Recensione: Passion

Di Damiano Fiamin - 13 Luglio 2011 - 0:00
Passion
Band: Pendragon
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2011
Nazione:
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72

Sebbene abbiano pubblicato il loro primo album nel 1985, i Pendragon sono in giro dalla fine degli anni Settanta; in questi lasso di tempo hanno mutato varie volte il loro stile, passando da un progressive rock di stampo tipicamente britannico, fortemente influenzato da gruppi come Genesis e Camel, a uno stile più deciso, sebbene ancora debitore della scena britannica anni di quarant’anni fa. Passion è il nono capitolo della discografia musicale di una band che, con un ritmo di registrazione tutt’altro che frenetico, si prende tutto il tempo che le serve per concludere le registrazioni. Come per il precedente Pure, Barret e soci si addentrano in un territorio caratterizzato da sonorità più pesanti, asperità sonore massicce che ricordano più il progressive metal che il rock degli albori.

Il brano di apertura è quello che dà il titolo all’album, Passion: si tratta di un bel crescendo musicale in cui i vari strumenti si aggiungono uno alla volta prima di lasciare spazio alla voce di Barret che, in maniera pacata, ci accompagna fino all’apice musicale; uno zenit sonoro che, sebbene scorra rapido, riesce ad aumentare il ritmo per tutta la durata di un brano che raggiunge senza sforzo lo scopo di catturare l’ascoltatore. Il finale sfumato si lascia scivolare lentamente verso Empathy; la seconda traccia che si apre in un’atmosfera opprimente e malsana, un’ossessiva ripetizione di accordi acidi e taglienti che non lasciano presagire nulla di buono. È con senso di liberazione che accogliamo la fine della prima parte di questo brano, una catartica deflagrazione in cui viene ripreso il motivo base di Passion per poi tornare verso un’introspezione musicale in cui i vari strumenti ci avvolgono avvicinandosi in punta di piedi e rimangono a cullarci durante il lungo assolo di chitarra, coperto a tratti dalla voce di Barret che, in questo caso, non pare incastrarsi perfettamente nel gioco musicale. L’ultima sezione del brano è un orchestrale crescendo di morriconiana ispirazione, maestosa conclusione di un pezzo di altissimo livello.
Feeding Frenzy si incanala nel solco aperto dai suoi predecessori, un’introduzione lenta seguita da un improvviso cambio di registro, a cui si susseguono plurime variazioni ritmico-stilistiche. This Green And Pleasant Land ha delle sonorità all’apparenza piuttosto banali, non raggiunge mai una punta di interesse elevata e lascia alquanto perplessi ad un primo ascolto; è solo dedicandogli maggiore attenzione che si notano i punti di forza di un brano che, comunque, ha una certa tendenza a ripetere se stesso e a trascinarsi troppo a lungo. Sebbene nella parte finale ci sia un aumento notevole della velocità e vengano tentati alcuni esperimenti musicali, non arriva mai quello scossone che potrebbe spingere il brano lontano dal dimenticatoio. It’s Just A Matter Of Not Getting Caught e Skara Brae sono due canzoni  molto somiglianti tra loro, soprattutto per quanto riguarda la struttura compositiva; sebbene non si discostino troppo dalle tracce precedenti, paiono legati da un minimo comun denominatore sonoro che li appaia in un dittico dal sapore agro-dolce, caratterizzato da un’atmosfera malinconica ma pervasa da un impalpabile allegria. Affascinante l’incipit di Your Black Heart, le corde della chitarra vengono pizzicate con maestria, mentre le tastiere creano un sentiero di morbide note su cui l’ascoltatore viene accompagnato verso il finale, intenso ma intimo.

Passion è un album che va ascoltato, assorbito ed assimilato prima di poterlo comprendere a pieno. Soprattutto durante le prime esecuzioni del CD, può capitare di giocare a cogliere le varie influenze contenute nei brani, ricercando l’ascendente dei Pink Floyd e quello dei Genesis, annotando compiaciuti la presenza della matrice dei Dream Theater e degli Yes o valutando l’impatto dei Marillion sulla crescita artistica dei Pendragon. Alla fine, però, si capisce come tutto ciò si amalgami perfettamente e come, in realtà il gruppo inglese abbia delle sonorità proprie evidenti; non avranno forse mantenuto una coerenza stilistica dalle origini ma, sicuramente, hanno percorso la propria strada con determinazione e cura. Forse il successo del precedente CD li ha portati a strizzare maggiormente l’occhio verso una musica più intensa, ma non credo che nessuno possa condannarli per questo. Passion è un buon album, ascoltatelo se siete amanti del progressive rock, amatelo se ascoltare progressive metal.


Damiano “kewlar” Fiamin

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Tracklist:

1.    “Passion” – 5:27
2.    “Empathy” – 11:20
3.    “Feeding Frenzy” – 5:47
4.    “This Green And Pleasant Land” – 13:13
5.    “It’s Just A Matter Of Not Getting Caught” – 4:41
6.    “Skara Brae” – 7:31
7.    “Your Black Heart” – 6:46

 

Formazione:

Nick Barrett: Voce, chitarra, e tastiere
Peter Gee: Basso
Clive Nolan: Tastiere, voce
Scott Higham: Batteria, voce

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