Recensione: Past In Different Ways
Che il nome di Michael Kiske sia indissolubilmente, per giunta suo malgrado, legato alla carriera negli Helloween, e in particolare ai due “Keeper Of The Seven Keys”, è un dato di fatto.
Sulla contraddittorietà del personaggio abbiamo già scritto abbastanza, e di certo non ci ripeteremo, soprattutto alla luce di questa nuova evidente riprova che lo stesso Kiske sia stato alquanto ingeneroso verso il suo passato, e nonostante tutto continui a trarne linfa (sì, intesa come sostentamento).
Crediamo che i fan del biondocrinito singer tedesco accoglieranno a braccia aperta questa release, come se fosse una ventata di freschezza rispetto alle asfissianti uscite soliste, eccezion fatta, se vogliamo, del progetto Place Vendome, che, si vocifera, avrà presto un seguito, e che, tuttavia, era stato accompagnato dalle solite fastidiose dichiarazioni del buon Michael.
Il titolo, probabilmente voluto da Kiske, vorrebbe continuare sulla strada del “distacco”, sottolineando la presa delle distanze sbandierata ai quattro venti, e se da un lato incuriosirà i più, dall’altro potrebbe tenere lontani gli integralisti.
In realtà gli sforzi di gettare acqua sul fuoco risultano vani, anche perché si rischia solo di distogliere l’attenzione dall’unica cosa che la meriterebbe, ovvero la musica, che, passata o presente, riveduta o (s)corretta, rimane il centro dei nostri discorsi.
Godiamoci dunque, piuttosto, lo sforzo di chi ha registrato nuovamente i cavalli di battaglia di un tempo, rivisitandoli in chiave – rigorosamente – acustica, senza preoccuparci troppo se la scelta è da intendersi come fumo negli occhi di chi associa ancora lo spettro del metal al nome di Kiske, o, come pura e incontaminata rielaborazione artistica…
I brani sono quelli di sempre, quelli “firmati” Michael Kiske, “You Always Walk Alone” e “We Got The Right” in testa, ovvero quelli che più si prestavano, fin dall’inizio, alle acustic version tanto di moda negli EP degli anni ’90. Oltre alle citate due song, che aprono il nuovo studio-album, considerati da sempre degli “impossibili” per i novelli power-singer, dai due “Keeper” viene estratta anche “A Little Time”, qui riproposta in una curiosa versione mid-tempo, molto cadenzata.
Ma sono “Pink Bubbles Go Ape” e ancor più “Chameleon”, ovvero gli album delle zucche in cui maggiore era stato l’apporto compositivo di Kiske, a ritagliarsi la fetta più larga in tracklist, con ben sette brani, alcuni dei quali, come “In The Night” e “When The Sinner” risultano paradossalmente rinvigoriti dalla cura acustica, e adatti a un disco melodic rock contemporaneo.
In ogni caso, tutti i brani mantengono parzialmente le altissime linee vocali originali, a parte gli abbassamenti d’accordatura presenti qua e là – l’età avanza per tutti… – e non sempre funzionano sull’arrangiamento acustico, ma tutto sommato si lasciano apprezzare per il gran lavoro di produzione e per l’altissimo livello stilistico delle nuove versioni.
Lascio per ultimo, e non per motivi di ordine in tracklist, l’unico inedito, “Different Ways”, che probabilmente sarà incluso in qualche futura studio release del singer di Amburgo, ma che resta in ombra in questo album, avvicinandosi più alla sua discussa e fumosa produzione solista. Di certo non sarà questo il valore aggiunto che dovrà convincere i fan all’acquisto di “Past In Different Ways…”
Tracklist:
- You Always Walk Alone
- We Got The Right
- I Believe
- Longing
- Your Turn
- Kids Of The Century
- In The Night
- Going Home
- A Little Time
- When The Sinner
- Different Ways (new track)