Recensione: Portal Way
Quando si realizza un demo, per quanto limitati i fondi e casereccia la produzione, si dovrebbe tenere un minimo di riguardo per la confezione. Riguardo che i romani Portal Way sembrano esseresi dimenticati, almeno in questa circostanza: la confezione del cd rotta e tenuta assieme a stento da una linguetta di scotch e un fogliaccio di presentazione spiegazzato e strappato da mani goffe e frettolose non possono certo dirsi il biglietto da visita ideale per impressionare favorevolmente chi ha l’incarico di recensire. Dunque è toccato alla musica – e non poteva essere altrimenti – il compito di far perdonare la mancanza di professionalità di chi ha inviato il pacchetto. E la musica ha parlato bene.
Tecnica, precisione, grinta, fantasia: doti che non fanno certamente difetto ai Portal Way, e che si esaltano in sei brani che, con qualche attenta revisione, potrebbero non sfigurare in un album destinato al mercato. La proposta della band si spinge sulle rive di un prog raffinato e complesso, ben suonato e pulito, arricchito da una massiccia dose di sinfonia. Atmosfere imponenti e maestose avvolgono ogni nota e mettono in risalto le doti tecniche dei singoli musicisti, capaci di un affiatamento certamente non comune a questi livelli, imponendo un sound già definito, con radici ben saldate nel progressive settantiano, e – ciò che più sorprende – mantenendo in chi ascolta l’interesse costantemente vivo, nonostante la totale assenza di linee vocali. Un’assenza di cui, strano a dirsi, quasi non si sentela mancanza. Neppure negli otto minuti e mezzo di In the Cathedral si può dire scorrano pesanti o faticosi, tutt’altro: i brillanti fraseggi tra chitarre e tastiere di chiara matrice Goblin si incastonano in strutture articolate debitrici dei primi Dream Theater (la cui influenza è palpabile soprattutto nell’incipit The First Battle) arricchite da un’atmosfera trionfale e oscura, di quelle che non stonerebbero nella colonna sonora di un kolossal di vecchio stampo.
Un dramming marziale introduce una title track epica e magniloquente, presente anche in un’evocativa versione orchestrale. Le auliche melodie di tastiera sono irrobustite da un riffing duro e aggressivo, accompagnato da un basso metallico che quando emerge dona profondità e corpo al sound complessivo.
Qualche appunto? Forse la batteria, peraltro agile ed eclettica, avrebbe potuto essere valorizzata da un suono maggiormente deciso e potente, e forse qualche struttura potrebbe aver bisogno di una revisione generale che ne snellisca i passaggi più prolissi e macchinosi. Ma si tratta certamente di dettagli che potranno essere ben assestati in futuro: la base è solida, e questo è ciò che conta.
Raramente le melodie vocali, se eseguite dalla persona adatta, impoveriscono un sound. Se dunque un domani alle file dei Portal Way dovesse unirsi un cantante dotato del timbro adatto al genere offerto – e non sarà facile trovarlo – la loro proposta non potrà che uscirne più solida e incisiva, conquistandosi i favori di un pubblico più ampio. Nell’attesa sarà necessario continuare a lavorare sui pezzi, smussarne gli spigoli e far sì che queste ottime premesse non vadano sprecate.
Tracklist:
1. The First Battle
2. In the Cathedral
3. Portal Way
4. Quick as Lightning
5. Portal Way (versione orchestrale)
6. Puspaka