Recensione: Phatogen
Il death polacco, abitualmente legato agli aspetti estremi della questione (Behemoth, Vader, ecc.), allenta per un attimo la presa consentendo un approccio più melodico e sommesso a band che, come i Made Of Hate, predicano una filosofia metallica meno aggressiva.
“Phatogen” è il secondo full-length del quartetto di Varsavia la cui carriera, iniziata tre anni fa, è stata subito baciata dalla label AFM Records, che ne ha curato l’esordio discografico con “Bullet In Your Head” (2008).
Evidentemente, la major deve aver intravisto un buon potenziale commerciale, nei Nostri. Infatti, benché la loro biografia li inquadri nel filone del melodic death metal, non sono poi molti i richiami ai più celebrati act della specifica scena. Anzi, se proprio dobbiamo approfondire lo stile dell’ensemble mitteleuropeo, svanisce come nebbia al sole l’ombra minacciosa delle compagini svedesi, specialiste nell’incrociare voci ringhianti a ritornelli accattivanti. Se queste, fondamentalmente, propongono una versione estrema dell’heavy classico (In Flames, Children Of Bodom), i Made Of Hate ne riprendono la formula partendo da una base che, come stile, si riferisce principalmente all’hard rock. Di questo, come prodotto finito, si ne possono facilmente individuare gli elementi di partenza. Evidenti nell’eccellente guitarwork di Mike, musicista attorno al quale ruotano gli altri tre membri della band. A parte la ritmica, ben lontana dal proporre bordate di riff veloci e convulsi, è la parte che il chitarrista dedica ai soli a evidenziare una classe e una raffinatezza non comuni. I ceselli realizzati dalla sei corde, infatti, si aggiungono con ottimo senso del gusto su un telaio imbastito da un rifferama potente, sì, ma sempre limpido e mai cofusionario. La possente sezione ritmica, raramente impegnata a proporre up-tempo dal sapore stantio, fa da collante per un groove, bisogna evidenziarlo, piuttosto personale e originale. Radek, inoltre, propone il suo growling in maniera quasi dimessa, giusto per allinearsi al suono complessivo, equilibrato e consistente.
Tutto quanto sopra, però, è quasi vanificato da un songwriting un po’ fiacco, privo d’impennate che giustifichino la presenza di un congruo talento compositivo. Se si prova a ripetere gli ascolti, il disco non riesce a decollare, intrappolato nella tipica, grigia bruma del tedio e della ripetitività. Noia, insomma. Qualche episodio mostra l’embrione di una qualità che, alla fine, non c’è. L’opener si lascia assaggiare con piacere, fra un fine ricamo e l’altro della chitarra; così come “I Can’t Believe”, impetuoso mid-tempo arricchito da una melodia portante riuscita e ben sopra la media del CD. L’umore della canzone, e in generale quello dell’album, è abbastanza defilato e melanconico, allontanandosi dal carattere posseduto dalla gran parte dei gruppi implicati nel genere. Un mood profondo che taglia trasversalmente gli accordi dei brani, rendendoli emotivamente rilevanti.
Non sono poche, alla fine, le qualità possedute dai Made Of Hate (ultima ma non ultima l’esecuzione e la produzione, impeccabili). Le potenzialità ci sarebbero, soprattutto per ciò che concerne lo stile non così innovativo ma, almeno, atipico. Tuttavia, la mancanza di peculiarità che mettano sullo stesso piano, anche, la composizione musicale, rende vano lo sforzo fatto per tentare di emergere dall’anonimato. Come, del resto, diventa palesemente inutile lo sfoggio di tecnica mostrato dal chitarrista. “Phatogen”, se vi capiterà fra le mani, meriterà senz’altro qualche passaggio sul vostro lettore; anche se, presto, prevarrà la monotonia di una serie di canzoni senz’anima.
Un’occasione persa per sentire qualcosa di diverso.
Peccato.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Friend 5:00
2. Russian Roulette 4:17
3. You Departed 4:09
4. I Can’t Believe 6:21
5. Lock ‘n’ Load 3:43
6. Pathogen 5:31
7. False Flag 4:16
8. Questions 4:16
Line-up:
Radek – Vocals
Mike – Guitar, Backing Vocals
Jarek – Bass
Tomek – Drums