Recensione: Pictures
Round One, Green Blood
Sangue ovunque. Gli schizzi sono verdi. Splash. I piedi immersi in una pozza di quel liquido. E ora? Schiva! Schiva! L’energia residua? Poca, ma dovrebbe bastare. Si muove veloce, la terra trema leggermente. Lui è messo peggio…Lo attacco con una spazzata bassa, quindi devo schivare un suo jab… Ora! Fatality! Gli estorco le budella…eh, eh…Cyrax Wins!
Round Two, Safeties disabled; combat mode engaged
Cerco su Youtube la parola “Cyrax”: sullo schermo si materializzano un elenco sterminato di video di uno dei personaggi di Mortal Kombat. Avete presente quel videogioco dei primi anni 90 che combinava una grafica foto-realistica (con la tecnica del texture mapping, in pratica digitalizzano combattenti ripresi mentre eseguono determinate mosse per poi riutilizzarne le immagine digitali sui personaggi in 2d del videgioco) a scene di splatter? Proprio quello. Lecito chiedersi se la scelta del nome della band sia legato in qualche mondo al videogioco. Pare di si, i Cyrax lo confermerebbero in un’intervista. La loro musica è roba alla Street Fighter? Jeet Kune Do Metal? Non così in fretta. Prima apro una breve digressione sulla storia del gruppo.
Provengono dalle lande selvagge di Milano e combattono il male sulla linea 90. Ti pare questo il modo di presentarli? No, però loro non sono come gli altri o meglio non come la maggior parte e ovviamente mi riferisco alla loro musica. Dicevamo, nel 2012 Marco Cantoni, cantante e appassionato di lirica contatta i chitarristi Paolo Musazzi e Antonio Rubuano, sottoponendogli alcune sue idee. Il gruppo va completandosi con Cesare Ferrari al basso e Paolo Biocchi alla batteria. Quelle idee si trasformano, cambiano totalmente aspetto e diventano qualcosa che mi azzardo, per ora, a definire progressive. Nel 2013 pubblicano Reflections che viene apprezzato dalla quasi totalità della critica. Due anni dopo vi sono cambiamenti nella line up, infatti alla batteria subentra Lorenzo Beltrami, diversamente Filippo Ferrari sostituisce Antonio Rubuano alla chitarra. Pronti quindi per dare alle stampe un nuovo album? L’ennesimo azzardo si materializzerà in Pictures ed è tempo di deragliare sui binari russi di montagne multiformi. Non scappate, malgrado la mia prosa potrebbe confondersi vistosamente nelle prossime righe, vale la pena proseguire comunque nella lettura.
Non è certamente facile rimanere composti di fronte all’incedere all’apparenza caotico dei Cyrax, soprattutto se ti avevano proposto una band power da recensire e ti trovi con una progressive che sulle prime ti sembra thrash (riff assassini e martellanti), poi power (voce e up tempo), quindi fusion (un po’ di jazz, rock e funk) e per dirla tutta ci vedi dentro i Primus che diventano lirici e gotici. Prendiamo in considerazione la title track. Bip elettronici di un vecchio computer quantico che giace nel paese meraviglie si tramutano in suoni di tastiera per poi deframmentarsi in riff veloci quasi thrash, corrompersi quindi in un basso che rallenta e duetta con le chitarre. Si muovono veloci i Cyrax in stilemi lirici di antica memoria, scherzano su assoli che rimandano agli ultimi Solefald, ma sono attimi, perché rigettano anche quell’accostamento e diventano funk, ma è solo l’ennesima illusione, perché voci liriche si materializzano nuovamente mischiando le carte. Nel frattempo la voce di Marco Cantoni ferisce incurante della moltitudine di suoni e corre in note altamente aggressive come dovesse attraversare i livelli di videogioco che si modificano in continuazione mentre le cose finiscono, a volte anche solo di poco, per essere sempre diverse. Tutto questo per dire che i Cyrax rigettano la tesi per cui il metal debba essere prolissamente appiattito sui cliché power o di un certo prolisso progressive. Il risultato è una musica in movimento pronta a seguire sentieri poco battuti e rigettare sé stessa pur di mantenere una sorta di coerenza apparentemente caotica, ma sempre lucida e brillantemente suonata. Così possiamo accostare alla prima traccia per impeto e aggressione la bellissima “Cockroach” e la più oscura “Oedipus Rex”. La seconda traccia “The Seventh Seal” è epica allucinata tra sciami lirici e una voce che taglia il cielo. In “These Greenvalleys” i tempi rallentano in un violino sinistro, note di chitarra acustica e una voce femminile (Evelyn Iuliano) lirica che dialoga con Cantone, ogni cosa torna, ma non è mai uguale. Ricorsività interrotta. Così “Shine through Darkness” è una suite di tre parti in cui il sogno spericolato e allucinato dei Cyrax prosegue incensante nel suo imperversare in note e soluzioni sempre nuove, corriamo in cieli oscuri, quasi al limite del lecito, gli inferi sono ad un passo, ma ben presto ci rendiamo conto che quella confusione diabolica splende nelle nostre anime da sempre attraverso il buio.
Round Three – Insert coin (to continue)
I Cyrax ti mettono alla prova. Al principio conoscerli è stato come fare in modo ripetuto il crash test al posto del manichino. No, non sei decisamente pronto e non lo sarai mai. Però, per uscire dalla mia similitudine improbabile, quella musica gradatamente ti entra in circolo e funziona. Ti chiedi come sia possibile? Uno dei motivi potrebbe essere che la produzione dei suoni è davvero curata e carica di un’energia oscura e potente. Altra motivo è l’estrema perizia tecnica dei Cyrax che si evidenzia sin dalle prime note e deflagra in un susseguirsi di invenzioni acrobatiche che tengono alta la tensione narrativa.
Tuttavia gli aspetti che in realtà mi hanno convinto di meno sono l’uso di cori lirici ed un esasperato utilizzo di repentine variazioni che talvolta appesantisco in maniera eccessiva l’ascolto di alcuni brani.
Quello che può essere difficile sin dalle prime battute è trovare dei punti riferimenti e quindi perdersi in quel labirinto che pare senza uscite costruito dai Cyrax, tuttavia il tempo e la loro seducente capacità prismatica di reinventarsi vi potrebbero fare apprezzare quest’ultimo loro azzardo intitolato “Pictures”.
Our Music is like glove
Cyrax will grind you
Cyrax will fuck you
Cyrax, we are Cyrax
MARCO GIONO