Recensione: Pile Of Skulls
The churchbell of doom is tolling
The angel of death is near
The ghost with cowl and the sickle
Spreading terror and fear
(Black Wings Of Death)
E’ il 1992, i Running Willd sono una band affermata, una band che ha saputo costruire la sua leggenda musicale come molti grandi dell’epoca, leggenda fatta di fantastiche immagini piratesche, riff taglienti e grezzi, carisma e grande attitudine ad una passione chiamata heavy metal.
Già dalla splendida copertina si possono immaginare i contenuti di “Pile of Skulls”, un disco che comincia nel migliore dei modi con l’intro Chambers Of Lies, piccola gemma dal flavour medievale intenta ad inaugurare la successiva Whirlwind, una song che è proprio un vortice, un turbine di metallo pesante che cala sulle nostre teste. I riff granitici e vortiginosi sprigionati dal mitico Axel Morgan accompagnato dalla inimitabile voce di Rolf sono qualcosa di cristallino ed incredibilmente violento; il basso di Thomas Smuszynski non perde un colpo ed il drumming incessante del mitico Stefan Schwarzmann ci fa rimpiangere questi tempi andati.
La successiva Sinister eyes (mitico il suo chorus) ci prepara al capolavoro che viene a titolo di Black wings of death, epico heavy metal tour de force dove le melodie tipicamente Running Wild style riescono a far assaporare le atmosfere di una piratesca leggenda che, attraverso la musica carica di incredibile pathos, prende vita e si eleva, tra scanditi e taglienti riff, con le sue “ali nere” al di sopra delle nostre menti in balia di un magico mare di acciaio. Sonorità che s’infrangono minacciose, come un’onda burrascosa s’infrange su uno scoglio, accompagnate da testi scritti a metà tra la magia ed il terrore (rimarrà immortalato per sempre nelle più belle pagine di questa musica il suo cadenzato refrain). Fortunatamente dopo tanto splendore i toni del disco non calano e la seguente Fistful of dynamite è una pura fast song intenta addirittura a ripercorrere un certo “Accept sound” di memorie passate.
Di altro stampo la massiccia e cadenzata Roaring thunder che spiana la strada (o il sentiero d’acciaio?!) alla mitica title track Pile of Skulls, puro speed-power metal portato in auge dal suo mitico chorus. Sulla stessa linea della title track anche la stupenda Lead or Gold dal titolo che racchiude in se tutto lo spirito di un pezzo che sprizza dannatissimo Heavy Metal da ogni singolo riff fino al vorticoso (a dir poco) solo.
Più meditata sia nelle tematiche che nella costruzione strumentale la seguente White Buffalo che, insieme a Jennings’ revenge, forma un duo di puro e rovente Heavy Metal che ci prepara al prossimo brano-capolavoro del disco. Rumori di onde che si infrangono su una perduta spiaggia, accompagnate da una voce narrante, ci introducono alle tematiche dello stupendo ed omonimo romanzo di R. L. Stevenson, parliamo proprio di Treasure Island, una incredibile suite di 11 minuti dove potenza, perizia tecnica, refrain trascinanti, assoli unici e riff taglienti si rincorrono vorticosamente donando freschezza e grandiosità all’epico componimento. Componimento chiuso addirittura da rumori di onde in lontananza che vanno così a concludere questo selvaggio quanto epico arrembaggio musicale.
Vincenzo Ferrara.
Tracklist:
01) Chamber of lies
02) Whirlwind
03) Sinister eyes
04) Black wings of death
05) Fistful of dynamite
06) Roaring thunder
07) Pile of skulls
08) Lead or gold
09) White buffalo
10) Jennings’ revenge
11) Treasure island
Brani presenti nell’edizione rimasterizzata:
12) Beggars’ right
13) Hanged, drawn and quartered
14) Win or be drowned
15) Uaschitschun ’92