Recensione: Phlegma
Un dischetto ottico decisamente di cattivo gusto questo Phlegma dei tedeschi Sleepingodslie messi troppo precocemente sotto contratto, a mio personale parere, dalla teutonica Silverdust Records.
Sin dalla prima traccia Back from a mission si mostra arduo il tentativo di capire il tipo di approccio stilistico riservato a questo lavoro, song che scopiazza palesemente il sontuoso riff destinato a Raining Blood e che cerca di sconfinare verso lidi molto vicini al rap ed all’hip-hop intersecando a malo modo tra di loro i diversi generi che confluiscono in un rumoroso miscuglio musicale a dir poco ripetitivo, sgradevole e spesso irritante. Ascoltando i brani successivi l’orecchio percepisce che il quintetto è probabilmente giunto alla errata conclusione determinata dal pensiero fisso sull’all in one, amalgamando non soltanto i 3 generi accennati ma una decina che spaziano dal pop passando per il rock, metal, reggae, alternative ed arrivando ad un semi crossover, senza accorgersi che il disco pecca di una gravissima carenza di fantasia compositiva nonostante raggiunga a stento la sufficienza a livello di produzione, carenza che rende scialbe senza alcuna condizionale le 10 track pubblicate in esso.
La band ha tessuto la prima tela nel 2001 col demo Plantin’ Seedz e soprattutto partecipò e vinse un demo-contest per il quale venne premiata con l’inserimento nel roaster del Summer Breeze festival 2003 e si esibì di fronte ad oltre 10.000 persone.
Con l’aiuto della raccomandazione dell’onnipresente Metal Hammer tedesca, gli Sleepingodslie ottennero nella prima parte del 2004 il tanto agognato contratto con la silverdust che li ha condotti a Phlegma, il quale parto non è esente da travaglio lungo e problematico (e si sente).
Scorrendo tra le righe della loro biografia non posso far altro che irritarmi di fronte al fatto che questi “five men, one vision” si bellano letteralmente quando parlano dell’impossibilità di poter catalogare in un determinato genere il loro disco in quanto esente da schemi prefissati ma è bene che tengano a mente che la loro spada di Damocle è decisamente infissa proprio su quel punto a loro tanto caro.
Ed allora nuotiamo raggianti sulle note di War Song, marchiata a fuoco dal vocalist che tenta invano di imitare la voce di Shaggy oppure voliamo sulle ali di The Force planando sulla inconsistente sezione ritmica modulata da un refrain che giudicare scontato appare quasi come un punto a favore di un gruppo che in campo musicale non ha davvero nulla da dire e da spartire con nessuno.
Vi risparmio la stesura di un track by track completo concludendo che i brani già citati rappresentano pienamente ciò che andrete ad ascoltare lungo il tortuoso percorso determinato da Phlegma.
Il punto interrogativo che mi balzella simpaticamente sulla testa, come in un cartone animato giapponese, è rappresentato dalla mia voglia di capire perché mai una band come questa (una delle tante), dopo un paio di irrisori demo, riesce ad ottenere un contratto con una label non del tutto sconosciuta o poco importante: l’acquirente non è più esigente come un tempo oppure è sufficiente anche un cd prodotto da un gruppo di anti-musicisti per far rientrare velocemente la Silverdust da quelli che sono i costi e sottrarli ai ricavi per conteggiare i guadagni?
Gaetano “Knightrider” Loffredo
Tracklist:
1.Back from a mission
2.The agony
3.Babylon
4.Higher grounds
5.Forever gone today
6.Knows everything
7.The force
8.Deep inside
9.War song
10.The mourning