Recensione: Pestapokalypse VI

Di Stefano Risso - 31 Ottobre 2006 - 0:00
Pestapokalypse VI
Band: Belphegor
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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72

Dopo aver ascoltato la nuova fatica dei Belphegor, questo nuovo
devastante Pestapokalypse VI, si può dire con certezza che su
Helmuth
e Sigurd si può fare sempre affidamento quando in un disco si
ricercano violenza sonora a iosa, e cattiveria che cade a pioggia. I due
austriaci lo sanno bene, e senza sconvolgere il loro trademark black/death
guerrafondaio e blasfemo, ripropongono per la sesta release della carriera un
album che accontenterà certamente tutti i propri sostenitori.

Non un lavoro che farà gridare al miracolo sia chiaro, ma che è costruito
come meglio non si poteva: chitarre infuocate, taglienti, ispirate, che
concedono anche qualche spiraglio alla melodia, letta ovviamente in chiave
Belphegor
, quindi preposta soprattutto a conferire maggiore dinamicità e
morbosità al tutto, sapendo anche rallentare di tanto in tanto, senza per questo
perdere un grammo della loro pesantezza. Molto buona anche la sessione ritmica
sorretta dal lavoro lineare e manco a dirlo indemoniato di Nefastus alla
batteria, come la prova vocale Helmuth, perfettamente in linea con la
musica composta.

Un disco che fa dell’impatto il proprio biglietto da visita non poteva non
iniziare con Belphegor – Hell’s Ambassador (ottima), che mette subito in
chiaro a chi si fosse avventurato in Pestapokalypse VI, senza
sapere a cosa va incontro, che nei prossimi quaranta minuti scarsi i nostri
sfiancheranno fisicamente gli ascoltatori con combinazioni sparate di blast
beat/riff serratissimi e rallentamenti maleodoranti. Se i Belphegor ci
hanno “benedetto” con una delle composizioni più death oriented della carriera,
con la seguente Seyn Todt in Schwartz ci ricordano che l’altra metà del
cielo rosso fuoco che campeggia sulla bella cover è fatto di sfiancante e
tiratissimo black metal, con un brano tanto semplice ma efficace. Non solo
velocità assassina in Pestapokalypse VI, dal momento che nella
terza Angel of Retribution i tempi rallentano considerevolmente,
lasciando spazio alle melodie soffocanti sopracitate, chiudendo un trittico
d’apertura decisamente buono. Per fortuna dei Belphegor il disco si
manterrà sempre su questi livelli iniziali, grazie a una produzione molto
efficace e adatta alla proposta, ma soprattutto grazie a canzoni molto ben
eseguite come la terrificante coppia Pest Teufel Apokalypse e The
Ancient Enemy
, e la sulfurea Bluhtsturm Erotika.

Diciamo pure che un disco dei Belphegor non offre troppe chiavi di
lettura, si ascolta (o meglio si subisce) senza farsi troppe domande, godendo
della bravura dei loschi figuri dietro al monicker austriaco, Helmuth e
Sigurd (quest’ultimo non proprio un campione di loquacità…), nel
confezionare dischi sempre fedeli e coerenti, pur affinando progressivamente il
proprio stile.
Lucifer
Incestus
rimane probabilmente ancora insuperabile, ma
Pestapokalypse VI
è, a mio avviso, un ottimo successore del fiacco (a
lungo andare)
Goatreich –
Fleshcult
.

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Belphegor – Hell’s Ambassador (mp3)
  2. Seyn Todt in Schwartz
  3. Angel of Retribution
  4. Chants for the Devil 1533
  5. Pest Teufel Apokalypse
  6. The Ancient Enemy
  7. Bluhtsturm Erotika
  8. Sanctus Perversum
  9. Das Pesthaus/Miasma Epilog

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