Recensione: Portraits

Di Fabio Vellata - 27 Giugno 2024 - 0:01
Portraits
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Debutto discografico per i Night Pleasure Hotel, band di morbidissimo AOR di radice settantiana, la cui fondazione risale a circa un decennio fa.
Guidato dall’esperienza del frontman Alex Mari (Michele Luppi Band, Barock Project, Ophiura), il gruppo si costituisce nella forma di un terzetto, completato da Gianluca Pisana alla batteria e Sebastiano Barbirato alle chitarre.

La biografia di accompagnamento ci parla di assonanze con alcuni calibri massimi della storia della melodia, quali Survivor, Toto, Foreigner e Prism. Insieme ai sempiterni Journey, un po’ il bignami assoluto del genere quando si vanno a ricercare, qua e la, possibili riferimenti storici indicati senza troppi timore d’errore.
In effetti, qualche tipo di familiarità con i grandi del passato, ascoltando l’esordio “Portraits”, è riscontrabile. Non tuttavia, in modo così evidente e smaccato da risultare immediata. Molta classe, una certa dose di buon gusto, ma parimenti anche un taglio stilistico che predilige le atmosfere lente, crepuscolari, quasi autunnali in luogo della tipica solarità di tante delle cose proposte dai grandi nomi suggeriti quali termine di paragone.
C’è parecchio degli anni settanta, un modo di interpretare le canzoni che appartiene più ad uno stile cantautoriale che non all’immediatezza spensierata dell’AOR americano tipico degli anni ottanta.
Caratteristiche che rendono apprezzabile e decisamente personale il lavoro di Mari e dei suoi Night Pleasure Hotel, pur senza metterlo al riparo da alcuni limiti in termini di fruibilità e facilità d’ascolto.
Alcuni momenti di reiterata rilassatezza, infatti, appaiono un po’ apatici e spenti. Passaggi su cui, inevitabilmente, si innesta un una sottile sensazione di monotonia che conferisce un velo di stanchezza ad alcuni passaggi dell’album.

Un elemento che un po’ condiziona il giudizio finale su di un disco comunque fornito di qualità interessanti. La ricerca delle armonie, spesso non banali, denota un buona competenza nella gestione del songwriting, nel quale si possono persino rinvenire alcune tinture prog. Il tentativo di fornire consistenza e profondità ai brani è un ulteriore motivo per ritenere il lavoro svolto dai Night Pleasure Hotel sicuramente meritevole di plauso.
Pezzi molto belli come l’iniziale “Niko” e la successiva “Just This Once” rendono giustizia al lavoro svolto dal terzetto, evocando atmosfere che si innestano davvero nel solco della tradizione americana di fine anni settanta.
Quando invece è il turno di “We Say Goodbye“, “ Suddenly” o di uno degli altri brani più lenti compresi nella scaletta, lo scotto da pagare è evidente.

L’altalena di sensazioni in cui è racchiusa la sostanza di “Portraits” è l’emblema di una prima uscita senz’altro con dei valori. Ma pure con alcuni momenti di eccessiva staticità che sarebbe sin troppo semplice tradurre in quella che spesso si definisce banalmente “noia”.
Un dualismo da risolvere al più presto per dare al progetto la marcia decisa che in realtà meriterebbe.

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Genere: AOR 
Anno: 2024
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