Recensione: Planisphaerium (Reissue)

Di Stefano Risso - 6 Settembre 2006 - 0:00
Planisphaerium (Reissue)
Band: Wormed
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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79

E’ proprio vero che il brutal death migliore va ricercato nelle fila più
nascoste del genere. Continuando ad ammirare le formazioni che nel corso degli
anni hanno acquistato maggiore visibilità, e che fortunatamente continuano il
più delle volte su buonissimi livelli, sono le band più sconosciute o agli
esordi a tirare fuori spesso e volentieri delle vere e proprie perle di
ultraviolenza capaci di fare ancora sobbalzare dalla sedia i cultori
dell’estremo. Questa volta è il turno degli spagnoli Wormed e dell’album
di ingresso nel panorama brutal, Planisphaerium.

Un disco -guarda caso- ferocissimo che fa della principale caratteristica la
straordinaria capacità di infarcire i brani presenti di un numero impressionante
di variazioni, ripartenze dalla potenza assurda, rallentamenti mosh, riff
irresistibili e schizzatissimi, donando alle tracce di Planisphaerium
una carica micidiale apprezzabile sin dai primi ascolti. Il tutto condito da una
voce ultra gutturale -con alcuni veri e propri grugniti a sovrapporsi alle linee
vocali del singer Phlegeton– che pone la ciliegina su questa torta
brutale e appetitosa. Siamo ben lontani da un pappone ultratecnico o da una
proposta volutamente fredda e quasi robotizzata (alla Origin tanto per
farsi capire), gli Wormed suonano in modo sì imprevedibile e
apparentemente “slegato”, ma nella propria musica è ancora ben presente
personalità e la sana
voglia di spaccare tutto, di creare quel feeling irresistibile che alcune band
stanno perdendo (in favore di una mera esecuzione tecnica), cadendo anche in
piccolissime sbavature che rendono più umano il disco.

Brani come Tunnel of Ions, Voxel Mitosis o la settima Pulses
in Rhombus Forms
metteranno a serio rischio le vostre articolazioni
atlooccipitali a furia di headbanging furiosi, tra frangenti supersonici e
stacchi gorgoglianti, in cui le prestazioni strumentali vengono rese alla grande
da una produzione adeguata. J.Oliver a macinare riff su riff,
Guillemoth
a farsi rispettare al basso (finalmente una produzione che
valorizza anche uno strumento sin troppo penalizzato nel brutal in generale) e Andy
C.
a picchiare fortissimo con uno stile vicino alla schizofrenia di un certo
Flo Mounier. Potreste ascoltare una canzone a caso di
Planisphaerium
per accorgervi della stoffa e del talento di questi ragazzi, anche
autori di un interessante concept alla base del disco e della formazione in
generale: un tema scientifico che in questo caso riguarda la creazione
dell’universo e argomenti relativi ai misteri dello spazio.

Ulteriore motivo per scoprire un disco del genere è la ristampa del 2005
contenente anche il demo Voxel Mitosis (2001) e l’ep Floating Cadaver
In The Monochrome
(1999), potendo quindi saggiare i miglioramenti effettuati
dagli Wormed nel corso della carriera. Planisphaerium è
-ovviamente- un lavoro che consiglio a tutti gli estimatori del brutal più
intransigente, suonato e prodotto professionalmente, spietato ma nello stesso
tempo “musicale” e non una semplice gara di velocità. Un inizio dirompente che
promette benissimo per il futuro di questi ragazzi. Spettacolo!

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Tunnel of Ions (mp3)
  2. Geodesic Dome
  3. Voxel Mitosis
  4. Fragments
  5. Ylem
  6. Planisphærium
  7. Pulses in Rhombus Forms
  8. Dehydrating

Tracklist – Voxel Mitosis

  1. Voxel Mitosis (mp3)

Tracklist – Floating Cadaver In The Monochrome

  1. Pulses in Rhombus Forms (mp3)
  2. Ectoplasmic Iconosphere [D.1]
  3. Ectoplasmic Iconosphere [D.2]
  4. Floating Cadaver in the Monochrome

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