fra i più accattivanti del disco, Meaningless (scritta a quattro mani con Roy Z), televisivo e “trendaiolo” al punto giusto, pur non rinunciando a
qualche sprazzo della vecchia cattiveria espressa dagli Mnemic agli esordi (omettendo però un
pregevole assolo “meshugghiano”). Nonostante il progressivo ammorbidimento, i
nostri dimostrano ancora di affidarsi ai santini della sacra triade post thrash,
Meshuggah, Fear Factory e Strapping Young Lad, per trarre ispirazione; a tal
proposito l’opener Humanaut è dannatamente alla Townsend, breve e intensa, come
del resto si riconoscono le mani di Thordendal e Hagström in Psykorgasm (dove
alcuni riff rasentano il plagio), in Pigfuck, in Electric I’d Hypocrisy e in
diversi altre occasioni all’interno di Passenger. Brani che strizzano l’occhio
anche al nu metal in maniera neanche troppo velata, con aperture melodiche
ottimamente valorizzate dal nuovo cantante Guillaume Bideau (guarda caso ex
Scarve), espressivo sia nel pulito che nell’urlato hardcore.
Una tracklist che presenta gli episodi migliori nella prima metà, più a causa
del calo fisiologico tipico di queste uscite che di una reale (impercettibile) perdita di vigore, in cui va segnalata la presenza come guest di
Jeff Walker e Shane Embury nella quarta Psykorgasm, presenza che
a dire il vero né si
percepisce né aggiunge qualcosa di particolare al brano. Con Passenger gli
Mnemic hanno cercato di comporre qualcosa che riuscisse ad incontrare i gusti di
un pubblico trasversale, senza voler scontentare nessuno. Per ora l’operazione è
riuscita, ma il futuro potrebbe non essere così roseo.
Stefano Risso
Tracklist:
- Humanaut
- In The Nothingness Black
- Meaningless (video)
- Psykorgasm
- Pigfuck
- In Control
- Electric I’d Hypocrisy
- Stuck Here
- What’s Left
- Shape Of The Formless
- The Eye On Your Back