Recensione: Perfect Storm
Con un nome come Crossing Rubicon confesso che mi sarei aspettato tutt’altro genere musicale. Per chi non fosse tanto ferrato in storia, ricordiamo che ai tempi dell’antica Roma il fiume Rubicone rappresentava il limite oltre il quale un generale non poteva avvicinarsi a Roma in testa alle sue legioni. Quando poi nel 49 a. C. Giulio Cesare ne attraversò le sponde con il suo esercito, ne scaturì l’evento bellico passato alla storia come guerra civile romana che portò alla fine dell’età repubblicana e l’inizio di quella imperiale. Una piccola divagazione storica per far capire come dietro ad un tale moniker sarebbe stato lecito aspettarsi una sorta di epic metal con testi battaglieri ed ambientazioni storiche. Con sorpresa invece scopriamo che i Crossing Rubicon si cimentano in un hard rock melodico/ AOR che esprime sonorità in voga negli anni 80.
Alla mente di questo progetto troviamo il musicista turco Cenk Eroglu (ex Winger, Xcarnation) ed il cantante John Bisaha noto principalmente per il suo lavoro con i britannici The Babys. Una volta unite le forze, i due attraversano sì il Rubicone, non tanto per ambire allo scettro di Roma, ma per recarsi più a sud, a Neapolis, e lì firmare il contratto con Frontiers Music. Ed è infatti con l’etichetta partenopea che i due danno alle stampe questo debutto intitolato Perfect Storm (chi come me era al concerto degli Iron Maiden a Bologna ne saprà qualcosa di tempeste perfette…). Oltre a Eroglu e Bisaha fanno parte della partita anche i figli di Eroglu, Efe, ad occuparsi delle parti di chitarre e tastiere, assieme a Reis alla batteria. Completano il gruppo vari ospiti come Pat Mastelotto (King Crimson, ex Mr. Mister), Ray Coburn (Honeymoon Suite) e Reb Beach (Winger, Whitesnake).
Si inizia con la title track, un hard rock melodico in cui trovano risalto delle atmosfere pop. Genere questo nel quale Cenk Eroglu sente di esprimere il meglio di sé. Infatti come da lui stesso dichiarato fin da ragazzino, pur cercando di assimilare più stili rock possibili, ha sempre prediletto le sonorità AOR e melodiche. Sonorità ben riconoscibili in pezzi come Reason To Die, o i tempi medi di Scar. Lo stesso si evidenzia poi nella più ritmata Cry Me A River, con una buona prestazione vocale di John Bisaha ed un paio di assoli di chitarra indovinati.
Non mancano le ballate come 100 Thousand Years o Never Again dove la componente melodica viene maggiormente accentuata. Perfect Storm è il classico disco di rock melodico, nel quale ogni canzone sta al proprio posto senza cercare di stravolgere le regole o voler sorprendere l’ascoltatore.
Si pigia di più sull’acceleratore con On The Run, brano in cui anche i suoni di chitarra e tastiere si fanno più corposi. Inoltre il rumore di folla posto in apertura contribuisce a creare una suggestiva atmosfera live.
Get Away e Too Late tornano su tempi più ragionati con sonorità pulite e cristalline.
Nella ballad Crash & Burn il cantante John viene affiancato dalla voce femminile di Holly Bisaha. Sinceramente ignoro se ci sia un eventuale parentela o correlazione fra i due vocalist presenti in quest’ ultimo brano ma fra le collaborazioni di Holly figurano nomi come Stevie Wonder, Huey Lewis, Frankie Valli, Simon Kirke, Ricky Byrd. Roba seria insomma.
Tornando a Crash & Burn, la prova vocale dei due Bisaha funziona bene ed offre il giusto feeling. Interessante anche l’assolo di chitarra verso la fine.
In conclusione Time (Without You). Un hard rock ancora fortemente influenzato da certe sonorità pop in cui si fanno notare un paio di assoli: prima uno dal sapore blues e poi l’altro più orientaleggiante che ci accompagna verso la chiusura del disco.
In buona sostanza un album sicuramente suonato con mestiere da abili musicisti ma, come già detto, che non aggiunge granché alla categoria del melodic/AOR. Un lavoro che piacerà agli appassionati del genere e pochi altri. D’altronde sono ormai lontani gli anni in cui l’ AOR sbancava nelle classifiche. Al contrario oggi si trova ad essere un genere rivolto ad un pubblico più di nicchia.
Magari è proprio a questa cerchia di persone che i Crossing Rubicon vogliono rivolgersi, confezionando un disco dedicato essenzialmente ad un pubblico di super appassionati al genere melodico.