Recensione: Passion

Di Emanuele Calderone - 10 Luglio 2011 - 0:00
Passion
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Anno: 2011
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84

Anal nathrakh, urth vas bethud, dokhjel djenve“ è una sequenza di parole pronunciate da Merlino, mago e personaggio di rilevante importanza nel film Excalibur – opera del 1981 firmata dal regista John Boorman-, basato sul ciclo di storie medievali su re Artù.

È proprio dalla formula appena citata che due pazzi musicisti inglesi rispondenti ai nomi di Irrumator, al secolo Micheal Kenney, e V.I.T.R.I.O.L., nome d’arte di Dave Hunt, danno vita a uno dei più folli e al contempo geniali progetti estremi d’oltremanica: gli Anaal Nathrakh.
Attivo sin dal 1998, il duo di Birmingham si è da sempre distinto per aver dato vita a lavori di elevata qualità e di indubbia rilevanza non solo per la scena britannica, ma più in generale per tutto il movimento estremo.
La band, dedita ad un felice mix tra il più freddo black metal e il grind più truculento, torna prepotentemente a calcare le scene musicali in questo affollato 2011 e, lo diciamo sin da subito per fugare qualsiasi dubbio, lo fa in grande stile.

Intitolato semplicemente “Passion”, il sesto full degli Anaal Nathrakh rappresenta niente più che il naturale proseguimento di quanto fatto fin’ora. Queste parole non debbono però trarre in inganno: se da un lato, bene o male, i Nostri continuano a percorrere la strada imboccata ormai anni or sono, è innegabile che ad ogni produzione vi siano state delle piccole modifiche al sound, tali che i brani non sapessero “di già sentito”, e anche in questo caso gli inglesi non si smentiscono. I ragazzi anche questa volta decidono di dar vita a composizioni al limite della pazzia, divertendosi a violentare la mente degli ascoltatori e creando melodie disturbanti e malate, come pochi altri sanno fare.
Da un punto di vista prettamente strutturale, “Passion” non è un’opera particolarmente complessa ed elaborata: le architetture sulle quali sono costruiti i dieci pezzi, così come le melodie, sono sufficientemente lineari e semplici, tanto da risultare assimilabili sin dalle prime battute.
La sei corde di Irrumator macina riff assassini per tutta la durata del disco, innalzando un muro sonoro di grande impatto: le parti dissonanti rappresentano forse l’aspetto più interessante ed appassionante del guitar working, influendo in maniera assai positiva sulla componente emotiva del platter.
Le ritmiche, al solito, sono affidate alle sapienti mani di Kenney, che si diletta sia al basso sia alla drum machine. I tempi scanditi rasentano l’inumano, attestandosi su velocità folli, che contribuiscono a donare un tocco di “selvaggia brutalità” che bene si sposa con la filosofia che sta dietro alla musica degli Anaal Nathrakh.
A tutto ciò si aggiunga la Voce di V.I.T.R.I.O.L, che non si limita semplicemente a cantare in scream, ma vomita letteralmente la sua voce sull’ascoltatore, alternando alle harsh vocals anche dei passaggi in clean di notevole fattura.

Passare in rassegna ogni episodio qui contenuto potrebbe risultare noioso per i lettori, ciò nonostante è doveroso spendere qualche parola di lode nei confronti dei momenti meglio riusciti: su tutte svettano, senza ombra di dubbio, l’introduttiva “ Volenti Non Fit Iniuria”, vera e propria mazzata sulle gengive che non lascia un solo momento di respiro; anche “Post Traumatic Stress Euphoria” totalmente fuori di testa nella sua cieca violenza riesce a brillare più intensamente. Proprio in questo caso il gruppo riesce a creare una sorta di “caos ordinato”, comprimendo in poco più di un minuto e mezzo tutto il suo odio. Meravigliosa anche la successiva “Le Diabolique Est L’Ami Du Simple”, brano in cui la voce pulita di V.I.T.R.I.O.L trova lo spazio per esprimersi al meglio, con un risultato finale positivo su tutti i fronti. Il pezzo, al solito, suona violento e “catastrofico” (mi si passi il termine) grazie al suo incedere minaccioso.
La vetta qualitativa massima viene raggiunta con “Tod Huetet Uebel”: la canzone rappresenta l’universo musicale dei musicisti di Birmingham in tutto il suo oscuro splendore. Le urla laceranti di Hunt esprimono psicosi e di malessere creando di riflesso un forte senso di alienazione. I 4 primi e 15 secondi altro non sono che la più perfetta rappresentazione della fine del mondo, tanto è l’odio sprigionato dalle sequenze di note suonate dal duo.
Le restanti canzoni non sono comunque da meno, rimanendo sempre su livelli qualitativi lontani dalla mediocrità di molte uscite odierne.

A tutto ciò si aggiunga anche una produzione al limite della perfezione vista la tipologia di disco: i suoni sono compressi al massimo, conferendo al platter un’aggressività ancora maggiore.
Gli strumenti, seppur quasi tutti facilmente distinguibili l’un l’altro, suonano leggermente “impastati”. Le chitarre, zanzarose e sature al punto giusto, riescono ad essere incisive, sovrastando però il basso, rilegato un poco in secondo piano.

Notevole, come di consueto, il comparto “estetico”: la cover in questo caso si riavvicina ai soggetti di “Codex Necro” e del demo “Total Fucking Necro”, tralasciando sia le visioni apocalittiche della bellissima copertina di “Hell is Empty and All the Devils Are Here”, sia quelle “orrorifiche” di “In the Constellation of the Black Widow”.

Null’altro vi è da aggiungere. Ancora una volta gli Anaal Nathrakh partoriscono un album estremo nel vero senso della parola. “Passion” è un full-length che, pur non inventando nulla, non conosce punti deboli, sfiorando la soglia del capolavoro.
Naturalmente non siamo di fronte ad un lavoro per tutti, dal momento che proprio l’estrema violenza del genere potrebbe apparire niente più che cacofonia per molti. Qualora siate però alla ricerca disperata di follia ed estro allo stato puro, potete tranquillamente volgere tutta la vostra attenzione -e il vostro denaro- a questa nuova, esaltante, avventura targata Anaal Nathrakh.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Volenti Non Fit Iniuria
02- Drug-Fucking Abomination
03- Post Traumatic Stress Euphoria
04- Le Diabolique Est L’Ami Du Simple
05- Locus of Damnation
06- Tod Huetet Uebel
07- Paragon Pariah
08- Who Thinks of the Executioner
09- Ashes Screaming Silence
10- Portait of the Artist

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