Recensione: Pig’s Blood
Death metal rude, sgraziato e caotico per gli statunitensi Pig’s Blood. Il sound dei nostri è alquanto lacerante, ma non assimilabile ai canoni più tecnici della scuola americana, bensì a quel filone più “marcio” vicino a Extreme Noise Terror, connazionali Terrorizer e Napalm Death.
Ci teniamo a specificare che parliamo più di attitudine che di suoni. Sonorità crust si vestono poi di un nero approccio che potremmo definire quasi black, così da avvicinarci al maestri Venom. Miscuglio di liquami guardano al punk, ponendosi anche con vestigia più cupe e sfacciatamente martellanti.
Odio “disordinato”, ribollio interiore che cresce pian piano e che mantiene una sorta di impudente costanza nel proprio intercedere. Si potrebbe definire ottusità, ma sarebbe un’accezione negativa per un progetto che mostra spontaneità e genuina passione.
L’elementare uso delle chitarre, la produzione che ne esalta la cruenta bestialità, sono tanto i punti di forza quanto le criticità del progetto. Tutto è chiaramente legato al gusto dell’ascoltatore, poiché chi adora atmosfere old school, libere da modernismi e tecnicismi, sarà pienamente soddisfatto. Discorso diverso per i palati più raffinati e per chi va più al passo con i tempi, poiché si sentirà eccessivamente ed inevitabilmente incatenato al passato e a determinati clichè.
“Pig’s Blood” è il primo capitolo della band, preceduto solo da una demo pubblicata nel 2015. Questo auspichiamo sia il primo di una lunga serie di uscite da parte di una band che si può certo criticare per mancanza di originalità ma non per carenza di sentimento.
Album che nella sua globalità mostra un lotto di brani solidi, mai esasperanti per velocità, esenti da virtuosismi e grondanti di ambientazioni di morte. Sguardo basso, note che travolgono e lacerano affamate vittima inerte, atrocità ai nostri occhi che diventa poi normale espressione di una natura selvatica, le cui leggi però ottusamente non comprendiamo. L’immagine del sangue, unitamente a quella del maiale, riportano alla mente degli istinti primordiali che scorrono nel più unto e osceno dei contesti, come tradizione crust / punk reclama. Grugniti fermentano in un’anima ferita, icona di un sound lascivo e distruttivo.