Recensione: Perceptive Deception
Attenzione, il seguente disco può creare dipendenza.
Non credo di esagerare nel dire che Perceptive Deception sia
una delle espressioni più elevate mai partorite dal brutal underground europeo,
in grado di fronteggiare senza soggezione i maestri d’oltreoceano. Del resto il
campo di battaglia è il medesimo, con la scuola americana a guidare i
Disavowed in questa micidiale opera prima. Un lavoro che fortunatamente non
rimarrà un episodio isolato nella discografia dei nostri (come si era temuto per
anni) dal momento che i Disavowed usciranno a breve con l’attesissimo
seguito, Stagnate Existence, che dalle anteprime disponibili si candida
ad occupare i primissimi posti delle release del 2007.
Ma lasciamo perdere il futuro e occupiamoci del “presente”, occupiamoci di
Perceptive Deception, un album che esalta tutte le caratteristiche di
un certo brutal tecnico che non rinuncia ad assalire nella maniera più sfrenata
possibile l’ascoltatore. Un disco compatto come un macigno che ha il grande
pregio di essere incredibilmente diretto e orecchiabile (è proprio vero che
tutto è relativo), senza per questo essere scontato e noioso alla distanza,
mantenendosi costantemente su livelli eccelsi. Il riffing curato dall’ottimo
Gerben van der Bij è il giusto compromesso tra la tecnica di alcuni
passaggi, e l’ignoranza dei frangenti più concitati. Un mosaico ritmico in
continuo movimento, molto ben strutturato, vario e fantasioso al punto giusto
(limitatamente al genere, ovviamente), che lascia intravedere un gusto
“melodico” che dona un tocco in più ai brani.
Un altro grande pregio dei Disavowed è di sapere dove spingere a tavoletta
sull’acceleratore e dove lasciarsi andare in break groovy così intensi da
rischiare di farvi svitare il cranio a furia di headbanging. Ne sono un esempio
le prime due tracce in apertura: Rhizome, un brano semplicemente perfetto
e completo sotto tutti i punti di vista, e Abolition Of Impediment,
ancora più devastante del precedente. Tutta la band gira a meraviglia, con un
Robbe Vrijenhoek indemoniato alla batteria, preciso nel “blastare”
inesorabilmente e nel riempire adeguatamente i momenti più rilassati, come nella
coppia Reason Rejected e Masses Conformed (splendido il crescendo
sul finire del brano), brani meno immediati ma ugualmente corrosivi. Dobbiamo
dire che i Disavowed danno il meglio di sé in episodi più tirati come
Condensed Conditions, Generative Patterns, o Opposite Extremities,
dei violentissimi toccasana per qualsiasi brutalkid.
Nota di merito per i testi di Perceptive Deception, dove per
una volta le tematiche gore vengono lasciate da parte in favore di argomenti di
ordine filosofico/esistenziale, e per i suoni scelti, con il lavoro di basso di
Nils Berndsen per nulla relegato nel dimenticatoio. L’unica nota che
potrebbe nutrire qualche disappunto è sull’effetto dato al growl ultragutturale
di Robbe Kok, forse un po’ troppo equalizzato e poco al “naturale”, una
scelta a cui ci si abitua molto in fretta, e che non pregiudica la bontà
dell’album. Piccolezze per un lavoro da spararsi a tutti volume e basta.
Perceptive Deception: tecnica, feeling, personalità, ferocia…
Cosa si deve chiedere di più a un disco?
Stefano Risso
Tracklist: