Recensione: Pieces of eden
Con il nuovissimo “Pieces Of Eden”, tornano a ruggire gli svedesi Impera che con la seconda opera in carriera nobilitano il già importante panorama dell’Hard Rock melodico europeo, confermando quanto di buono già dimostrato con l’esordio “Legacy Of Life”, uscito lo scorso anno.
Il combo si presenta determinato e protagonista di un lavoro granitico, completato da una produzione pulita ed efficace e da un artwork di buon impatto visivo.
L’incipit è squarciato dalla devastante opener “Beast Within”, contraddistinta dai feroci riff chitarristici, incastonati dalla sei corde del bravo ed onnipresente Tommy Denander, che arrivano ad assaltare le orecchie degli ascoltatori ai quali è concesso un momento di respiro grazie al riuscito refrain, portato al trionfo dal vocalist Matti Alfonzetti, altro “asso” di grande esperienza e bravura.
Seguendo le orme di colleghi quali Last Autumn’s Dream e Red Dawn, gli Impera mescolano sapientemente potenza e melodia, creando un vortice che sfocia nella bella “These Chains”, canzone ancora incentrata sul perfetto chitarrismo di Denander, abile nel macinare una serie di riff corposi, cornice ideale alle energiche melodie interpretate ottimamente dal singer. Da rimarcare pure il supporto egregiamente elargito da una sezione ritmica impeccabile, nella quale emerge il drummer J.K. Impera (vero deus ex machina del gruppo), noto per aver collaborato con artisti importantissimi come Bruce Kulick (Kiss), Vinnie Vincent (Kiss), John Corabi (Motley Crue) e molti altri.
Il quartetto resta su velocità controllate e massicce con la decisa “All Alone”, gradevole episodio in cui è nuovamente la melodia l’assoluta protagonista.
Lo spirito dei migliori Mr Big sembra guidare il gruppo su territori maggiormente Heavy con la divertente “Smalltown Blues”, imperniata ancora sul perfetto lavoro svolto dal chitarrista ed ultimata da un chorus semplice ed efficace.
Le atmosfere si fanno più rilassate con la sublime “Since You’ve Been Gone“, potente ballad dalle venature Blues che presenta ancora una volta un gruppo compositivamente in grande forma.
Con la successiva “Goodbye”, il combo scandinavo si adagia su lande tipicamente Hard Rock, non dimenticando di contaminare il proprio sound con alcuni elementi tipici dello stile dei Kiss.
L’adrenalina sale ancora alle stelle sulle note della trascinante “Easy Come”, divertente episodio in cui è ancora la melodia a dominare la situazione, assecondata dall’ottimo refrain, ancora una volta condotto magistralmente dal vocalist.
La massiccia “You And I”, segue fedelmente il copione tracciato finora, riuscendo, pur senza aggiungere nulla a quanto ascoltato in precedenza, a risultare discretamente piacevole.
“This Is War”, sorretta da un mastodontico riff chitarristico, orchestrato dal già menzionato Tommy Denander, e la cadenzata “Fire And The Flame”, concludono a dovere un secondo album compatto e pregevole.
Un ottimo risultato per una band che accomuna freschezza e grande esperienza. Dopo un buon esordio, una graditissima conferma.
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