Recensione: Pestilence Upon Mankind

Di Giorgio Vicentini - 11 Maggio 2004 - 0:00
Pestilence Upon Mankind
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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73

I punti salienti dello stile dei Thy Primordial
odierni sono il suono sempre preciso e tagliente e lo stile veloce, scorrevole e malefico.
Come per il precedente, anche
“Pestilence Upon Mankind” è stato registrato agli Abyss Studios del grande maestro
Peter Tägtgren che tante volte, marchiando i dischi con il suo classico suono rigoroso e potente, ha fatto le fortune delle bands che hanno lavorato con lui.

A tal proposito devo ammettere di non essere mai stato uno strenuo sostenitore dell’ ”Abyss Sound” perché tanto caratteristico da uniformare e certe volte appiattire ad un ipotetico standard dischi che invece avrebbero avuto bisogno di maggiore personalità. Per questo lavoro, invece, non poteva esserci scelta più azzeccata perché il settimo capitolo è potentissimo e gelido quanto deve essere una produzione black metal di questo stampo.
Non è da sottovalutare l’avvicendamento che ha portato alla voce
N. Holstenson (fondatore della band death svedese chiamata Nominon) al posto di
Isidor. Il nuovo membro compie più che discretamente il suo dovere fornendo una prova davvero all’altezza basata su uno scream grintoso e feroce, non particolarmente “catarroso” ma che si concede alcune sporadiche incursioni nel
growl.
Tale sostituzione non ha di certo sviato i Thy Primordial da uno stile tirato e rabbioso sulla scia dei maestri
Marduk o Dark Funeral, quel black violento che ha sconquassato le scene ma che ora appare un po’ una spada spuntata se proposto dai nomi sopra citati.

Per fortuna, quest’ultima considerazione non vale per il lavoro in questione che è ben più riuscito di altre produzioni perché mescola in sé tantissime doti, prima tra tutte il fatto di essere variegato ed articolato.
Questo lavoro non annoia mai in nessuno dei suoi 10 capitoli che scivolano via tra partiture ultra fast e momenti di apparente rallentamento che sfociano in accelerazioni impressionanti. La dote principale di questi quattro maestri del male è l’innata capacità di affondare il colpo nei momenti salienti, di non far scendere mai la tensione nell’ascoltatore e di accomunare sotto lo stesso vessillo del male i ritmi sostenuti, la violenza e le melodie senza che nessuna di queste componenti pregiudichi le altre. Il sound compatto fa il resto appoggiando perfettamente la tecnica e la conoscenza della materia che sicuramente è propria del gruppo (vista anche la loro prolificità).
“Pestilence Upon Mankind” è un disco brutale ma vivace e soprattutto fluido nell’esprimere tutta la tipica rabbia swedish black che mai tralascia la melodia.


Tracklist:


1. Pestilence upon mankind
2. Glorious day
3. Genocide angel
4. Crowned With Lamentable Creed
5. Death is Mercy
6. Deprived of Everlasting Bliss
7. Soul Affliction
8. Branded
9. Grinding Black Madness
10. Revel in Misanthropy

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