Recensione: Pentanagrams
È solo da poco (maggio 2010) che gli Inheritance, provenienti da Bergamo, riescono a dare alle stampe “Pentanagrams”, demo CD autoprodotto, registrato, missato e masterizzato presso i Cavostudio di Azzano San Paolo (BG). Eppure, la matrice primigenia del combo lombardo affonda le proprie radici nella lontana metà degli anni ’80, quando Ivan Beretta, chitarrista, fa vivere un progetto thrash destinato inopinatamente a morire presto. Nel 2004, la rinascita. Cui segue, l’anno successivo, la definitiva messa a punto della formazione titolare.
Del primordiale thrash non c’è rimasto granché, nel sound attuale. Da dimenticare velocità da Formula 1, brutale aggressività e cori anthemici. Anzi, gli stilemi che si fanno sentire con insistenza sono quelli del progressive rock, di quello agganciato alle sonorità tipiche degli anni ’70. Quel po’ che rimane del genere nato nella Bay Area, ha però la sua importanza. Non secondaria. Il suono della chitarra, infatti, è notevolmente compresso e distorto, elaborato poi con la tecnica classica del palm muting. Il che regala al suono una struttura ben più pesante e robusta di quella del rock, con beneficio per il groove, che acquista una forte personalità e un sapore sostanzialmente unico nel suo genere che, alla fine – a parer mio – si può benissimo inquadrare nel prog. Pur non mostrando una tecnica straordinaria ma comunque ottima (evidentemente i ragazzi hanno i piedi per terra ed evitano di eccedere in guazzabugli musicali fini a se stessi), le canzoni sono costruite con molta cura, precisione e ricchezza. Ricchezza sia di particolari, sia di parti ritmicamente e armonicamente assai diverse fra loro. Merito indubbiamente della precisissima sezione ritmica composta da Antongiulio Deiana e da Sergio Zanetti, con Davide Cantamessa che, ultimo ma non ultimo, rappresenta la classica «ciliegina sulla torta». Difatti, le linee di canto sono fortemente articolate e molto diverse fra loro: l’interpretazione di Davide copre più di uno stile, partendo dal (quasi) parlato (“Stairs To Nowhere”) arrivando, passando per lo screaming (“Temple Of Time”), sino al growling (“Through The Night”)! Detto ciò, occorre ancora rimarcare che lo stile dei Nostri è parecchio ostico. Non ci sono melodie facili/accattivanti, anzi sono piuttosto diffuse diverse dissonanze la cui assimilazione è tutto, fuorché semplice e immediata. La precisione e la particolare «calma» con cui sono suonati i brani consentono, tuttavia, di comprendere in toto quel che intendono proporre i quattro; consentendo quindi a chi ascolta di potersi formare un’opinione precisa di quanto contenuto nel disco.
Contenuto che, casualmente o no, sfuma da canzoni dure e spigolose (“Into The Vice Of Sound”), memori di un thrash ormai lontano, verso canzoni che rappresentano l’evoluzione forse più avanzata degli Inheritance (“The Voyage”); cioè quella che ha come punto di arrivo – ora – il già menzionato progressive rock, seppur vitaminizzato. Non a caso, a chiudere “Pentanagrams” c’è la cover di una song scelta nel repertorio di uno dei più grandi complessi del genere: “Garden Party” dei Marillion. Con Davide, bisogna rilevarlo, in grado di ricostruire molto bene, a modo suo, l’inimitabile voce di Fish.
Fermo restando l’inconfutabile bravura sia tecnica sia artistica dell’act bergamasco, capace – anche – di rendere il lavoro gradevole nella veste grafica, il giudizio conclusivo credo risenta parecchio dei gusti personali. Non penso ci siano vie di mezzo o gradazioni, data la particolarità della proposta: o piacerà, o non piacerà. E questo è sintomatico di forte personalità, autostima e fiducia nei propri mezzi.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Into The Vice Of Sound 6:19
2. Stairs To Nowhere 5:49
3. Temple Of Time 7:55
4. Hobbyhorse 7:17
5. Return Of The Nightmare 7:03
6. Through The Night 4:32
7. The Voyage 7:23
8. Garden Party (Marillion Cover) 6:52
Line-up:
Davide Cantamessa – voce solista
Ivan Beretta – chitarre
Antongiulio Deiana – basso
Sergio Zanetti – batteria e percussioni