Recensione: Pistol Whipped In The Bible Belt
Nuova puntata per la serie più gettonata della musica hard di questi ultimi anni: “Chi se li ricorda?”.
In ossequio ad una tendenza ormai divenuta quasi una moda ed assumendo il tono ironico del Paolo Limiti di qualche anno fa, questa volta tocca fare i conti con un altro come back di un nome di un certo peso, per quanto, probabilmente non proprio di prima fascia e conosciutissimo ai più.
Nati nell’ormai preistorico 1987 in quel di Los Angeles per mano del singer Joe Lesté (al secolo Joe McElyea), del chitarrista Mark Knyght e del bassista Kyle Kyle, i Bang Tango hanno sin da subito rappresentato un elemento atipico e strutturalmente difforme nel panorama hair metal / glam rock dell’epoca.
Un gusto differente nella gestione delle melodie dei brani che, pur se ispessite come da manuale, da chitarre ruggenti e ritornelli di facile assimilazione, inglobavano molto spesso tratti stilistici sino ad allora poco frequentati e per certi versi rivoluzionari come quelli del Funky Rock, avevano, infatti, reso il gruppo di Joe Lestè un’esperienza decisamente nuova e dal fascino quasi “esotico”, molto prima che la medesima formula venisse elaborata e portata al successo da Faith No More e soprattutto RHCP, band in qualche modo a loro debitrici.
Scoperti dalla major MCA e lanciati per qualche tempo in rotazione su MTV con il brano “Someone Like You”, i Tango goderono, come molti loro colleghi del periodo, una fama istantanea ma effimera, destinata a durare un lasso di tempo limitato prima di avvitarsi nei classici momenti di instabilità e cambi di line up, con conseguente scioglimento finale avvenuto nel 1995.
Quelli che seguirono, furono poi anni travagliati: tentativi di reunion poco riusciti, rimestamenti continui di formazione ed un percorso produttivo frammentario, ricomposto solo nel corso del 2004 e del 2006 con l’uscita di “Ready To Go” e “From The Hip”, due dischi che – soprattutto nel primo caso – pur con line up totalmente rimaneggiate, dimostravano come i Bang Tango (o più esattamente, Joe Lestè), avessero ancora qualcosa di interessante da dire e da offrire alla scena hard rock mondiale.
Ci sono voluti altri sei anni per ritrovare di nuovo la band losangelina alle prese con una nuova uscita discografica, questa volta edita per la label personale 78 Productions e per scoprire – leit motiv costanti e quasi tradizionali – che i componenti sono ancora una volta cambiati in profondità e che, in un modo o nell’altro, Lestè e la sua emanazione musicale, ci sanno ancora “fare” parecchio.
Abbastanza per lo meno, da consegnare ai posteri un disco dignitoso, infarcito di rock dai toni vissuti e cadenzati, in cui riconoscere il solito singolare trademark, capace di frullare in un’unica soluzione le chitarre sleaze di chiara radice glam, e saltellamenti funk dal piglio acceso e scanzonato. Quella ricetta insomma, che ha reso i Bang Tango i precursori di certo hard rock “contaminato” ed un po’ alternativo.
Dotato di una scaletta omogenea nella discreta qualità dei brani, “Pistol Whipped In The Bible Belt” non potrà forse ambire alla palma per il miglior cover artwork dell’anno (davvero orribile), ma garantisce canzoni molto spesso godibili come le sornione “Our Way” e “I Like It” e la scalciante “Suck It Up”, a modo loro, ottimi esempi per riassumere l’arte di Lestè e dei Bang Tango, imperniata su di una voce roca e sgraziata, atmosfere fumose e stradaiole con ritornelli intensi e sanguigni, talvolta quasi digrignati dal frotman americano.
La crew di musicisti assoldata per l’occasione, in cui riconoscere il solo bassista Lance Eric tra i “collaboratori” già presenti nel precedente album, si muove inoltre in maniera convincente, dimostrandosi credibile nell’assecondare l’innata verve glam del frontman. Di grande impatto soprattutto il lavoro svolto alla chitarra da Scott LaFlamme, a proprio agio sia nei giri prettamente hard rock, sia nelle stoccate funky-blues. Niente affatto male per un guitar player autodidatta e con un curriculum composto solo da diciotto anni passati a fare il postino!
Brani quali l’ironica “Dick In The System”, “Bring On The World”, “Boom, Sex Seance” e la singolare ballad “Have You Seen Her” (in certi passaggi al limite del plagio di “Knocking On Heaven’s Door”), rappresentano l’anima di un disco tutto sommato piacevole che cresce di gradimento con il procedere degli ascolti, realizzato da una band che, data l’assenza di gran parte della line up originaria, forse appare un po’ forzato chiamare ancora Bang Tango.
Ma che, un po’ come accaduto lo scorso anno in occasione dell’uscita del nuovo album dei Black n’Blue, dimostra come anche la “vecchia guardia” del rock americano sia ancora in grado di offrire qualcosa di assolutamente valido e di buona qualità. Qualcosa a cui i vecchi estimatori, potranno tributare almeno un giro o due nel proprio lettore.
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Tracklist:
01. Dick In The System
02. Suck It Up
03. Our Way
04. Bring On The World
05. Have You Seen Her
06. Live Life
07. I Like It
08. Boom Box Seance
09. Drivin’
10. Pistol Whipped In The Bible Belt
Line Up:
Joe Lestè – Voce
Scott LaFlamme – Chitarra
Lance Eric – Basso
Trent Anderson – Batteria