Recensione: Point Break
Il nome di Henrik Hedström gode di una certa notorietà nell’ambiente musicale svedese. Musicista e autore di lungo corso, Henrik ha recentemente sommato le proprie capacità a quelle del batterista e produttore Daniel Flores (First Signal, Find Me, The Murder Of My Sweet), formando gli Hydra che, con la morbida voce di Andi Kravljaca, giungono ora alla pubblicazione del proprio esordio, intitolato Point Break.
Gli Hydra suonano melodic rock con forti tratti AOR (sul confine tra i due sottogeneri si potrebbe discettare). Point Break gronda di Journey, Stage Dolls e tutta la compagnia bella che può venirvi in mente, risultando in un piacevole disco cristallizzato nel 1986 o giù di lì. Eppure, gli Hydra sono, quasi paradossalmente, molto contemporanei e del tutto coerenti con la fertile scena hard/melodic rock svedese che, dagli Europe agli Eclipse, non ha mai davvero smesso di esistere.
Certo, se amate i Darkthrone, Point Break vi annoierà dopo pochi secondi. Ma qualora foste degli appassionati di arrangiamenti eleganti, melodie celesti, mid-tempo un poco malinconici e, soprattutto, di atmosfere melliflue eppure squisitamente rock, ecco che gli Hydra potrebbero fare per voi.
Point Break non ha cali o picchi manifesti, ma se dovessi pescare un mazzo di brani di particolare qualità dagli undici che compongono il disco, inizierei certamente dalla bella Stay a While, un rock di tono spleen sorretto da una gran melodia, che riassume bene la proposta di Henrik Hedström.
Degna di nota è anche Angela, dal ritmo sostenuto e così ben semplicemente quattro quarti. E se Stop the Madness è un buon biglietto da visita di Point Break, Forever My Love è un Bignami della ballad AOR, davvero ancorata agli anni Ottanta, tra Journey e Bad English: un bel posto dove passare qualche minuto piacevole.
Tra le mie preferite ci sono sicuramente anche la tirata Never Be The Same e l’adrenalinica The Most Wanted, che non possono non risvegliare il rocker, forse un poco sopitosi da tanta melliflua melodia.
In conclusione, Point Break è un disco che si ascolta con piacere. Prodotto, arrangiato, scritto e suonato nel più professionale dei modi, senza per questo dimenticare il cuore, regala bei momenti di un genere ormai fossilizzatosi e, in definitiva, inadatto a offrire alcuna variazione rispetto al proprio canovaccio. La differenza sta, dunque, nel saper mettere sul mercato prodotti melodic rock compositivamente validi al punto da sopperire a questo, inevitabile, stallo tipologico. Gli Hydra riescono nell’obiettivo, arricchendo la calda estate del rocker con una manciata di belle canzoni, sufficientemente retro da farlo sognare, sufficientemente contemporanee da farlo sopravvivere. Buon ascolto.