Recensione: Pathos

Di Andrea Bacigalupo - 9 Marzo 2025 - 8:30
Pathos
Band: UnscArreD
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2024
Nazione:
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82

Per fare le cose bene ci vuole il suo tempo … anche trent’anni se necessario! Gli UnscArreD di Abbiategrasso hanno fatto così dato che, pur se nati nel 1994, arrivano solo adesso ad immettere sul mercato ‘Pathos’, il loro Debut-Album. Non che non avessero già inciso: un primo Demo nel 1995 (‘First Tape’), un EP nel 2000 (‘Ruthless’), un live album nel 2002 contenente più che altro delle cover (‘Emergenza Live!’) e poi altri due Demo, uno nel 2004 (‘God Created Man’) e l’altro nel 2011 (‘Cain’s Embrance’) e sulle spalle hanno pure un bel po’ di concerti suonati in giro per l’Italia.

Nonostante questo il lavoro sulla lunga distanza arriva ora : Wow … altroché se lunga ed anche ambiziosa: ‘Pathos’ dura un’ora e poco più, niente male come “inizio”.

Ma procediamo con calma: gli UnscArreD suonano Thrash Metal anni ’80 fin dagli esordi, nonostante in quel periodo questo genere stesse attraversando un periodo di transizione non proprio fantastico. ‘Pathos’ però non è limitato al solo “battere e percuotere” nudo e crudo.

Per prima cosa manca l’istinto giovanile, l’incazzatura a prescindere, che ha caratterizzato le prime produzioni della Vecchia Scuola, giocoforza … i musicisti non sono più gli adolescenti degli inizi ma una band esperta e rodata (pochissimi sono stati i cambi di lineup nel tempo) e, per quanto in loro si senta ardere ancora un forte spirito sovversivo, in ‘Pathos’ non tirano a “tutto braccio” ma piuttosto incanalano la loro ferocia verso direzioni ben precise e mirate.

È un Thrash “studiato”, diciamo, con in più elementi Power e Prog. Del primo prendono la forza della narrazione teatrale, mentre il secondo è essenzialmente riferito a quello espresso dagli Iron Maiden con ‘Rime of the Ancient Mariner’ (per fare un esempio). Per cui un sacco di atmosfere cangianti ed emotive che passano dall’essere roventi ad emanare sofferenza o concitazione senza soluzione di continuità.

In altre parole ‘Pathos’ è un disco complesso e raffinato che ha l’aspetto di un’Opera Metal.

Un’opera dai molti cambi di scena che però sono tutti legati, per quanto improvvisi.

Facendo qualche esempio: la velocità abrasiva di ‘Forging the Gods’ viene interrotta prima da un refrain epico-corale e poi da una lunga melodia di pianoforte che va in contrasto con un’accelerazione marziale.

La folle prepotenza di ‘Asynchronous’ viene frammentata da sezioni ed assoli che creano un clima psichedelico, ‘The Fiery Gulf’ è una giostra vorticosa, ‘Still Burning’ un continuo sali e scendere e ‘The Wayfarer’ un assalto bellico incessante.

Particolare menzione per la strumentale ‘Gaia’: una suite di oltre 13,00 minuti che mostra tutta la tecnica degli UnscArreD, compresa una profonda parte acustica, ma anche il pathos che riescono a suscitare.

Veniamo così al titolo del disco: ‘Pathos’, termine che può assumere il significato di sofferenza, irrazionalità ed emotività ma che indica pure la capacità di commuovere intensamente. Gli UnscArreD ampliano il concetto analizzando la tendenza che ha l’uomo di cercare forti emozioni ed il lato oscuro che lo porta tante volte a trasformare la sua storia in un disastro. Il termine ‘Pathos’, nei suoi vari significati, accomuna tutta la tracklist.

Concludiamo con due parole sulla copertina: fuori dai soliti stereotipi Thrash di questo periodo non rappresenta il solito mondo in via di distruzione, voluta o meno, con lunghe file di uomini dannati o disperati e demoni oscuri che prendono il potere.

È qualcosa di più sottile, riflessivo ed allarmistico: la maschera della tragedia greca con degli ingranaggi al posto degli occhi ci avverte di quanto possa essere pericolosa la tecnologia che forgia nuovi dei.

Concludendo e sintetizzando: ottimo lavoro, maturo, completo in ogni sua parte, studiato nel dettaglio, ricco di sonorità caustiche e di coinvolgenti armonie, prodotto con professionalità senza esagerazioni di sorta. Certo non è un album da ascoltare con superficialità ed un’ora di aggressione sonora pressoché continua non è poco, ma va bene così. Non possiamo che consigliarne l’ascolto e seguire gli UnscArreD con viva curiosità.

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