Recensione: Pestilentia
MCCCXLVII a.D.
La peste nera, altrimenti detta peste bubbonica, giunge in Italia, devastandone la popolazione e riducendola a metà nel giro di pochissimi anni. Un morbo terribile, dai sintomi strazianti, che ancora oggi, a distanza di oltre cinque secoli, è bene impresso nell’immaginario di morte collettivo.
Tutta questa sofferenza, alzatasi come un immane coro di dolore viaggiante nello spazio e nel tempo, alimenta “Pestilentia”, terzo full-length degli Infernal Angels, ensemble potentino fedele al più tradizionale dei black metal. In un’epoca ove abbondano le contaminazioni ai dettami di base del genere, risalenti ormai a più di due decenni or sono, non può che far piacere evidenziare che ci sia ancora chi faccia finta di non accorgersi di termini quali ‘symphonic’, ‘nihilistic’, ‘raw’, ‘depressive’, ‘atmospheric’ e via discorrendo. Un compiacimento, sicuramente soggettivo, che può assimilarsi a quello derivante dall’approccio alle versioni classiche delle arti. Certo, un avvicinamento del genere non lascia spazio a particolari scalini evolutivi dal ‘classic’ (?) black metal suonato da act rispondenti ai nomi, per esempio, di Carpathian Forest, 1349 e Tsjuder. Un pregio o un difetto a seconda dei punti di vista che, in entrambi i casi, costringe Xes, Managarmr e MiD a concentrare molta della loro forza nella stesura delle canzoni, per giungere a un risultato qualitativamente interessante.
E ci riescono, giacché “Pestilentia”, non portando granché in più a quanto non sia già stato scritto in termini di stile musicale, si rivela un lavoro non solo dall’ineccepibile taglio professionale, ma un raccoglitore di brani ben pensati e, soprattutto, ottimamente eseguiti. Il black, difatti, non è in genere portato a esempio quale modello di tecnica strumentale in sé, tuttavia il terzetto lucano mostra di possedere una raffinata abilità nel mettere a giorno le drammatiche idee (“Pestilentia”) che circolano nelle menti dei suoi componenti. Al contrario del solito, la chitarra non possiede affatto quel suono ‘zanzaroso’ che troppe volte sa di caos esagerato, dimostrandosi pulita, precisa e potente sia nelle parti ritmiche, sia in quelle soliste. Così come il drumming, mai confuso e/o ripetitivo nemmeno in occasione dei passaggi più intensi, rimarcati dalle sfuriate dei blast-beats. Anzi, è proprio in tali occasioni (“Cold Fog Rises”, “Thorns Crown”) che la bravura del terzetto forma un sound poderoso, mai sfilacciato, da vero delirio ipnotico da iper-velocità. Pure interessante la ‘voce’ di Xes, sorta di screaming rantoloso che, forse più di tutto, riesce a focalizzare l’attenzione sull’infinita sofferenza delle genti italiche di quegli orribili anni.
Fenomenale, per tutto ciò, “Domina Nigra”, terrificante bombardamento sui timpani pieno zeppo di pathos; variegata composizione che lacera l’anima per la disperazione che l’avvolge come un macabro sudario. Ricca di accattivanti disarmonie à la Voivod, irresistibile quando si spinge oltre la barriera del suono per un coinvolgimento assoluto. Non sullo stesso gradino ma quasi altre due song che identificano i due specifici lati della personalità… ritmica dei Nostri: la sfascia-tutto “Blood Is Life”, retta da un devastante main-riff, e il mid-tempo sulfureo di “In The Darkness”.
A volte non occorre stravolgere tutto per realizzare un lavoro tanto efficace quanto appassionante, compatto musicalmente e ricco di visionarietà. È sufficiente afferrare “Pestilentia” e inserirlo nel lettore: al resto provvederanno gli Infernal Angels!
Daniele “dani66” D’Adamo
Discutine sul Forum nel topic relativo!